DURONI, Alessandro
Nacque a Canzo (Como) il 30 maggio 1807 da Antonio e Giustina Molteni. Come L. Suscipj, A. Luswerg e E. F. Jest arrivò alla dagherrotipia dall'ottica e dalla meccanica. La prima notizia sulla sua attività risale al 1837, anno in cui a Milano, al n. 27 della galleria De Cristoforis, possedeva un negozio di ottica, con annesso deposito di apparecchi di chimica, ottica, fisica e matematica. Nell'agosto 1839 a Parigi fu collaboratore dell'astronomo C. Flammarion e segui i primi esperimenti di L. J. M. Daguerre, assistendo all'entusiasmo del pubblico per le nuove invenzioni. Attirato dalla sperimentazione scientifica e intravvedendone le possibilità, nei primi giorni di novembre del 1839 tornò a Milano, portando con sé l'attrezzatura per la dagherrotipia ed anche un dagherrotipo che riproduceva il Louvre, eseguito da Daguerre e da A. Giroux, che espose l'11 novembre nel chiostro di S. Maria dei Servi (Zannier, 1986, p. 8).
Nello stesso mese di novembre il D. con il suo apparecchio riprese due vedute del Duomo, una dalla parte superiore, l'altra da una terrazza di contrada di Rastrelli, una veduta dell'Arcodella Pace e una prospettiva di Palazzo Raimondi dalla contrada di Monte di pietà (Becchetti, 1978). Nel 1842 attrezzò una parte del suo negozio per eseguire riproduzioni al dagherrotipo, di cui una, il Monumento funebre del banchiere F. Nigra, decurione torinese (opera dello scultore milanese P. Marchesi), databile a quegli anni, è conservata al Museo nazionale del cinerpa di Torino (ill. in Falzone del Barbarò-Miraglia, 1980, II, p. 906 n. 1026). Nel 1853 perfezionò il sistema di Daguerre, inventando il "nietodo positivo-negativo", cioè la possibilità, già indicata da H. Fizeau, di trasformare la lamina dagherrotipica in una matrice inchiostrabile e quindi riproducibile. Negli anni successivi, aggiornandosi sulla naturale evoluzione tecnica del processo fotografico, passò al collodio, distinguendosi particolarmente come ritrattista. Nel 1857 partecipò alla Esposizione dell'industria lombarda dove fu premiato con la medaglia d'argento e l'alto riconoscimento della menzione elogiativa di C. Cantù nella Solenne adunanza del 30 maggio 1857 per la distribuzione dei premi di agricoltura e industria (Milano 1857, p. 23).
Grande notorietà procurò al D. un'iniziativa patriottica: i ritratti dei principali artefici del Risorgimento italiano, da Garibaldi a Mazzini, a M. d'Azeglio a Cavour, che egli fotografò nel suo studio, furono venduti per raccogliere i fondi per finanziare la spedizione dei Mille; lo stesso Garibaldi in una sua lettera da Caprera dell'agosto 1861 gli esternò la sua pubblica riconoscenza (Riccini, 1979). Partecipò alla Esposizione nazionale di Firenze (1861), dove un suo ritratto di Vittorio Emanuele II, a figura intera a grandezza naturale, meritò una medaglia (Becchetti, 1978). Dopo questo riconoscimento il D si fregiò del titolo di "fotografo di S. M. il Re". Nello stesso anno partecipò all'Esposizione dell'industria lombarda a Milano, dove fu premiato per i suoi perfezionamenti fotografici con la medaglia d'oro. Negli ultimi anni della sua attività, ormai ritrattista affermato, fu tra i fotografi preferiti dall'aristocrazia e dall'alta borghesia milanese, ma soprattutto fu valente tecnico e scienziato. Infatti nel 1865. insieme con I. Porro, fondò a Milano l'Istituto tecnomatico italiano, la prima officina nazionale per la costruzione degli strumenti di precisione. Trasferito il suo stabilimento fotografico al n. 13 di corso Vittorio Emanuele, lo cedette nel 1867 ad I. Calzolari.
Mori a Milano il 9 settembre 1870. Aveva sposato Barbara De Grandi, premortagli.
Un Duroni milanese parente (Falzone del Barbarò-Miraglia, 1980), forse figlio (Zannier, 1986, p. 102) del D., ebbe uno studio fotografico nella galleria Vittorio Emanuele e dal 1892 fu in società con il cognato T. Murer, con cui apri un'altro studio in piazza S. Carlo 2.
La Guida di Torino del Marzorati (1863) cita tra i fotografi Carlo Duroni, con laboratorio fotografico al n. 24 di via Montebello; di lui si conservano, nella Biblioteca reale di Torino, due importanti album di vedute di Altacomba e di Cagliari, dedicati a Vittorio Emanuele II (cfr. Cultura figurativa…, III, pp. 1437 s. con riferimento alle schede); fu altresi autore di fotografie in formato carte de visite (v. anche Miraglia, 1990, ad Indicem, che riproduce inoltre tre vedute di Altacomba, nn. 79, 80, 81). Il Marzorati (1863) segnala anche il negozio di apparecchiature ottiche di G. M. Duroni, in via S. Teresa, accanto al caffè di piazza S. Carlo (cfr. Miraglia, 1990). Non si sa, tuttavia, se tra i Duroni operanti a Torino ed il D. intercorresse una qualche parentela, come spesso accadeva tra i fotografi e i fabbricanti di strumenti ottici nel periodo delle origini della fotografia.
Fonti e Bibl.: M. Melloni, Esperienze sull'azione chimica dello spettro solare. Memoria letta alla R. Accademia delle scienze…. del 4 febb. 1840, Napoli 1840, p. 4; G. Marzorati, Guida di Torino, Torino 1863, p. 65; L. Vitali, Antica fotografia ital…, Milano 1957, p. 232; Id., in P. Pollach, Storia della fotografia dalle origini ad oggi, Milano 1961, p. 259; P. Becchetti, Fotografi e fotografie in Italia 1839-1880, Roma 1978, pp. 77, 117; D. Palazzoli, in Fotografia ital. dell'800 (catal.), Milano-Firenze 1979, p. 10; R. Riccini, ibid., p. 154; M. Antonetto, Murer e D., in Apparecchi fotografici italiani (catal.), Milano-Firenze 1980, p. 60; M. Falzone del Barbarò-M. Miraglia, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del re di Sardegna 1773-1861 (catal.), Torino 1980, II, pp. 898, 906 n. 1026; III, pp. 1437 s.; S. Zannier, Storia della fotografia ital., Bari 1986, ad Indicem; M. Miraglia, Culture fotografiche e società a Torino, 1839-1911, Torino 1990, ad Indicem.
M. Falzone del Barbarò