CRUTO, Alessandro
Nacque a Piossasco (Torino) il 21 maggio 1847 da Giacomo e Giuseppa Bruno, entrambi di modeste origini. Terminate le elementari presso le scuole del paese, fu mandato dai genitori a Torino per proseguire gli studi. In questa città non rimase a lungo, perché il tipo di studi scelto per lui dai genitori - la scuola professionale di architettura - non suscitava in lui grandi entusiasmi. Ritornato al paese natale, si mise ad aiutare il padre, capomastro edile. In quel periodo leggeva libri di fisica e di chimica e fantasticava sulla possibilità di ottenere la cristallizzazione del carbonio in modo tale da produrre diamante. Con l'aiuto dei risparmi della madre il C. poté acquistare un compressore di gas e alcuni macchinari che sistemò in uno scantinato. Dopo una lunghissima serie di esperimenti riuscì, nel 1874, ad ottenere del carbonio puro riscaldando ad alta temperatura dell'etilene. Il procedimento da lui seguito era piuttosto semplice. In un piccolo forno era collocato un tubo di ferro che aveva all'interno un tubo di porcellana, nel quale veniva fatta scorrere dell'etilene sotto pressione; dopo alcune ore la parete interna del tubo di porcellana si ricopriva di una sottile guaina di carbonio che aveva l'aspetto di una lamina lucente ed omogenea e che poteva essere facilmente distaccata.
Nel 1879 Galileo Ferraris, scopritore del campo magnetico rotante, teneva a Torino una serie di conferenze per divulgare i progressi dell'elettricità. In una di queste conferenze, parlando dell'illuminazione elettrica e delle esperienze di Edison, affermò che la lampada ad incandescenza aveva scarse probabilità di successo a causa delle difficoltà di trovare un filamento capace di resistere alle alte temperature. Edison infatti, che aveva cominciato i suoi esperimenti con filo di cotone carbonizzato, era riuscito, dopo una lunga serie di prove e con l'aiuto di numerosi collaboratori, ad individuare nella fibra di bambù un materiale meno fragile per il filamento della lampada: questa soluzione, raggiunta in quel periodo, era ancora da sottoporre a verifiche e perfezionamenti.
Il C. ebbe modo di assistere a queste conferenze e, tornato a Piossasco, cominciò a pensare che le sue guaine, con opportune modifiche, potevano essere impiegate come filamento delle lampadine elettriche. Per fare questo, aveva bisogno di apparecchi e attrezzature ben diversi da quelli che aveva sistemato nello scantinato di casa. Si rivolse allora, a Torino, al professore universitario Naccari e. dopo molte insistenze, ottenne il permesso di servirsi del laboratorio di fisica dell'università. Ben presto riuscì a realizzare una lampadina elettrica con filamento di carbonio puro. Il filamento veniva ottenuto partendo da fili di platino del diametro di qualche centesimo di millimetro che, curvati secondo la forma desiderata, erano introdotti in un'ampolla di vetro piena di etilene. Facendo passare la corrente elettrica attraverso il filo di platino, si sviluppava del calore che provocava la decomposizione dell'etilene, con deposito di un velo sottile e duro di carbonio sul filo. Era il 5 maggio 1880 e il C., coi suo filamento resistente e dal buon rendimento luminoso, anticipava di circa otto anni Edison. In quel tempo però il nome dell'inventore americano era sulla bocca di tutti: egli infatti era riuscito, senza difficoltà, a costituire una società che si occupava della pubblicizzazione e dello sfruttamento industriale del suo prodotto. Per questo motivo il C. non riuscì a richiamare l'attenzione sulla sua invenzione. Tuttavia, alla fine del 1881, ebbe la possibilità di fare un confronto pubblico tra la sua lampadina e quella di Edison, confronto che si risolse largamente a suo favore.
Cominciò allora a godere di una certa notorietà nell'ambito della provincia di Torino; ciò gli permise di ottenere un finanziamento di 8.000 lire al fine di costituire una società che sfruttasse industrialmente l'invenzione. Nel 1882 il C. aprì una prima fabbrica poco più di un'officina, nel paese natale. Il 6 maggio 1883 pur con tali mezzi limitati egli illuminò con le sue lampadine le strade di Piossasco, dopo aver brillantemente risolto il problema della distribuzione della corrente. All'Esposizione di Torino del 1884 le lampade del C. ebbero un'accoglienza trionfale, essendosi dimostrate superiori a quelle di Edison per durata e rendimento luminoso. Subito dopo il suo trionfo il C. trasferì la fabbrica ad Alpignano, in locali più spaziosi. Questa fabbrica fu per molti anni l'unica in Italia e continuò a funzionare fino a poco dopo la prima guerra mondiale, quando cessò l'attività per difficoltà finanziarie. Nel frattempo il C., che non era riuscito ad amministrare saggiamente la sua fama, era morto, quasi dimenticato, il 15 dic. 1908 a Torino.
Bibl.: F. Savorgnan di Brazzà, Da Leonardo a Marconi, Milano 1933, pp. 225-232; A. Mondini, Storia della tecnica, III, Torino 1977, pp. 427 s.; Grande Diz. enciclopedico UTET, Torino 1968, sub voce.