ALCIFRONE ('Αλκίϕρων, Alcĭphro)
Sofista dell'età imperiale. Possediamo di lui una raccolta di 122 lettere (alcune frammentarie), divise in 4 libri. Il primo comprende lettere di pescatori, il secondo di contadini, il terzo di parassiti, il quarto di etère. A. si è proposto di rappresentare in forma epistolare vita e società attica, specie delle classi inferiori. Può essere che l'impulso dell'opera venga da Luciano, che A. pare imitare, sebbene sia ancora controverso in quale misura; fonte principale è la commedia media e nuova, come mostra già l'importanza attribuita al tipo del parassita; benché molto sia di tal natura che non importa ricercare fonti. Ma si avrebbe torto di fidarsi troppo, come pure si è fatto per il passato, dei particolari antiquarî da lui trasmessi, perché nessuno scrittore antico mira a fedeltà archeologica.
Attica del buon tempo vuol essere anche la lingua, ma fino a che punto l'imitazione linguistica sia riuscita, è difficile determinare, perché anche nell'ultima edizione l'elocuzione è spesso corretta analogicamente conforme ai canoni dell'atticismo: certo ad A. non riesce dissimulare la propria età (persino latinismi!). Lo stile è di semplicità aggraziata, ma talvolta anche artificiata.
La rappresentazione dei caratteri è per lo più di maniera, come lingua e stile.
Meglio riuscito è il quarto libro, epistole attribuite a cortigiane celebri e ai loro amanti: particolarmente famose le lettere di Menandro e Glicera. Qui il fondamento storico è mal sicuro: migliore e più sicuro sembra quello della lettera di Lamia a Demetrio Poliorcete, dove è probabile che A. si sia servito dell'epistolografia erotica alessandrina. Il tempo di A. è dubbio. Terminus post quem è Luciano, e molto al disotto non si potrà scendere, perché Aristeneto considera A. contemporaneo di Luciano. Imitazioni di Eliano da A. non paiono provate.
Bibl.: L'edizione critica di M. A. Schepers (Lipsia 1905), segna solo il principio dell'attività critica. Importante un contributo di J. Vahlen, in Berliner Sitzungsber., 1908, p. 990; v. anche L. Castiglioni, Collectanea graeca, Pisa 1911, p. 1.
Orientano in genere W. Schmid, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. der class. Altertumswiss., I, col. 1548; W. v. Christ e W. Schmid, Geschichte der griechischen Litteratur, II, ii, 6ª ediz., Monaco 1924, p. 826 seg. Per Menandro e Glicera: A. Körte, in Hermes, 1919, p. 87, che del resto prova anche qui dipendenza da scienza e pseudoscienza alessandrina per Lamia e Demetrio; U. v. Wilamowitz, in Hermes, 1909, p. 466. Per la cronologia è ormai antiquato H. Reich, De Alciphronis Longique aetate, Königsberg 1904: v. ora K. Meiser, nei Sitznngsberichte dell'Accademia di Monaco, 1904, p. 192; 1905, p. 139.