Scrittore russo (Nikolaevsk, Samara, 1882 - Mosca 1945). Emigrato all'estero (1918), ritornò poi in patria (1922). Dopo esordî poetici (1907) nel gusto simbolista, si dedicò soprattutto alla narrativa, adeguando stile e tecnica alla diversità dei temi che via via venne affrontando: realista delicato nel racconto Detstvo Nikity ("L'infanzia di Nikita", 1920-22), tracciò nella trilogia Choždenie po mukam ("La via dei tormenti", 1922-41) un ampio quadro della società russa alla vigilia e agli inizî della rivoluzione; ad Aelita (1922-23), racconto utopistico da cui J. Protazanov trasse uno dei primi film di fantascienza, fece seguire, fra l'altro, il romanzo fantastico e satirico Giperboloid inženera Garina ("L'iperboloide dell'ingegnere Garin", 1925-27); con pitture d'ambiente, Vasilij Suškov (1927), alternò poderose rievocazioni storiche: il romanzo Chleb ("Pane", 1937) sulla difesa di Caricyn (Stalingrado) durante la rivoluzione, e la biografia romanzata Pëtr I (1929-45), considerata la sua opera migliore. Scrisse testi teatrali, tra cui Ivan Groznyj ("Ivan il Terribile", 1941-43).