ALCATOE ('Αλκαϑόη, Alcathŏe)
Alcatoe o Alcitoe è figlia di Minia in Orcomeno di Beozia, insieme con Leucippe e Arsippe (l'ultima denominata anche Aristippe o Arsinoe). Quando il culto di Dioniso s'estende in Beozia, mentre tutte le altre donne abbandonano la casa e si dànno a celebrare su pei monti le orge in onore del nuovo nume, Alcatoe e le sorelle, che non vogliono riconoscere la divinità del figlio di Semele, si trattengono in casa a filare e a tessere. Ma sul far della sera ecco che riempie tutta la casa un suono di flauti e di timpani, mentre edera e pampini s'avvolgono al telaio, la casa trema, vivo chiarore di faci si spande ovunque, e ovunque numerose fiere s'aggirano urlando. Spaventate, Alcatoe e le sorelle fuggono e tentano di nascondersi in cupi recessi, ma son cambiate in pipistrelli. Tali le linee generali del racconto in Ovidio, Metam., IV. Più tragico è il racconto presso Antonino Liberale, Metam., 10, dove Dioniso stesso sotto le spoglie d'una donzella esorta le Miniadi a prender parte alla festa, e telaio scorrono nettare e latte. Impazziscono le sorelle e risolvono di offrire un sacrifizio umano al nuovo nume. La sorte designa Leucippe, e il suo figlioletto Ippaso viene sbranato. Subito dopo il cruento sacrificio le tre giovani fuggono di casa ed errano insane pei monti, dove Ermete le cangia finalmente in un pipistrello, un gufo e un barbagianni. Plutarco (Græcae quaest., 38) riferisce a questo mito l'uso, conservatosi fino ad epoca assai tarda in Orcomeno, per cui nelle feste dionisiache dette Agrionie il sacerdote di Dioniso inseguiva a spada nuda certe donzelle della stirpe di Minia, e, se alcuna si lasciava raggiungere, il sacerdote doveva ucciderla.
Bibl.: Cfr. Stoll, in Roscher, Lexikon d. griech. u. röm. Mythol., I, i, coll. 241-42; Hiller von Gärtringen, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. der class. Altertumswiss., I, coll. 1509-10; Nilsson, Griechische Feste von religiöser Bedeutung, Lipsia 1906, p. 271 segg.