HALLER, Albrecht von
Medico, naturalista e poeta, nato a Berna il 16 ottobre 1708, ivi morto il 12 dicembre 1777. Cominciò i suoi studî di medicina appena quindicenne all'università di Tubinga, li continuò a Leida ov'ebbe la laurea, quindi si recò a Londra e a Parigi ove si dedicò particolarmente a studî anatomici; a Basilea s'occupò di ricerche matematiche. Nel 1729 si stabilì a Berna, divenne bibliotecario del comune e continuò i suoi studî anatomici e botanici; nel 1736 venne chiamato alla cattedra d'anatomia e chirurgia a Gottinga e si conquistò ben presto così vasta fama da essere considerato come il capo di quella grande scuola medica. Fondò l'Orto botanico, il Teatro anatomico e l'Istituto fisiologico di Gottinga; nel 1753 tornò nella sua città natale, ed ebbe varî importanti incarichi amministrativi. Uomo di cultura enciclopedica, di mente aperta alle ricerche più difficili e più profonde, poeta, maestro e clinico insigne, H. fu non solo grande fisiologo e diligente anatomico, ma anche attivo e fecondo scrittore di medicina. Fondò la dottrina dell'irritabilità (v.), studiando a fondo la fisiologia del moto e compiendo un gran numero d'esperimenti sugli animali e particolarmente sugli stimoli che sostanze chimiche esercitano sui tessuti. In seguito a questi studî egli stabilì la dottrina che la sensibilità e l'irritabilità sono qualità fondamentali dei tessuti animali viventi e che mentre la sensibilità ha sede nei nervi, l'irritabilità è caratteristica per il sistema muscolare. Egli fu il fondatore del metodo sperimentale in fisiologia. Non fu meno benemerito nel campo della botanica, sia illustrando alcune specie ancora poco note, sia gettando le fondamenta della flora della Svizzera in lavori di classica fattura.
Le sue opere scientifiche più importanti sono: Praelectiones Boerhavii ad proprias institutiones (Gottinga 1739-1744); Primae lineae physiologiae (Gottinga 1744); Elementa physiologiae corporis humani (Losanna e Berna 1757-66); Historia stirpum Helvetiae indigenarum (Berna 1768, 1a ed., Gottinga 1742). Oltre a queste opere pubblicò otto fascicoli di figure anatomiche (Icones anatomicae, Gottinga 1743-56) e lavori bibliografici di botanica (Bibliotheca botanica, Zurigo 1771-72), di anatomia (Bibliotheca anatomica, Zurigo 1774-77), di chirurgia (Bibliotheca chirurgica, Berna 1775), di medicina (Bibliotheca medicinae practicae, Berna 1776-79): complessivamente 9 volumi.
Come poeta, il H., movendo dalla lirica del barocco, si evolve verso una poesia filosofico-didascalica che, se esteriormente rivela influenze di F. Hagedorn e del Pope, ha però una maggiore ricchezza di contenuto, una profondità e un senso della realtà, quali non si trovano presso altri poeti del tempo. A ciò contribuì la conoscenza che il H. ebbe del movimento filosofico dell'età sua e in modo particolare del pensiero dello Shaftesbury e del Leibniz. A volte il suo poetare non va oltre il mettere in versi il dialettico svolgersi del suo pensiero entro i postulati di un problema che affatica la sua mente, ma mentre il Pope si compiace quasi a freddo di una certa sua abilità dialettica, il H. vi porta calore, serietà.
Egli deve la sua maggior fama di poeta al poemetto in alessandrini Die Alpen (1729). Nel 1728 aveva percorso con un amico alcune regioni alpine della Svizzera; e più ancora che l'imponenza e la grandezza del mondo alpino lo avevano colpito la primitività sana e intatta degli abitanti di quelle regioni, in pieno contrasto con le abitudini molli e viziose del vivere cittadino. Da questo contrasto nasce il poemetto nel quale appunto quei monti e quelle vette intorno sono scenario e sfondo più che diretti motivi dell'ispirazione. A ogni modo il H. aperse, col suo poemetto, al sentimento della natura un nuovo campo, dal quale sino ad allora i poeti si erano tenuti lontani, quando non avevano ripetuto i luoghi comuni della paura e del terrore. Minore fortuna ebbero tre suoi romanzi a tono politico nei quali difende una forma di stato aristocratico-repubblicana: Alfred, König der Angelsachsen (1773), Ussong (1771), Fabius und Cato (1774). Importantissimi per la sua vita e per il suo pensiero sono i moltissimi appunti, le osservazioni, le note che egli raccolse nella sua lunga vita: Tagebuch seiner Beobachtungen über Schriftsteller und über sich selbst a cura di J. G. Heinzmann, Berna (1787) e i Tagebücher seiner Reisen nach Deutschland, Holland und England, a cura di L. Hirzel (1883). Il suo epistolario con F. v. Gemmingen fu edito da H. Fischer nel 1899 e quello con S. Gesner da H. Sigerist nel 1923. Moltissimo si tradusse allora dalle sue liriche in Francia, Inghilterra e, in Italia, da M. Fassadoni, da A. Bertola, da G. U. Pagani-Cesi. Un'edizione critica delle sue poesie è quella curata da H. Maync, Lipsia-Frauenfeld 1923.
Bibl.: G. Zimmermann, Das Leben der Herrn von H., Basilea 1775; H. Chavannes, Biogr. de H., Losanna 1840; 2a ed., 1845; A. Frey, A. v. H. u. seine Bedeutung für die deutsche Lit., Berna 1879; O. v. Greyerz, F. v. H. als Dichter, Berna 1902; S. Jenny, H. als Philosoph, Basilea 1902; J. Hemmeter, A. v. H., in John Hopkins Hosp. Bull., 1908; A. Farinelli, A. v. H., in L'opera di un maestro, Torino 1920, pp. 224-245 (con bibl.); S. d'Irsay, A. v. H., Lipsia 1930.