ALEPPO (ar. Halab; nome più antico Khallab; città chiamata Βέροια, Βερόη da eleuco Nicatore, Χάλεπ dai Bizantini; A. T., 88-89)
Città della Siria settentrionale, nell'odierno stato di Siria, capoluogo di vilāyet e di livā', a 37°2′ di long. E. e 36°11′ di lat. N., a 38 metri s. m., sul fiume al-Quwaiq (turco Gök Ṣū; greco Χάλυς; lat. Chalus). Questo attraversa da N. a S. la città, posta in una conca poco profonda circondata da colline.
Il clima di Aleppo è assai freddo d'inverno; la primavera comincia a febbraio, e da maggio a settembre il calore è forte. La città ha 24 quartieri e 13 sobborghi; le antiche mura formano un quadrato di 7 km. di giro, ed hanno 9 porte. La colonia europea abita nel sobborgo di al-‛Azīziyyah, i cristiani indigeni in quelli sull'al-Quwaiq di al-Mushāriqah e di Kuttāb, ad O., gli Ebrei in quello di Baḥsītā.
Nel centro della città sono vastissimi bazar coperti. La cittadella sorge su di un'altura naturale di 60 metri. Al NE. della città sorge una grande caserma, costruita dagli Egiziani. Un acquedotto romano, lungo 11 km., fornisce acqua alla città. Le case di Aleppo, costruite di blocchi di pietra, sono spesso ornate all'interno di fregi scolpiti e di mattonelle di maiolica; alcune strade sono coperte da vòlte.
La popolazione di Aleppo era di 155.000 ab. prima del terremoto del 1822, dopo il quale discese a 50.000; nel 1882 era di 90-100.000, nel'94 di 130.000, nel 1912 di circa 200.000, e su questa cifra si mantiene la popolazione attuale, che, secondo statistiche controllate per le elezioni del 1928, è così distribuita: Musulmani 110.000, Ebrei 6.500, Armeni gregoriani 45.000, Armeni cattolici 6500, Greci uniti 9000, Greci ortodossi 3750, Siriani cattolici 3500, Siriani giacobiti 2000-2900, maroniti 1100, caldei 1500, latini 1350, protestanti 3000; vi sono inoltre 8600 famiglie di profughi armeni, abitanti in tre accampamenti nei pressi della città. Gl'Italiani sono circa 300, compresi i Tripolini, e attendono al commercio e a qualche industria. Tanto ad Aleppo quanto nel suo vilāyet abbondano gli abitanti di razza turca, in proporzioni difficili a precisare, e l'uso del turco era ammesso nelle sedute del Consiglio rappresentativo (1920-23).
L'importanza economica di Aleppo è dovuta alla sua posizione sulla via che unisce la Mesopotamia al Mediterraneo. Vi si accentrava il commercio di gran parte della Siria settentrionale, della Mesopotamia, della Persia e dell'India. Alla fine del sec. XVI i Veneziani vi avevano un consolato di prima classe, e vi facevano affari per 2-3 milioni di ducati l'anno. Vi si trovavano allora commercianti di tutti i paesi orientali: Persiani, Indiani, Georgiani, Armeni; le nazioni europee vi erano rappresentate nel seguente ordine: Veneziani, Marsigliesi, Catalani, Genovesi, Inglesi, Tedeschi, Olandesi. Essi vi avevano i loro consoli e trattavano gli affari per mezzo di sensali ebrei. Gl'Inglesi vi possedevano una grande fattoria fin dai tempi di Giacomo I (1606-1625); nel 1775 vi erano rappresentate 80 ditte europee. Vi si vendevano, oltre ai prodotti di cui si fa commercio tuttora, spezie, perle, tessuti di seta e di mussolina.
Il primo colpo al commercio di Aleppo fu dato dalla scoperta della via del Capo di Buona Speranza per l'India, quindi dall'apertura delle comunicazioni fra il Mar Rosso e il Mediterraneo attraverso l'Egitto, finalmente dal taglio dell'istmo di Suez. Concorsero alla sua decadenza nel sec. XIX anche la poca sicurezza del Mediterraneo durante le guerre napoleoniche, la cattiva amministrazione turca ed egiziana, gravi terremoti (1822, 1830) ed epidemie di colera (1823, 1827, 1832). Nel 1775 le importazioni di Aleppo erano di 8 milioni e mezzo di franchi e le esportazioni di 9 milioni; nel 1844 erano discese rispettivamente a 5½ e a 2½. Soltanto dopo il 1880 il commercio e la popolazione hanno ricominciato ad aumentare grazie alla costruzione d'importanti ferrovie: la Aleppo-Rayāq, collegata alla Damasco-Beirūt (1902), quella di Ḥomş, che collega Aleppo a Tripoli (1911), la Aleppo-Alessandretta, la ferrovia di Baghdād. Con Alessandretta suo porto principale, Aleppo comunica anche per mezzo di una buona rotabile e di una linea aerea, che, dall'aerodromo di el-Muslimiyyeh (15 km. a N. di Aleppo), percorre in un'ora i 120 km. fino all'aerodromo di Alessandretta; con Reirūt, dal 1926, mediante la linea automobilistica che passa per el-Lādhiqiyyeh (8 ore).
Aleppo importa stoffe, ferro, rame, stagno, chincaglierie, vetrerie, carbone, candele, petrolio, caffè, alcool, zucchero, riso. Esporta cotone, pelli, lana, stoffe, cereali, seta, semi oleosi, olive, pistacchî, noci, uva secca, liquirizia, tabacco, agrumi, tutti prodotti dall'importante regione agricola circostante. È un centro di produzione dei tessuti di seta e ha numerose concerie; l'industria locale dei tappeti è finita. Il suo commercio ha subito qualche danno dalle barriere doganali con l'Anatolia (1921), ma è sempre floridissimo. Nel 1924 importò dall'Anatolia per oltre 54 milioni di franchi di merci; nel 1926 le importazioni furono di 58 milioni e ½ di franchi (20 milioni per il solo cotone), e le esportazioni di 20 milioni.
Hanno sede ad Aleppo consolati delle principali nazioni, missioni cattoliche e protestanti, due arcivescovi armeni, un patriarca siriano cattolico, un metropolitano greco unito, un vescovo caldeo. Vi è molto vivo e intransigente il sentimento religioso musulmano.
Storia. - Aleppo è una delle più antiche città esistenti, di probabile origine ittita: se ne ha notizia in documenti assiri, babilonesi ed egiziani fin dal II millennio a. C., quale centro di uno statti e sede di una divinità locale, Rammān. L'Antico Testamento probabilmente la ricorda col nome di Aram Ṣōba.
Sotto i Seleucidi Aleppo apparteneva alla Provincia Calcidica; Seleuco Nicatore la chiamò Βέροια e la portò a grande prosperità. Tolomeo la ricorda col nome di Χαλυβών, quale capoluogo del distretto della Chalybonitis.
Conquistata da Cosroe I nel 540, lu bruciata per non aver potuto pagare il grave tributo impostole; seguì un periodo di decadenza.
Gli Arabi, al comando di Khālid ibn al-Walīd, presero Aleppo nel 637 (16 dell'ègira). La sua popolazione era allora prevalentemente siriana con forte immigrazione araba; un suo sobborgo era interamente popolato da beduini della tribù di Tanūkh (cristiani). I conquistatori incontrarono poca resistenza: una parte della popolazione araba si convertì subito all'Islām, i rimanenti soltanto sotto il Califfo Abd al-Malik (685-705). I cristiani conservarono cinque chiese, tre delle quali furono trasformate in moschee durante le Crociate.
Nelle lotte fra gli Ommiadi e gli ‛Abbāsidi, Aleppo parteggiò per questi ultimi.
Nell'872 Aḥmed ibn Ṭūlūn, governatore dell'Egitto, tolse la Siria al califfo ‛Abbāside al-Mu‛tamid; i suoi successori tennero Aleppo fino all'899, quando la città tornò ai Califfi. Nel 937 la Siria passò sotto il dominio di un altro governatore dell'Egitto, Muḥammad al-Ikhshīd; Aleppo ebbe per governatore il capo della tribù di Kilāb, e molti Kilābiti vi si stabilirono.
Nel 945 Saif ad-Dawlah, fratello del signore di Mossul, della famiglia araba degli Ḥamdānidi, conquistò Aleppo, e vi fondò una dinastia vassalla degi ‛Abbāsidi, semi-indipendente di fatto, che durò fino al 1015 e sostenne vittoriose lotte contro l'impero bizantino. In questo periodo Aleppo fu la città più importante della Siria settentrionale, anche come centro di cultura; la corte di Saif ad-Dawlah accolse il poeta al-Mutanabbī e il filosofo al-Fārābī.
Passata, nel 1015, sotto il dominio dei Fāṭimiti d'Egitto, Aleppo venne retta da una serie di governatori, pressoché autonomi e continuamente in lotta con il potere centrale, con le grandi tribù vicine e coi Bizantini. Vi erano spesso due governatori, uno della città e uno della cittadella, il che non valse ad evitare tempestose vicende: nel 1060 Aleppo cambiò di padrone tre volte in tre giorni.
La dinastia araba dei Mirdāsidi vi regnò dal 1023 al 1079, combattuta e due volte spodestata dai Fāṭimiti. Anch'essa riunì alla sua corte poeti, come Abū 'l-‛Alā' al-Ma‛arrī (973-1057).
Dal 1067 al 1070 la regione di Aleppo fu devastata da pestilenze e dai saccheggi delle orde turche; il potere dei Fāṭimiti vi s'indebolì, e il sultano selgiūqide Alp Arslān finì con l'impadronirsene, e la diede in feudo a suoi vassalli, arabi (fino al 1085) e poi turchi.
All'inizio delle crociate, Aleppo ebbe a sostenere gli attacchi del principato cristiano di Antiochia; i Crociati si spinsero più olte fino alle porte, e nel 1124 vi compierono un'incursione, saccheggiandone i santuarî. Quantunque la città fosse turbata dalle lotte fra la popolazione sciita e i governatori sunniti, i Crociati non riuscirono mai a prenderla. Come le altre città dell'interno Aleppo in seguito pagò loro un tributo annuo.
Nel 1183 l'atābeg Zengī II, che aveva Aleppo in feudo dai Selgiūqidi, la cedette al sultano ayyūbita d'Egitto Saladino, che ne fece una base contro Antiochia, e la diede in feudo al proprio figlio al-Malik aẓ-Ẓāhir Ghāzī, cui successe (1219) il figlio al-Malik al-‛Azīz Muḥammad. Sotto questi sovrani Aleppo prosperò, ed estese il proprio territorio. Il figlio di al-‛Azīz, al-Malik an-Nāṣir Yūsuf II, salito al trono ancora bambino (1237), ebbe per reggente la nonna, Ḍaifah Khātūn, che seppe respingere gli attacchi dei Templari. Dopo il 1243 Yūsuf estese il suo potere su quasi tutta la Siria, ma fu sconfitto nel 1260 dal tartaro Hūlāgū, e gli abbandonò Aleppo, che venne saccheggiata.
L'anno dopo Aleppo era conquistata dai Mamelucchi d'Egitto, che la tennero due secoli e mezzo. Nel 1397 fu devastata dal passaggio di Tamerlano. I Mamelucchi fortificarono potentemente la la città, loro baluardo nelle lotte con gli Armeni, i Turcomanni e gli Osmanli, e annetterono alla sua provincia le loro conquiste in Asia Minore.
Nel 1520 Aleppo cadeva a tradimento in mano agli Osmanli. Sotto la loro dominazione (era la sede d'uno dei tre pāshālih della Siria, retti da un beilerbey) il suo commercio si mantenne florido, nonostante la cattiva amministrazione. Dal 1797 al 1819 fu sconvolta dalle lotte fra i giannizzeri e gli sceriffi. Dal 1831 al 1839, sotto l'oppressivo dominio egiziano d'Ibrāhīm Pascià, era uno dei principali centri del malcontento contro gl'invasori. Nel 1850 e 1862 vi avvennero gravi tumulti e massacri di cristiani.
Gli Anglo-francesi con Faisal occuparono Aleppo il 25 ottobre 1918, dopo una battaglia coi Turchi a S. della città. Nel 1920, dopo la caduta dell'emiro Faisal la Francia, mandataria, dividendo la Siria in più governi autonomi, costituì lo Stato di Aleppo, composto dei tre sangiaccati di Aleppo, Alessandretta e Deir az-Zōr, e retto da un governatore indigeno. Tale ordinamento fu abolito nel 1923, con la ricostituzione del vilāyet di Aleppo entro lo stato di Siria.
È ancora forte, nella città e nel vilāyet di Aleppo, la tendenza all'autonomia, per motivi economici ed etnici. Secondo l'accordo franco-turco del 1921, Aleppo è una delle città siriane che, data la forte proporzione di elementi turchi nella loro popolazione, hanno diritto ad un regime speciale, non ancora istaurato.
Monumenti. - Le mura di Aleppo risalgono ai Seleucidi; le porte e le 10rtificazioni hanno grande interesse per i restauri e le aggiunte dei vari dominatori. La cittadella è antichissima, (vi si trovano sculture ittite); ebbe la sua forma attuale all'inizio del sec. XIII, contiene una bella moschea, ed è uno dei maggiori monumenti medievali della Siria. La grande moschea, d tta Omayyade o di Zaccaria, si trova in mezzo al bazar, ad O. della cittadella; costruita dal califfo Sulaimān ibn : Abd al-Malik (715-717) sul mndello di quella di Damasco, fu completamente rifatta nel sec. XI. La Madrasah al-Halāwiyyah, dirimpetto alla grande Moschea, ad O., era, prima della conquista musulmana, la cattedrale di Aleppo, del sec. VI, attribuita a S. Elena.