CORRADI, Alfonso
Nacque il 6 nov. 1833 in Bologna, da Corrado e da Maddalena Gullini. Compì il corso di studi medi nella sua città, iscrivendosi poi alla facoltà di medicina di quella università. Nel 1856 conseguì la laurea in medicina.
Diede precocemente prova delle sue capacità e delle sue singolari attitudini alla ricerca e all'insegnamento; già nel 1859 venne chiamato alla cattedra di patologia generale dell'università di Modena. Di lì a pochi anni, nel 1863, vinse il concorso per la cattedra di patologia generale dell'università di Palermo e si trasferì in quella città. Restò in Sicilia quattro anni, nell'ateneo palermitano che vedeva in quel periodo un fiorente sviluppo degli studi chimici e farmacologici, ravvivati dalla scuola di S. Cannizzaro; il C. confermò allora con l'attività didattica e la produzione scientifica le sue buone doti di operosità e di ingegno.
Nel 1867 ottenne il trasferimento all'università di Pavia. Risiedette da allora nella città lombarda che elesse a sua seconda patria. In quell'ateneo completò la sua maturazione scientifica e sviluppò le successive tappe della sua carriera. Nel 1875 fu preside della facoltà di medicina; il 15 genn. 1876 divenne rettore dell'università, legando il suo nome a importanti realizzazioni.
Nella gestione della scuola di materia medica, terapeutica e farmacologia sperimentale, come pure nelle incombenze dell'ufficio di rettorato, si impegnò con straordinaria operosità. Nel 1875 ottenne di variare il nome del gabinetto di materia medica in quello di gabinetto e laboratorio, che dall'anno successivo divenne poi gabinetto e laboratorio di terapeutica generale e di farmacologia sperimentale. Inoltre si dedicò precocemente alla ricerca storico-medica: la sua non comune attitudine a questa disciplina e la sua costante applicazione a queste indagini si concretarono in una produzione di studi eccezionalmente ricca. La maggior parte delle pubblicazioni riflette infatti il suo impegno nelle ricerche erudite e pazienti sulla storia della medicina. Dedicò gran parte delle sue energie all'indagine bibliografica esplorando i fondi delle biblioteche e degli archivi pavesi e intrattenendo corrispondenza con numerose biblioteche e archivi di ogni parte d'Italia, alla ricerca delle fonti storiche che gli permisero di corredare i suoi studi con documenti inediti di grande valore.
La sua opera scientifica e il suo impegno nell'indagine storica gli ottennero ampi consensi e gli procurarono l'onore di molte cariche e riconoscimenti. Fu socio delle principali accademie scientifiche e letterarie italiane e di diverse accademie straniere. Fu presidente del R. Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano, presidente del Consiglio di amministrazione del collegio Ghislieri di Pavia, presidente della R. Società italiana di igiene.
Ricoprì anche cariche politiche; venne eletto consigliere comunale della sua città, e fece parte del Consiglio provinciale di sanità. Inoltre fu membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione e venne insignito dell'onorificenza di grande ufficiale della Corona d'Italia. La sua figura scientifica ebbe ampia rilevanza; rappresentò il mondo accademico italiano in importanti congressi internazionali: nel 1882 a Ginevra, nel 1884 all'Aia, nel 1887 a Vienna. Nell'agosto del 1891 fu al congresso internazionale di igiene a Londra, e in quell'occasione venne proclamato doctor honoris causa dall'università di Cambridge.
L'attività del C. si sviluppò in tre principali settori: nell'ufficio di rettorato, nella didattica e nella ricerca della sua scuola farmacologica, nella storia della medicina.
La sua opera di rettore dell'università fu soprattutto rivolta al restauro e all'utilizzazione di due importanti complessi dell'ateneo: cooperò alla ristrutturazione dell'orto botanico per renderlo sede di parecchi istituti scientifici e promosse l'acquisto e il riadattamento del palazzo Botta Adorno, che fu sede degli stabilimenti biologici.
La sua produzione scientifica comprende circa centocinquanta lavori di varia mole, riguardanti temi di farmacologia e principalmente temi storico-medici, oltre a discorsi e pubblicazioni d'occasione.
Tra le prime pubblicazioni si trovano alcune note sullo sclerema e sclerodermia, risultati di ricerche effettuate a Bologna, un saggio chimico e storico sulla pellagra e considerazioni storiche e mediche sulle affezioni scrofolotubercolari.
L'opera principale di quegli anni fu però quella intrapresa in collaborazione con il suo maestro G. Brugnoli e con C. Taruffi, Bibliografia italiana delle scienze mediche, che ne focalizzava fino da allora il preciso indirizzo, della quale furono pubblicati solo i primi due volumi, a Bologna, nel 1858 e nel 1859.
Dal suo arrivo a Pavia il C. si diede a raccogliere i documenti storici di quella università con ricerche accurate in vari archivi; i risultati del suo paziente lavoro vennero compendiati nell'opera fondamentale che ancora oggi serve di sussidio alle indagini storiche sull'ateneo pavese, Memorie e documenti per la storia dell'università di Pavia e degli uomini più illustri che l'insegnarono, in tre parti, pubblicate tra il 1877 e il 1878 in Pavia. La prima parte comprende la rassegna dei rettori e professori con note biografiche e bibliografiche, la seconda riporta i documenti relativi alle tappe più importanti della storia dell'istituzione, la terza raccoglie una copiosa serie di lettere dei professori più illustri su temi pertinenti la vita dell'ateneo. L'opera principale del C., nella storia della medicina, resta però quella su gli Annali delle epidemie occorse in Italia dalle prime memorie sino al 1850, che fu pubblicata nelle Memorie della Società medico chirurgica di Bologna in sette volumi tra il 1865 e il 1895. Si tratta di un'opera di mole eccezionale, un monumentale lavoro analitico e cronologico che fu definito una "vera biblioteca epidemiologica", redatta sulla scorta di documenti estratti da fonti fino ad allora ignote e inesplorate in archivi e biblioteche di tutta Italia. La trattazione prende avvio dal secolo ottavo prima dell'era volgare e giunge fino al secolo XIX, con la storia compiuta dello svolgersi di epidemie, di carestie e dei naturali sconvolgimenti a esse concomitanti; giunto al termine dei suo lavoro, aggiunse ai primi volumi un altro tomo di correzioni e nuove osservazioni, e ulteriore documentazione continuò a raccogliere in vista di successivi perfezionamenti che furono però impediti dalla sua scomparsa.
Accanto a queste opere principali, la rassegna delle sue pubblicazioni deve ricordare anche altri contributi apparsi in monografie o articoli diversi.
Così il lavoro su I documenti storici spettanti alla medicina, chirurgia, farmaceutica, conservati nell'Archivio di Stato in Modena, ed in particolare sulla malattia di Lucrezia Borgia e la farmacia nel secolo XV. Notizie, in Annali universali di medicina e chirurgia, CCLXXIII (1885), pp. 438-471 e CCLXXV (1886), pp. 21-56, che prendeva spunto dalla mostra di documenti concomitante con la riunione della Associazione medica italiana a Modena, nel 1882. In questo articolo, oltre alle note su Lucrezia Borgia, diede un piccolo ma interessante lessico di voci poco note o sconosciute di droghe medicinali orientali quali apparivano dagli elenchi documentari medievali.
Altri contributi allo studio delle farmacopee diede in Le prime farmacopee italiane, ed in particolare dei ricettari fiorentini. Memoria, ibid., CCLXXIX (1887), pp. 3-45, 179-216, 254-316, 321-388 e CCLXXXI (1887), pp. 81-125, in cui trattò dell'origine e del perfezionamento del "ricettario fiorentino", che indicando, per ordine dell'autorità di governo, le regole da seguire nella preparazione dei medicinali, appariva come la prima farmacopea italiana; nello stesso lavoro diede un cospicuo elenco di antichi testi di farmacia.
Della versatile disposizione del C. allo studio delle lettere e della storia è testimonianza in alcuni lavori che prendevano origine dall'analisi dell'opera dei Boccaccio; i più noti sono La vita intima de' primi secoli del Medio Evo e la medicina, in Il Politecnico, XXVII (1865), pp. 318-346, e Escursioni d'un medico nel Decamerone, I, Dell'anestesia e degli anestetici nella chirurgia del Medio Evo, in Mem. del R. Ist. lombardo di scienze e lett., s. 3, XIV (1881), pp. 129-175: questo studio doveva essere seguito da successivi completamenti che non furono però mai pubblicati.
Nella nota su Gli antichi Statuti degli speziali, in Annali univers. di medicina e chirurgia, CCLXXVII (1886), pp. 153-213 e 452 s., diede nuovo saggio delle sue capacità nelle minuziose indagini bibliografiche, proponendo molti documenti quasi sconosciuti. Condusse anche una lunga e approfondita ricerca storica su Torquato Tasso e sulla sua malattia; di tutto il suo vasto lavoro sulle infermità del Tasso diede dei sunti, pubblicati a più riprese nei Rendiconti del R. Ist. lombardo di scienze e lettere, tra il 1879 e il 1990, ma non poté condurre a compimento che la prima parte che pubblicò nella dissertazione Le infermità di Torquato Tasso, in Memorie del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 3, XIV (1881), pp. 301-373.
Sono poi da ricordare i lavori premiati al concorso Sgarzi Gaiani di Bologna; così Della chirurgia in Italia dalla metà del secolo scorso fino al presente, apparso nella collana Memorie della Soc. medico chir. di Bologna, Bologna 1871, e Dell'ostetricia in Italia dalla metà del secolo scorso fino al presente, ibid. 1874.
Precisa per date e riferimenti appare pure la nota Dello studio e dell'insegnamento dell'anatomia in Italia nel Medio Evo ed in parte del Cinquecento, in Rend. R. Ist. lomb. di scienze e lett., s. 2, VI (1873).Altri interessanti contributi diede sull'antica autoplastica, sugli esperimenti tossicologici in anima nobili nel Cinquecento, sulla minutio sanguinis e sui salassi periodici, sulla calamita. Della applicazione a temi più strettamente storici è uno studio su Gian Bartolomeo Gattinara e il sacco di Roma del 1527.Un altro settore di indagine storica che lo impegnò attivamente fu la raccolta degli epistolari; fece conoscere le lettere di L. Spallanzani, conservate nella Biblioteca comunale di Reggio Emilia; studiò i consulti di G. B. Morgagni e le lettere di Lancisi e Morgani, che corredò di esaurienti note.
In molti anni di appassionate ricerche, il C. aveva raccolto una eccellente biblioteca, ricca di volumi rari di storia della medicina, di epistolari, di una singolare collezione di pubblicazioni per nozze, di storie municipali e di storie delle università, oltre a rare edizioni della Crusca.
Alla sua morte questa raccolta, per cura del figlio Augusto, fu acquistata dalla Biblioteca universitaria di Pavia che si impegnò a tenerla riunita in alcune sale a ricordo dell'illustre studioso.
Il C. morì il 28 nov. 1892 in Pavia e venne sepolto nel cimitero di Bologna. Un busto alla sua memoria venne scoperto nell'università di Pavia.
Fonti e Bibl.: Necrol. in Giorn. della Soc. ital. di igiene, XIV (1892), pp. 465-479; in Annuario della R. Univers. di Pavia, 1892-93, pp. 8792; A. Corradi, A. C. cenni biografici, Bologna 1894; Id., In memoria di A. C. tributo di figliale pietà, Bologna 1895; G. Claretta, A. C. ricordato nei suoi lavori scient. in relazione alla storia, in Mem. della R. Accad. delle scienze, s. 2, XLIV (1894), pp. 89-114; E. Oehl, Commemor. di A. C., in Rend. dell'Istit. lombardo di sc. e lettere, s. 2, XXVII (1894), pp. 66-77; C. Magenta, A. C. Commemor., in Miscell. storica ital., s. 2, XV (1893), 30, pp. 333-338; E. Dervieux, L'opera cinquantenaria della R. Deput. di storia patria di Torino, Torino 1935, pp. 226-229; Un secolo di progresso scientifico ital., IV, Roma 1939, pp. 360, 373; Contrib. pavesi allo studio e allo svil. della chirurgia plastica, Pavia 1982; A. Hirsch, Biographisches Lex. der hervorragenden Ärzte..., II, p. 114.