CAVAZZI, Alfredo
Nacque da Eugenio e da Clotilde Sassoli a Gaggio di Castelfranco Emilia (già Gaggio di Piano) il 16 febbr. 1845. Mentre era ancora studente all'università di Bologna, nel gennaio del 1868, al termine del biennio matematico, fu chiamato come "operatore" presso la cattedra di chimica inorganica, tenuta dà D. Santagata, che sarà il suo maestro. Questo incarico non gli impedì di proseguire gli studi con successo, per cui egli riuscì a diplomarsi in ingegneria e quindi a laurearsi in chimicapura. Nel 1876 aveva l'incarico di assistente e ripetitore di chimica inorganica e dall'anno accademico 1880-81 quello di aiuto, e come tale sempre più spesso sostituì il vecchio Santagata, al quale finì per succedere prima nell'insegnamento di chimica docimastica presso la scuola di applicazione per gli ingegneri, e poi (1887) nell'insegnamento di chimica generale e inorganica presso la facoltà di scienze. Lasciò quest'ultimo incarico nel 1889, all'arrivo del nuovo titolare, G. Ciamician, che, poco più che trentenne, godeva già di una fama intemazionale e che dimostrò sempre al C. profonda stima. Nell'anno accademico 1890-91 il C. vinse il concorso per la cattedra della scuola per gli ingegneri di cui aveva l'incarico e che in seguito si chiamerà di chimica applicata.
Andò in pensione nel 1920 per raggiunti limiti di età, ma come professore emerito continuò a frequentare il suo laboratorio e a condurre sempre nuove ricerche. Lesse la sua ultima comunicazione all'Accademia delle scienze di Bologna, di cui era stato ripetutamente segretario a cavallo dei due secoli, il 15 maggio 1927, quando aveva già compiuto gli 82 anni d'età.
Morì a Rimini il 26 giugno 1928.
Come si legge nel necrologio di M. Padoa, suo successore alla cattedra di chimica applicata, il C., "per primo a Bologna, e certamente uno dei primi in Italia, espose le nuove teorie delle quali la chimica proprio in quegli anni si era arricchita"; "a prova di ciò restano le Lezioni di chimica inorganica (Bologna 1889), che costituiscono un modello di libro di testo per la straordinaria chiarezza, nonché per il senso di modernità". Il Padoa usò, espressioni altrettanto significative per il "ricercatore scrupoloso e spesso geniale", che ci ha lasciato "quasi un centinaio di memorie sopra i più svariati argomenti, alcune delle quali veramente originali e di importanza notevole".
Le ricerche di carattere analitico furono quelle in cui il C. si dimostrò più versato, riuscendo sempre a raggiungere grande precisione con la massima semplicità. La sua prima pubblicazione è quella sull'analisi delle pozzolane (Bologna 1875), che superò nettamente tutte le precedenti su quell'argomento. Fra gli studi successivi, sono da ricordare un metodo per la separazione del nichel dal cobalto, e degli alogeni tra loro, anche quando alcuni di essi compaiono solo in piccole quantità. Propose inoltre un nuovo metodo per la preparazione del cloruro rameoso, da cui discende tutta una metodologia per l'uso degli ipofosfiti alcalini nell'analisi chimica. Egli tuttavia ebbe sempre presenti le applicazioni di pratica utilità, fra cui si possono ricordare i metodi per la determinazione dell'acido nitrico nei concimi e del fosforo nella ghisa, nonché la determinazione del potere calorifico dei combustibili. A queste ricerche analitiche si affiancarono ricerche di chimica inorganica (sugli alluminati alealini, sull'azione dell'idrogeno fosforato in soluzioni di sali metallici, sulla disidratazione di alcuni sali, su alcuni composti di cromo, bismuto e antimonio), e anche di chimica generale (variazione di volume nella soluzione di sali idrati e anidri).
Ma il contributo più importante il C. lo diede allo studio del gesso. Continuando i lavori di H. L. Le Châtelier, di N. A. E. Millon e d'altri, eseguì un gran numero di ricerche per dimostrare i fenomeni che avvengono durante la presa e durante la disidratazione della pietra da gesso, cioè della selenite, e quindi per suggerire le migliori tecnologie relative. La principale conseguenza di questi studi fu la descrizione di uno stato colloidale, sul quale il C. poté formulare una teoria della presa del gesso che fu la prima soddisfacente, e soprattutto poté porre le premesse per arrivare a quei cementi sursolfatati ("cementi bianchi") che hanno caratteristiche molto favorevoli, fra cui quella di essere adatti alla gettata in acque salmastre e in acque acide (in questo campo sono notevoli i successi ottenuti da M. Fabbrini, che fu uno degli ultimi allievi del Cavazzi).
Pubblicò alcuni lavori sulla Gazzetta chimica italiana dal 1884 al 1917. Ma la maggior parte della sua vasta produzione scientifica è raggruppata negli Atti dell'Accademia delle scienze di Bologna: i Rendiconti contengono le sue comunicazioni più brevi e meno importanti, le Memorie i suoilavori di maggior peso, di cui diamo i titoli principali: Nuovometodo di analisi per la separazione del nichelio dal cobalto, in Mem. dell'Acc. d. scienze di Bologna, s. 3, VIII (1877), pp. 123-128; Analisi quantitativa dei miscugli contenenti solfuri, carbonati, solfati e iposolfiti alcalini, ibid., X(1879), pp. 423-429; Nuovo metodo per separare l'iodio dal cloro e dal bromo. Sul Processo Vortmann per separare il bromo dal cloro, ibid., s. 4, II (1880), pp. 453-459; Sopra alcune reazioni dell'idrogeno fosforato gassoso, ibid., IV(1882), pp. 333-347; Saggiochimico della meteorite caduta in Alfianello il 16-2-1883, ibid., pp. 611-616; Alcuni nuovi composti del bismuto, ibid., V (1883), pp. 503-510; Metodo per preparare il protocloruro di rame. Sopra un miscuglio esplosivo, ibid., VI(1884), pp. 683-685; Sui fluosiliciuri di alcuni alcaloidi (in collaborazione con A. Ferratini), ibid., IX(1888), pp. 589-592; Sull'impiegodell'allume ferrico nella separazione dello iodio dal cloro e dal bromo, ibid., s. 5, V (1895-96), pp. 77-86; Potere calorifico di alcuni combustibili solidi determinato col calorimetro del Mahler e con quello del Thompson (in collab. con G. Baroni), ibid., VI(1896-97), pp. 217-230; Sulla solubilità, soprasaturazione e presa del gesso, ibid., s. 6, 1 (1904), pp. 257-270; Sulla disidratazione e presa del gesso, ibid., IV(1907), pp. 247-253; Nuovi fatti a conferma della spiegazione della presa del gesso, ibid., V(1908), pp. 201-206; Osservazioni preliminari intorno all'azione dell'acqua di calce sulla pozzolana, ibid., VI(1909), pp. 253-257; Processo per la determinazione del manganese nei prodotti siderurgici, ibid., VIII(1911), pp. 97-106; Il solfato di calcio gelatinoso e, la presa del gesso, ibid., IX(1912), pp. 221-226; Osservazioni e proposte intorno ai saggichimici del gesso - Nota I e II, ibid., s. 6, IX (1912), pp. 301-312 e s. 7, I (1914), pp. 105-112; Sui cambiamenti di volume che avvengono nella soluzione di alcuni corpi solidi, ibid., s. 6, X (1913), pp. 165-182; Determinazione dell'anidride carbonica nelle acque naturali comuni, ibid., s. 7, II(1915), pp. 143-152; Sulla determinazione del fosforo nella ghisa, ibid., IV(1917), pp. 23-28; Semplificazione e modificazioni del mio processo sulla determinazione del fosforo nella ghisa e determinazione del silicio, ibid., V(1918), pp. 49-60; Determinazione quantitativa del titanio in alcune pozzolane italiane, ibid., VI(1919), pp. 67-73; Sulla presa del gesso completamente disidratato ecc., ibid., s. 8,II(1925), pp. 11-17.
La memoria sul solfato di calcio gelatinoso gli fu richiesta anche da una rivista specializzata tedesca che la pubblicò col titolo: Das gelatinöse Kalziumstilfat und das "Abbinden" des Gipses, in Zeitschrift für Chemie und Industrie der Kolloide, XII (1913), pp. 196-201.
Bibl.: Necr. di M. Padoa, in Annuario per l'anno 1927-28 della R. Scuola d'ingegneria, Bologna 1929, pp. 182-185; G. Malquori, Chimica applicata, in Un secolo di progresso scientifico ital., a cura della Soc. ital. per il progresso delle scienze, Roma 1939, II, pp. 382, 385; J. C. Poggendorff, Biograph.-literar. Handört., IV, pp. 229 s.; V, pp. 208 s.; VI, p. 416.