DE DOMINICIS, Alberto
Nato a Teramo il 13 febbr. 1879 da Carlo e da Filomena Tanzii, iniziò tardi la sua carriera di studioso, perché in età giovanile sofferse di violenti manifestazioni tubercolari. Appena guarito riprese gli studi; conseguì la laurea in chimica pura nel 1910 a Roma. Nonostante le gravi difficoltà finanziarie, intraprese la carriera scientifica, anche se poco remunerativa, presso il glorioso istituto chimico di via Panisperna in Roma: ma lo lasciò subito per seguire, con la qualifica di, assistente ordinario, colui che aveva già eletto a maestro, Celso Ulpiani, che si trasferiva a Portici per ricoprire la cattedra di chimica agraria e assumere la direzione dell'istituto di chimica agraria dell'allora Scuola superiore di agricoltura.
Il D. iniziò le sue ricerche con indagini sulla laterizzazione (Il metodo di van Bemmelen nella ricerca dei terreni lateritici e il processo di laterizzazione del nostro suolo, in Le Stazioni sperimentali agrarie italiane, XLVII [1914], pp. 282-296), cercando di spiegare con questo degrado la maggiore sterilità dei suoli meridionali. Con lo stesso scopo egli prese in esame la crosta pugliese, discutendone le caratteristiche e da queste risalendo ad ipotesi sulla genesi: ma tali fenomeni poterono essere indagati solo in superficie con i metodi di cui si disponeva allora.
Più fecondi di risultati furono i suoi studi di chimica del suolo sulle relazioni tra adsorbimento di ioni e coagulazione dell'argilla (Sulla relazione fra adsorbimento e coagulazione e sua importanza nel terreno, ibid., XLVIII [1915], pp. 525-555),sullo adsorbimento e scambio di cationi e anioni nel suolo (1915), sul potere disperdente e coagulante degli alcali nel terreno (1917).
Riuscì poi a dire una parola definitiva sul dibattuto problema dell'origine della soda nel terreno (Terreni salsi e terreni alcalini. L'origine della soda nel terreno, ibid., LI [1918], pp. 103-161); la comparsa del carbonato sodico e dell'alcalinità, che segue il dissalamento dei suoi salsi, fu da lui geneticamente collegata non a reazioni del carbonato di calcio con i sali neutri (come sosteneva E. W. Hilgard) o con il sodio di scambio (ipotesi di K. K. Gedroiz) ma a carbonatazione, mediante anidride carbonica tellurica, dell'idrossido di sodio, proveniente dall'idrolisi della sodio-argilla che è presente nei suoli salsi e che lo libera non appena la salinità viene allontanata dalle piogge di un mutato clima.
Di notevole interesse anche le ricerche tecnologiche (pubblicate in Annali della R. Scuola sup. di agricoltura in Portici) sui guani della Sardegna (1919), sulle ceneri del mallo di mandorle da usare per la produzione di concimi potassici (1920), sui processi che avvengono durante la cottura dei legumi (1920), sulla coagulazione presamica per ottenere dal latte le cagliate più idonee alla produzione di formaggio (1922-1926), sull'estrazione della canfora da canforeti coltivati a Napoli (1925).
Nel 1923 il D. fu vincitore del concorso alla cattedra di chimica agraria e nel 1924 fu chiamato a ricoprire la cattedra nella Scuola superiore di agricoltura di Portici, quella cattedra che era stata dell'Ulpiani, deceduto nel novembre del 1919. Della facoltà di agraria di Portici (tale era divenuta la Scuola nel 1935) il D. sarà preside eletto per due trienni, dal 1946 al 1952. Iniziava per il D. un nuovo impegno: egli intraprese la riorganizzazione dell'istituto e l'annessa stazione chimico-agraria sperimentale che avevano risentito non poco della carenza per cinque anni di una direzione stabile.
Fra i meriti del suo lavoro è la definizione del contenuto e dei limiti del corso di chimica agraria, disciplina, questa, scaturita dalla suddivisione del vecchio corso di temologie chimico-agrarie in chimica agraria da una parte e industrie agrarie dall'altra, e di cui in Italia non esisteva alcuna tradizione. Il corso, presentato sempre sotto la modesta forma di "Appunti dalle lezioni di chimica agraria", è stato il fondamento delle successive evoluzioni sia per la scelta degli argomenti che alla chimica agraria attenevano, sia per il loro inserimento in un quadro sistematico teso a presentare rigorosamente definito il complesso suolo-pianta-clima, e completato da tutte le deduzioni che giustificano le pratiche atte ad esaltare la produttività. Durante questo lavoro organizzativo la produzione scientifica del D. sembrò diminuire, ma aumentò quella dei suoi assistenti, sempre più numerosi, e quasi tutti poi pervenuti alla cattedra universitaria.
Il D. dette inizio inoltre al suo impegno come meridionalista, sia avanzando ipotesi, che andava man mano verificando, per tentare di attribuire una causa pedologica alla inferiorità di molta agricoltura del Mezzogiorno rispetto all'agricoltura del Settentrione d'Italia; sia cercando nella pratica il controllo delle teorie, che andava elaborando, sulla concimazione nei climi aridi, e che sottoponeva a verifica sperimentale in due campi, uno in pianura a Cerignola, l'altro in collina a Rionero in Vulture.
La seconda guerra mondiale venne a interrompere questo lavoro; l'inizio della ricostruzione lo incoraggiò a riprendere l'iniziativa cominciando daccapo e allargando l'indagine agli effetti combinati della concimazione e dell'irrigazione. Fondò ed animò un Centro studio per il suolo meridionale in seno al Consiglio nazionale delle ricerche e istituì, con l'aiuto dell'Opera nazionale combattenti, un campo pilota per l'irrigazione del Basso Voiturno presso Cancello Arnone. Sui suoli meridionali il'D. organizzò sistematicamente il suo pensiero che espose in un discorso dal titolo Il suolo meridionale (in Annali della Fac. di agraria di Portici, 3, XVII [1948], pp. 1-17).
La morte lo colse a Francavilla a Mare il 10 sett. 1952, quando aveva dimostrato, tra la palese incredulità di alcuni temici agrari, che pure se le terre argillose del Basso Volturno "-soffrivano più per eccesso (invernale) che per difetto (estivo) di acqua", tuttavia traevano dall'irrigazione e dalla concimazione, se oculatamente praticate, soprattutto nelle proprietà fisiche, indubbi vantaggi che minimizzavano le loro limitazioni all'esercizio di un'agricoltura altamente redditizia.
Fu socio ordinario di numerose associazioni scientifiche e membro del Consiglio nazionale delle ricerche.
Bibl.: F. Giordani, A. D., in La Chimica e l'industria, XXXV (1953), pp. 770 s.; M. Covello, Cento anni di chimica nell'Università di Napoli, in Gazz. chim. ital., XCII (1962), pp. 829-49.