DALLA NAVE (Della Nave), Alessandro
Nacque a Budrio (Bologna) intorno agli anni 1732-36, ma venne battezzato in S. Pietro a Bologna (Oretti). L'epoca della nascita è ricavabile, con qualche incertezza, dalle date apposte dal pittore su alcuni disegni (Forlì, coll. Piancastelli nella Biblioteca comunale: cfr. Buscaroli, 1957, p. 7) e da un documento citato dalla Alberti (1982, p. 15) in cui si dice che il pittore nel 1760 aveva 24 anni.
Il D. si trasferì, probabilmente molto giovane, a Imola, ove ebbe le. sua abituale dimora. In un documento del 1797, in cui chiedeva la residenza definitiva, dichiarò di abitare in città da 43 anni e cioè dal 1754 (Buscaroli, 1957, p. 8). Nel 1764 morì ad Imola la prima moglie, Geltrude Carlotti, e negli anni successivi alcuni dei giovani figli. L'11 apr. 1790 fu proposto come accademico d'onore presso l'Accademia Clementina di Bologna da Vincenzo Mazzi e Petronio Fancelli con la qualifica di "pittore quadrista" imolese (Atti dell'Accademia Clementina, f. 67).
Nel 1801 morì la seconda moglie Maria. Nell'ultimo decennio del Settecento e nuovamente nel 1803 chiese al comune di Imola l'uso di un locale per tenervi un'accademia di pittura che fu frequentata da numerosi giovani.
Il D. morì a Imola (Bologna) il 9 nov. 1821 (Alberti, 1982, p. 15) 0 il 21 nov. 1826 nella parrocchia di S. Domenico (Buscaroli, 1957, p. 8).
Queste scarse notizie documentarie possono essere integrate solo con le poche opere sicuramente databili. Va precisato, però, che buona parte dei lavori del pittore, soprattutto quadrature e paesaggi, fu condotta. in collaboiazione con Antonio Villa: i due artisti costituivano, infetti, la coppia di decoratori di fiducia dell'architetto Cosimo Morelli.
La loro collaborazione fu così stretta che gli stessi storici imolesi, quali G. Villa (ms. sec. XIX), li trattarono solitamente insieme e la scarsa conoscenza che si ha delle opere di entrambi talora rende difficile la distinzione delle rispettive competenze. Inoltre la parte figurativa dei dipinti fu per lo più affidata ad altri pittori, sovente ad Angelo Gottarelli ed al forlivese Giacomo Zampa.
Si rimanda all'articolo di M. G. Alberti (1982) per maggiori chiarimenti in merito ai rapporti reciproci di questi pittori decoratori e per una più dettagliata disamina delle fonti locali. Giustamente la Alberti, nel complesso, considera la pittura decorativa imolese come o cultura riflessa.... priva di una propria autonomia" nei confronti della tradizione bolognese alla quale si rifanno in modo manifesto tutti gli artisti locali, compreso il Dalla Nave.
Nel 1776-77 il D. affrescò il refettorio della chiesa della Osservanza, ove realizzò la "boschereccia, il pulpito e li postergali" (opere distrutte dopo il 1866: Gaddoni, 1911, pp. 72, 100) mentre successivamente (1783) lavorò per opere non precisate.
Nel 1777 era terminato il palazzo Anguissola a Piacenza, costruito dal Morelli; ivi il D. realizzò con il Villr la decorazione dello scalone, ornnto da stucchi, e del salone (Villa, f. 42; Matteucci, 1979, p. 149., ill. p. 153).
Architetture dipinte, colonne, gradini, archi e balaustre dilatano all'infinito lo spazio del salone. aprendolo verso l'esterno con i finti paesaggi, e dividendone la cubatura in due parti; al secondo piano finestre simulate si alternano ad archi aperti sul cielo contro i quali si profilano sculture classiche. Il D. unisce qui l'illusionismo di tipo bibienesco con il gusto martinelliano delle "stanze paese".
L'Alberti (1982) ha anticipato a prima del 1777, in base a una. citazione dell'Oretti, l'importante decorazione del palazzo comunale di Imola ove il D. realizzò la quadratura di tre volte le cui figure furono dipinte da Giacomo Zampa (Margotti, 1926).
Nella sala detta del Sindaco il D. dipinse una cupola cassettonata impostata su un ottagono poggiante su quattro archi angolari e quattro pareti rettilinee ornate da bassorilievi antichi dipinti (al centro è visibile la figura della Gloria); in un altro locale l'apertura centrale ottagona mostra il cielo aperto contro il quale si staglia la figura della Giustizia. Un complesso sistema di elementi architettonici, con balaustre ed archi. crea l'effetto prospettico arricchito decorativamente dall'inserimento negli angoli di vasi di fiori e ritratti di uomini di legge. Nella terza sala campeggia la figura della Vanità, inquadrata da un'apertura circolare, a sua volta circondata da un motivo cassettonato, mentre negli angoli della volta sono visibili conchiglie e lungo i lati sono dipinti medaglioni sostenuti da putti.
La decorazione di questi tre ambienti è realizzata forzando ovunque gli effetti prospettici ed arricchendo decorativamente le volte con finti rilievi e svariati elementi figurativi.
Nel 1786 venne consacrata la chiesa di S. Maria in Regola, il cui soffitto fu affrescato dal D. e dal Villa con un finto cassettonato esagonale digradante verso un cupolino simulato al centro, seguendo idee del Morelli; in questa decorazione si inseriscono candelabri e festoni di foglie di alloro convergenti verso il centro.
Una decorazione di questo tipo, dipinta dal D., è visibile anche nella chiesa di S. Petronio a Castel Bolognese, consacrata nel 1788 (in un altro edificio del Morelli, S. Stefano a Barbiano di Ravenna, consacrato nel 1792 l'artista eseguì una volta oggi perduta; Matteucci-Lenzi, 1977, pp. 256, 263).
È difficilmente determinabile la datazione della decorazione dello scalone e della libreria del convento di S. Francesco, ora Biblioteca comunale di Imola. I lavori architettonici terminarono nel 1768 (Matteucci-Lenzi, 1977, p. 206), ma l'atrio dello scalone fu dipinto dal Villa solo nel 1794. La Alberti (1982, pp. 9, 15) propone, per questa decorazione, confronti stilistici con opere del nono decennio del secolo. La decorazione della sala principale della biblioteca è un esempio di illusionismo architettonico e di ricerca d'effetti di trompe-l'oeil tipici del pittore.
Sicuramente anteriore al 1794 è la decorazione della farmacia appartenente all'ospedale di S. Maria della Scaletta che sorge lungo la via Emilia, eseguita dal D. e dal Gottarelli con un programma iconografico teso a celebrare "le virtù della medicina e la forza rigeneratrice della natura" (Alberti, 1982, p. 13).
Successiva al 1794 è la bella decorazione di una sala nella villa La Marcora a, Dozza Imolese (Cuppini-Matteucci, 1969) in cui l'effetto illusionistico di colonne vere e dipinte si combina con l'inserimento di grandi paesaggi.
Il paesaggio fu, con la quadratura, e forse più ancora di quella, un genere prediletto dal D. che vi si dedicò ripetutamente e con buoni risultati. Oltre ai dipinti lo testimoniano una serie di disegni della Biblioteca comunale di Forlì (raccolta Piancastelli) e numerose stampe da idee del D. che vennero incise da Stefano Castellari nel 1815 (Buscaroli, 1957., p. 8).
Nei disegni si nota una estrema finitezza, una ricerca costante di effetti atmosferici ed una posizione stilistica incerta fra il paesaggio settecentesco di impostazione classicista e la nuova temperie ottocentesca basata sulla contemplazione sentimentale della natura. Le prime esperienze paesaggistiche del D. devono essere avvenute nel solco della tradizione bolognese ed egli sembra ricollegarsi in particolar modo allo stile di Vincenzo Martinelli.
Uno dei complessi più interessanti per esaminare la produzione paesaggistica del D. è la decorazione del refettorio della chiesa di S. Maria del Carmine, eseguita nel 1792 in collaborazione con il Gottarelli per le figure. Nelle cinque tempere sono raffigurati: Il sogni di Elia, Elia ed Eliseo che passano il Giordanti, David penitente, Il profeta Elia fuggiasco e un Paesaggio con due carmelitani (Alberti, 1982, p. 12).
I paesaggi, animati da inserti architettonici, sono dipinti con colori vivi, fedeli al dato naturale ma pur sempre composti con attento controllo. Si può notare, per inciso, che in questa stessa chiesa il D. fu incaricato dal priore di disegnare i due coretti della controfacciata, testimonianza della multiforme attività svolta da molti pittori-decoratori settecenteschi.Paesaggi e marine di piccole dimensioni restano a testimoniare la decorazione eseguita in palazzo Sassatelli nel 1784 dal D. e dal Villa, resa nota dalla Alberti (ibid.); essa può essere confrontata con quelle esistenti nei palazzi Casoni e Ginnasi, illustrate dalla stessa studiosa.. Una immagine della decorazione di casa Moritalto, attribuita alla scuola del D., venne riprodotta da Villa ([1796] 1925, dopo p. 198) e mostra un tipico esempio di stanza paese in cui le strutture architettoniche sono sostituite da siepi squadrate e da giochi d'acqua sullo sfondo di ppesaggi dilatati.
Paesaggi marini del D. erano ricordati in locali annessi alla chiesa di S. Caterina (Atti dell'Associazione per Imola, 1957., p. 79); ulteriori dipinti nella Pinacoteca (Villa-Gambetti, 1925, p. 110).
Oltre che come quadraturista e paesaggista il D. lavorò anche come decoratore teatrale, ma di tale attività restano solamente notizie documentarie. In coppia con il Villa egli operò in tre teatri edificati da Cosimo Morelli: a Macerata, ove nel 1774 eseguì le scene per l'Olimpiade di Metastasio; a Imola, ove intorno al 1780 realizzò la volta, l'interno e l'esterno dei palchetti, l'imboccatura e la scena (Villa, f. 41); e infine ad Osimo, ove egli lavorò nel corso dei 1787 (Matteucci-Lenzi, 1977, pp. 277, 280, 286).
Nella pittura delle scene ebbe certo largo peso l'uso di impianti architettonici, di cui era anche esempio la decorazione della facciata di casa Ricci ad Imola (Villa [1796] 1925, foto dopo p. 198), oggi non più visibile.
Numerose opere eseguite in luoghi pubblici sono ricordate dalle fonti (molte sono andate distrutte); oltre che nelle chiese già citate, lavorò anche in S. Bartolomeo, S. Caterina, S. Francesco, S. Giovanni Battista, S. Giuseppe, S. Maria dell'Olivo, S. Maria del Piratello (ovali con francescani entro paesaggi: Buscaroli, 1939, p. 159), nella chiesa delle Donzelle.
Una buona parte dell'attività del pittore deve essersi svolta su committenza privata, nella decorazione di residenze nobili e borghesi, come è testimoniato dalle numerose citazioni delle principali fonti (Villa, ms. 167; Villa-Gambetti, 1925; Buscaroli, 1957).
Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. com. dell'Archiginnasio, ms. B. 133: M. Oretti, Notizie de' prof., del disegno... [sec. XVIII], f. 341; Ibid., Accad. di belle arti, Atti dell'Acc. Clementina (ms.), f. 67, 1790; Imola, Bibl. com., ms. 167: G. Villa, Cenni biogr. sopra alcuni artefici imolesi [sec. XIX], ff. 41 s.; Nell'aprirsi sui primi di marzo del MDCCXCIV la grande spezieria dell'ospitale di Imola, Imola 1794; G. Villa, Guida pittorica di Imola [1796], a cura di G. Gambetti, Bologna 1925, pp. 20, 27, 35, 37, 41, 43 s.; 46 ss.; 51, 56 s.; 68, 77 s.; 80 s.; 110, 196-200; P. Zani, Enciclopedia metodica... delle belle arti, I, 14, Parma 1823, p. 29; G. Giordani, Indicazioni di Budrio, in Almanacco statistico bolognese... 1836, p. 210; I. Fanti, Sguardo retrosp. all'arte in Imola, Imola 1883, p. 11; S. Gaddoni, I frati minori in Imola, Firenze 1911, pp. 72, 100, 107, 120; A. Margotti, La decorazione del palazzo comunale d'Imola, in Cronache d'arte, III (1926), pp. 72-76; R. Buscaroli, Imola, Imola 1939, pp. 24, 81, 145, 159; Mostra dell'arte imolese dell'Ottocento, a cura di R. Buscaroli, Imola 1957, pp. 5, 7 ss.; G. Cuppini-A. M. Matteucci, Ville del Bolognese, Bologna 1969, p. 350; J. Bentini, Il patrimonio culturale della provincia di Bologna, II, Gli edifici del centro storico di Imola, Bologna 1974, p. 11; A. M. Matteucci-D. Lenzi, C. Morelli e l'architettura delle legaz. pontificie, Bologna 1977, ad Ind.; A. M. Matteucci, Palazzi di Piacenza dal barocco al neoclassico, Torino 1979, p. 149; M. G. Alberti, Un singolare capitolo della cultura imolese nel secondo Settecento: la decorazione pittorica, in Il Carrobbio, VIII (1982), pp. 6-16 (con ulter. bibliogr.); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, p. 365 (sub voce Nave, Alessandro [dalla]); Diz. encicl. Bolaffi, VIII, p. 100.