GRILLI, Alfredo
Nacque a Ponticelli, frazione di Imola, il 5 marzo 1878 da Antonio, un piccolo agricoltore, e da Maria Bolognesi. Frequentò con buon esito le tre classi elementari e le scuole preparatorie a Imola, tanto da essere ammesso con una borsa di studio per merito alle classi ginnasiali del locale seminario.
Terminato il ginnasio si trasferì a Roma dove, nel 1901, conseguì la licenza liceale presso il collegio Nazareno, avendo come professori E. Pistelli e il dantista L. Pietrobono. Iscrittosi nell'anno accademico 1901-02 presso la facoltà di lettere dell'Università di Bologna, seguì, fra gli altri, i corsi di F. Acri e S. Ferrari. Ma fu soprattutto il magistero di G. Carducci a influire sulla sua formazione.
A questa esperienza è dedicata, qual partecipe rievocazione, Gli ultimi tre anni d'insegnamento di Carducci (in Nuova Antologia, n. 449, agosto 1950, pp. 376-380). Sull'opera del Carducci il G. si soffermò anche in altri scritti: Idee e ritmi d'amore nell'opera carducciana (Ancona 1911; poi in Elogi e discorsi, Bologna 1936, pp. 41-78) e Carducciana (Ferrara 1935). Di fatto, nella folta schiera di allievi del Carducci, il G. era destinato a ritagliarsi un posto a sé per il gusto dell'erudizione onnivora - che spazia senza alcuna discriminazione dalla letteratura alla storia patria, alle tradizioni popolari - cui si associava un culto artigianale del lavoro quotidiano, raramente di ampio respiro o di particolare eccellenza scientifica, ma che, tuttavia, riusciva a fondere pazienza filologica e capacità di comunicazione nelle "spigolature" di particolari inediti e di figure di secondo piano.
Il 22 nov. 1905, anno in cui conseguì anche il diploma di magistero, il G. si laureò con una tesi su La favola latina prima di Fedro (Imola 1906) presso la cattedra di grammatica greco-latina di G. Albini, relatore anche della dissertazione petrarchesca del collega di studi e amico R. Serra, del quale in seguito il G. curò l'edizione Dei "Trionfi" di F. Petrarca (Bologna 1929).
Sempre nel 1905 il G. si sposò con Eugenia Badiali, anche lei di Imola, da cui ebbe nel 1910 la prima figlia, Laura. Dopo la morte della moglie, avvenuta nel 1913, si unì nel 1918 con la livornese Ilda Napoli, allieva di G. Fattori, che gli diede, nel 1919, la seconda figlia Simonetta.
Subito dopo la laurea le necessità legate alla situazione familiare indussero il G. a dedicarsi all'insegnamento come docente di materie letterarie, attività che lo impegnò per più di un quarantennio, prima come professore e direttore della scuola tecnica di Sant'Arcangelo di Romagna, quindi come docente al liceo-ginnasio di Jesi - il cui preside, G. Gasperoni, lo introdusse nella redazione della rivista Romagna - e a Cesena, dove fu anche direttore delle normali; passò poi, dal 1913 al 1923, al ginnasio inferiore del liceo classico Morgagni di Forlì; dal 1923 al 1935 al liceo classico Ariosto di Ferrara; infine a Livorno, in successione presso il ginnasio Niccolini Guerrazzi, l'istituto nautico Cappellini e la scuola media Goldoni, fino al pensionamento nel 1948.
Contemporaneamente, già dal 1895, il G. aveva iniziato a pubblicare, su numerosi giornali e riviste, articoli e poesie, utilizzando anche vari pseudonimi (Angelo Nenni, Yemi Angelo, Lino Mentes, Viola), attività che proseguì ininterrotta fino agli anni Cinquanta.
Le tante collaborazioni si riferiscono sia a periodici a diffusione locale - quali, fra gli altri, Silvio Pellico di Torino, La Cronaca imolese e Il Risveglio di Imola, La squilla di Bleda di Forlì, Il Corriere padano di Ferrara, su cui scrisse dal 1925 al 1941, Il Servo di Maria di Bologna, La Patria, Patria e colonie, Natura e arte di Milano, Liburni civitas, Bollettino storico livornese - sia a quotidiani e riviste prestigiose, Il Telegrafo (1922-41), Il Resto del Carlino, La Voce (1915), La Diana (1916), Il Convegno (1920), La Civiltà moderna (1930), L'Italia letteraria (1933), Nuova Antologia (1939), Il Ponte (1950).
In tale ambito, comunque, il nome del G. rimane legato soprattutto a La Romagna nella storia, nelle lettere e nelle arti (poi La Romagna. Rivista di storia e di lettere) fondata nel 1904 da G. Gasperoni e da L. Orsini, di cui fu collaboratore fin dagli esordi; quindi, dal 1908, redattore capo e, dal 1915, condirettore.
Di fatto dal 1909 il G. assunse la direzione effettiva della rivista puntando a correggerne l'indirizzo prevalentemente erudito in una direzione più latamente letteraria e in una chiave meno angusta di quella esclusivamente regionalistica; a questo scopo nel 1910 creò l'Appendice mensile letteraria e artistica, in cui fece confluire tutti i contributi di argomento extraromagnolo.
Quando il periodico cessò le pubblicazioni, nel 1916, il G. si impegnò affinché tornasse in vita, intento che riuscì a realizzare solo nel 1923, assumendone questa volta la direzione in prima persona; nuovamente interrotta nel biennio 1925-26, a causa di una malattia del G., La Romagna riprese a uscire tra il 1927 e il 1928, anno in cui le pubblicazioni cessarono definitivamente con il fascicolo di luglio-agosto.
Il G. curò anche gli Indici della rivista che ebbe tra i suoi collaboratori E. Chiorboli, L. Ambrosini, G. Pascoli - cui venne dedicato un numero monografico nel dicembre 1923 - e R. Serra.
Dal punto di vista dell'attività critica, il metodo di indagine usato dal G., positivo più che positivistico, vista l'assenza da parte sua di ogni implicazione teorica nella ricerca, risulta con particolare evidenza nelle conferenze e negli interventi su Dante, raccolti poi nel citato Elogi e discorsi (L'astrologia e Guido Bonatti, pp. 127-158; Dante e gl'indovini, pp. 161-182; Il poema sacro, pp. 185-219).
In essi il G. resta fedele allo spirito del dantismo tardottocentesco, nella sua natura ibrida di indagine filologica e di oziosa erudizione, spesso animata da una rilettura patriottica di impronta foscoliana e mazziniana.
Per questa ragione la carducciana religione delle lettere del G., confrontata con quella di Serra, non aspira ad alcuna ascesi laica attraverso l'esercizio critico ma mira esclusivamente alla pratica onesta di un umanesimo quotidiano che assicuri all'esistenza un dignitoso equilibrio. Pertanto risulta centrato il giudizio secondo cui "Nei repertori di Grilli i blocchi di granito dell'erudizione storica del secolo precedente si sciolgono in una prosa orecchiabile e superficiale […] ma anche comunicativa e piacevole, diligentemente infiorata da citazioni prese qua e là da poeti antichi e moderni" (Biondi, p. 54).
Tra i numerosi aspetti dell'attività del G., un posto di primo piano va senza dubbio assegnato all'impegno con cui si dedicò a ricostruire l'itinerario intellettuale dell'amico Serra: fin dai mesi immediatamente successivi alla morte prematura dell'amico, durante la prima guerra mondiale.
Al G. va infatti il merito di averne ricostruito per primo le linee essenziali della vita nell'intervento Renato Serra (note biografiche), apparso nel numero monografico di La Voce (15 ott. 1915, pp. 965-983). Ma, di là dalle commemorazioni, è il lungo e paziente lavoro di raccolta ed edizione dei documenti e delle testimonianze su Serra che qualifica l'opera del G., a partire dalla bibliografia ragionata Biografi e biografie (per cui si rimanda a Nel primo cinquantenario della nascita di R. Serra, Ferrara 1934, pp. 45-61), fino al contributo determinante offerto all'edizione dell'Epistolario di R. Serra (a cura di L. Ambrosini - G. De Robertis - A. Grilli, Firenze 1934), in cui il G. si occupò in particolare del profilo biografico e delle lettere inviate ad Ambrosini.
Di Serra il G. curò anche, insieme con De Robertis, l'edizione degli Scritti (2 voll., ibid. 1938) e di Versi e versioni (Ferrara 1933; poi, in ed. accr., Forlì 1946), saggi di componimenti poetici e di traduzioni, da Omero ai coevi francesi, che il G. aveva già anticipato in varie sedi (Aemilia, Rivista di Ferrara, Corriere padano, Civiltà moderna). Fra gli interventi propriamente critici si ricordino almeno Serra tra Pascoli e Panzini (Firenze 1956), "ottimo sussidio a meglio conoscere e valutare tanti e tanti particolari, luci e ombre" (rec. di E. Chiorboli, in Convivium, XXIV [1956], 6, pp. 731 s.), e Tempo di Serra (postumo, Firenze 1961) che può, a ragione, essere considerato contributo essenziale nella bibliografia serriana, per le molte notizie sulla formazione universitaria dello scrittore e per un tentativo di sistemazione critica che avviene alla luce dei giudizi pronunciati, nell'arco di quasi cinquanta anni, dalle voci più significative della letteratura italiana. Dell'amico il G., grazie anche all'ausilio di una scrittura più controllata e di un linguaggio più secco rispetto alla inflessione retorica che ne caratterizzò spesso i profili biografici, riuscì a far rivivere sia la malinconica umanità, inserita nel quotidiano degli ambienti e delle atmosfere della provincia cesenate, sia le qualità intellettuali, contribuendo efficacemente a costruirne il mito.
Il G. manifestò anche un costante interesse per la storia patria, alimentato dal gusto per l'erudizione di scuola carducciana, con particolare predilezione per gli aspetti più romantici delle figure di G. Mazzini e di G. Garibaldi.
Di Garibaldi il G. conobbe la figlia, Clelia, e la moglie, donna Francesca, che lo ospitarono per tre estati consecutive (1919-21) nella villa dell'Ardenza, presso Livorno (Un romanzo di Garibaldi, in Il Tirreno, 21 ott. 1959; All'Ardenza, in Ombra e luce, Imola 1926, pp. 159-162). Sempre pertinente alla sfera degli interessi storici del G. è, poi, I primi dieci volumi della edizione nazionale degli scritti di Giuseppe Mazzini (ibid. 1912), attenta recensione dell'iniziativa editoriale avviata dal ministero della Pubblica Istruzione nel 1906, di cui il G. compie un'accurata disamina ponendo particolare interesse alle lettere a Giuditta Sidoli, attraverso le quali punta a mettere in risalto la natura del fascino che Mazzini esercitò sugli uomini del suo tempo. Si ricordi, infine, I figli di Romagna per la madre Italia. Biografie di 60 caduti per la patria (I-II, Forlì 1916-19): serie di medaglioni biografici dedicati ai romagnoli morti in episodi bellici, governata da una fede messianica nel sacrificio in cui è evidente, una volta di più, il magistero mazziniano.
Il G. morì a Livorno il 6 marzo 1961.
Per una bibliografia essenziale della sua vasta e varia produzione si rimanda a Indice bibliografico di A. Grilli. Libri, opuscoli, estratti, articoli (1895-1958), Imola 1958.
Fonti e Bibl.: Le carte e la biblioteca del G. sono state donate alla Biblioteca comunale di Imola, mentre i materiali relativi a R. Serra sono conservati presso la Biblioteca Malatestiana di Cesena, dove si svolse la mostra bibliografica "A. G. editore di Serra (31 agosto - 15 sett. 1963)". Vedi ancora: C. Pellizzi, Le lettere italiane del nostro secolo, Milano 1929, pp. 205, 475; G. Gasperoni, Nel solco delle grandi memorie, Milano 1955, pp. 22-25, 48-51 e passim (con bibl.); Id., A. G.: l'opera e gli scritti, in Rivista di Livorno, VIII (1958), 4, pp. 187-207 (con bibl.); C. Martini, Ricordo di A. G. (1878-1961), in Nuova Antologia, n. 482, maggio 1961, pp. 125 ss.; G. Pecci, G. Pascoli e la rivista "La Romagna", in Studi romagnoli, XV (1964), pp. 387-398; A. Scarpellini, G. Gasperoni fondatore e direttore de "La Romagna", ibid., pp. 363-385; P. Caprile, A. G. nei ricordi livornesi, in La Piê, XLVIII (1979), 2, pp. 60-63; L. Orsini, A. G., ibid., p. 63; M. Biondi, A. G. nella cultura romagnola fra Otto e Novecento, Faenza 1981, p. 54; D. Dall'Osso, "Nel solco delle grandi memorie": A. G., in Pagine di vita e storie imolesi, 1983, n. 1, pp. 91-106; Id., Rapporti epistolari e amichevoli tra Marino Moretti e A. G., ibid., 1997, n. 6, pp. 9-25; T. Rovito, Letterati e giornalisti italiani contemporanei, Napoli 1922, ad vocem; Chi è? 1928, ad vocem; E.M. Fusco, Scrittori e idee. Diz. critico della letteratura italiana, Torino 1956, ad vocem; G. Vaccaro, Panorama biogr. degli italiani d'oggi, I, Roma 1956, ad vocem; Diz. della letteratura italiana del Novecento (Einaudi), Torino 1992, ad vocem.