CRESPI (Crispi, de Crespis, de Crispis), Alberto (Albertino)
Nato verso il 1390 da una famiglia originaria di Milano, entrò tra i frati agostiniani nel convento di S. Mustiole nel circondario di Pavia. Le prime informazioni sicure sulla sua attività al servizio del suo Ordine risalgono al 18 sett. 1415, quando compare come priore e procuratore di S. Mustiole, di cui era ancora priore nel dicembre 1417.
Non è certa l'esattezza dell'accenno che il Maiocchi nel Codice diplomatico dell'università di Pavia, II, 1, p. 550, fa al C. come "lector" e "magister" presso quell'università nel 1418. È possibile comunque che egli già insegnasse nella facoltà delle arti, dato che il 31 ag. 1419 ottenne la licenza di leggere le Sentenze e di proseguire gli studi di teologia presso l'università di Padova, da parte del priore generale degli agostiniani Agostino Favaroni, in occasione del capitolo generale tenutosi ad Asti. Da questa licenza risulta chiaro che egli aveva già ottenuto la qualifica di "baccalaureus biblicus".
Il 24 genn. 1420 il priore generale degli agostiniani permise che il C. aderisse a una richiesta dei suoi confratelli e di Filippo Maria Visconti che desideravano che egli mantenesse la carica di priore di S. Mustiole: si chiedeva infatti il trasferimento da Padova all'università di Pavia, dove il C. avrebbe dovuto tenere un corso sulle Sentenze, e inoltre conseguire il dottorato in teologia. Le sue lezioni sulle Sentenze devono aver avuto luogo nell'anno accademico 1420-21, dato che nel 1421 egli fu "licentiatus" e nel 1422 divenne dottore in teologia all'università di Pavia. Verso il 1424-25 il C., insieme col famoso frate osservante Giovanni Rocco Porzi (Porcii) di Pavia, era considerato come uno dei più importanti frati agostiniani della zona; i cronisti agostiniani sostennero che la loro fama si era diffusa ben al di là dei confini della penisola italiana. Il 29 febbr. 1424 il C. fu nominato dal priore generale "magister regens" dello "Studium generale" agostiniano a S. Agostino a Pavia per l'anno accademico 1424-25, e il 1° giugno 1425 gli fu consentito di elevare al rango di "lector" due frati che godevano delle qualifiche necessarie. Il 2 giugno 1425 fu scelto come terzo vicario generale (dopo Giovanni Rocco e Nicolino da Cremona) per l'imminente capitolo che si sarebbe tenuto a Tortona nell'ottobre 1426 (Arch. gen. d. Ordine degli eremitani di S. Agostino, Dd 4, f. 173r). Il 6 febbr. 1431 sembra svolgesse le funzioni di maestro reggente nel convento degli agostiniani a Genova, mentre un altro frate veniva nominato temporaneamente per questa carica, nel caso che il C. divenisse, come si sperava, provinciale per la provincia lombarda (ibid., Dd. 5, f. 1r).
Nel frattempo il C. continuava a mantenere i contatti con il convento di S. Mustiole, che sembra avesse tentato di adottare la riforma osservante. Un contratto del 4 luglio 1431 stabilì che il convento poteva apportare modifiche ai rapporti di proprietà solo dopo aver consultato ed essersi trovato in accordo col C., anche se egli non vi ricopriva nessuna carica. Nell'autunno del 1431 il C. fu eletto provinciale per la Lombardia al posto di Nicolino da Cremona, che si era dimesso da questa carica. Il nuovo priore generale Gerardo da Rimini gli scrisse il 2 ott. 1431, confermando la sua elezione e concedendogli la facoltà di reintegrare quegli apostati, che, abbandonato l'Ordine, desideravano ora tornare a farne parte; inoltre gli permetteva di impegnarsi in quelle transazioni commerciali che gli fossero sembrate rispondere meglio agli interessi della sua comunità. Egli ricevette anche il permesso di creare un vicariato speciale per venti frati che erano rimasti bloccati al di qua dal Po ed erano impossibilitati a far ritorno al loro convento per lo scoppio di un'epidemia di peste (Codex diplomaticus..., pp. 43 ss.).
Il 6 febbr. 1432 Filippo Maria Visconti ordinò all'università di Pavia che il C., "actualiter legenti", ricevesse l'incarico di professore di teologia con uno stipendio annuo di trenta fiorini. Il 28 febbr. 1432 il Visconti nominò il C. suo delegato personale al concilio di Basilea, motivando questa scelta col rifiuto dei "prelati" della città di Pavia a mettersi in viaggio per il concilio, nonostante le sue ripetute insistenze. Da lettere del Visconti in data 10 e 11 febbr. 1432 risulta che a Basilea si trovavano già altri suoi inviati, ma che costoro non riuscivano a rappresentare con successo i suoi interessi (Mansi, XXX, ff. 85 ss.). Le lezioni che il C. teneva come professore a Pavia furono sospese fino al suo ritorno, ma l'università ricevette l'ordine di continuare a pagargli lo stipendio. Da documenti dell'università risulta che questi pagamenti ebbero luogo, e che il C. successivamente riprese la sua attività didattica a Pavia.
Il C. non si mise immediatamente in viaggio, dato che il 6 ottobre si trovava ancora a S. Mustiole (Codex diplomaticus..., II, p. 46); a Basilea era sicuramente il 24 ott. 1432 quando, ancora provinciale per la Lombardia, prestò il giuramento, insieme a Nicolino da Cremona e ad altri frati e teologi secolari, con cui entrava a far parte del concilio. Il 2 genn. 1433 il concilio decise di inviare a Costantinopoli una nuova delegazione, di cui erano membri il vescovo domenicano titolare di Suda, Antonio de Pera, e il provinciale dei carmelitani per la Lombardia, Girolamo da Genova. Quest'ultimo rifiutò di partire, e il 9 gennaio il concilio nominò al suo posto il Crespi.
Il C. e Antonio de Pera prestarono giuramento come legati, ricevettero lettere di credenziali ed ampi poteri per negoziare la riunificazione coi Greci, ed anche una dispensa "communicandi cum haereticis et portandi graecam barbi" (Haller, II, p. 310; Monumenta conciliorum..., II, p. 293). La missione del C. fu resa più difficile dalla tensione esistente fra il concilio e il papa Eugenio IV, e soprattutto dalla presenza a Costantinopoli del legato di quest'ultimo, Cristoforo Garatoni. Il C. ed il suo collega ricevettero l'incarico di offrire assistenza finanziaria ai Greci per la lotta contro i Turchi, e specialmente di convincerli della legittimità e dell'influenza del concilio all'interno della Chiesa occidentale. Le credenziali del C. all'imperatore di Bisanzio e al patriarca portano la data del 23 genn. 1433.
Il 26 gennaio i due legati partirono da Basilea, e, dopo aver attraversato, secondo le istruzioni, l'Ungheria, la Macedonia e la Bulgaria, giunsero a Costantinopoli il 30 apr. 1433. Il 1º maggio furono ricevuti dall'imperatore: essi cercarono di convincerlo della loro credibilità e lo incoraggiarono ad inviare degli ambasciatori a Basilea con ampi poteri per negoziare la riunificazione. Il 2 maggio si incontrarono col patriarca e tentarono di convincere anche lui alla causa della riunificazione. Nonostante le argomentazioni contrarie del legato papale, che sosteneva che il concilio si stava svolgendo in condizioni più che precarie e stava per sciogliersi, sia l'imperatore sia il patriarca acconsentirono alla fine ad inviare legati a Basilea col C. e con Antonio de Pera.
Nel frattempo il C. e Antonio stabilirono contatti con due vescovi armeni, Isaia e Giovanni, e, per loro tramite, invitarono anche la Chiesa armena ad impegnarsi in trattative per l'unificazione. Il 30 sett. 1433 i due vescovi risposero che avrebbero discusso l'invito dei legati col loro patriarca, e questa risposta fu frequentemente citata alla sessione successiva del concilio di Basilea come prova del successo dei negoziati condotti dal Crespi. L'11 nov. 1433 l'imperatore Giovanni VIII Paleologo nominò tre legati greci che avrebbero accompagnato la delegazione a Basilea. Il 15 ottobre sia l'imperatore sia il patriarca scrissero al concilio, dichiarandosi favorevoli alla cooperazione, sulla base delle discussioni avute col C. e coll'altro legato. Nello stesso giorno il C. riferì al concilio le sue impressioni e i suoi risultati.
Il 25 novembre il gruppo dei greci e dei legati occidentali partì da Costantinopoli, portando con sé la somma di 1.000 ducati veneziani per le spese di viaggio (Haller, Concilium Basiliense, I, p. 334). La navigazione verso Venezia, già iniziata, fu interrotta dalle tempeste invernali e la nave fu costretta a rientrare. Antonio de Pera ripartì da solo il 2 dic. 1433 e, dopo un viaggio per mare, raggiunse Basilea il 2 maggio 1434, dove riferì i risultati della legazione. Il C. e i greci si misero in viaggio via terra e il 18 gennaio, investiti da una tempesta sul Mar Nero, riuscirono a stento a salvarsi. Essi attraversarono la Valacchia, la Moldavia e la Ticia, superarono la fortezza di Abbad in Ungheria, finché furono attaccati dalle truppe di predoni di Giovanni, bano di Morot, che assalirono la carovana coi bagagli, composta di carri e ottantasei cavalli, rubarono i cavalli, le vettovaglie e i beni personali, lasciando il C. ed i greci coi carri vuoti e "in puris naturalibus nati reducti". Alla vigilia di Pentecoste essi raggiunsero Buda, dove infuriava una controversia fra Giorgio di Palocz, arcivescovo di Gran, e i suoi vescovi coadiutori, prelati e baroni. Ciononostante, essi ricevettero provviste e 200 ducati per il viaggio, e, dopo una sosta di diciassette giorni a Buda, proseguirono per Basilea. Il 24 giugno arrivarono a Ulm, dove furono ricevuti dall'imperatore Sigismondo il 25 giugno, e l'11 luglio raggiunsero finalmente Basilea. Il 25 giugno da Ulm il C. aveva scritto al concilio (Mansi, XXX, p. 835), ed il 19 giugno davanti al concilio, radunato in pieno concistoro, furono letti dispacci portati dal C. e da Antonio de Pera. Questa lettura si svolse sia in latino sia in greco, per rispetto ai legati che avevano accompagnato il Crespi. Le esperienze del C. e le lettere dei Greci e degli Armeni che egli aveva riportato con sé costituirono la base per la successiva delegazione inviata dal concilio alle Chiese orientali. Inoltre, dopo l'esperienza del C., la delegazione successiva di cui faceva parte Giovanni di Ragusa, fu munita di lettere di salvacondotto per il bano di Rasia. Le istruzioni richiedevano che fosse messo in chiaro quanto il concilio si stesse adoperando per la causa della riunificazione, e volevano sottolineare in modo particolare l'opera svolta dal C. e da Antonio de Pera, e la calda accoglienza riservata ai tre legati greci venuti col Crespi.
Nel frattempo le avventure del C. erano certamente sconosciute alle sfere dirigenti dell'Ordine agostiniano. L'11 marzo 1434 il priore generale confermò da Verona la rielezione del C. a provinciale per la Lombardia (Arch. gen. dell'Ord. d. eremitani di S. Agostino, Dd 5, f. 8r). Si diedero disposizioni al C. affinché convocasse i frati della sua provincia in preparazione del capitolo generale che si sarebbe tenuto a Mantova il 16 giugno 1434. Fu consentito al C. di radunare a questo scopo fino a 100 frati e di attingere ai fondi provinciali per provvedere alle loro spese. Alla adunanza di questo capitolo, il priore generale ordinò che le spese venissero pagate al C. e a Nicolino da Cremona, in qualità di rappresentanti dell'Ordine al concilio di Basilea. Questa è la prima indicazione del fatto che il C. era presente al concilio non semplicemente nella qualità di rappresentante del Visconti (A. do Rosario-C. Alonso, XLII [1979], pp. 68 ss.), anche se più antichi cronisti dell'Ordine riferiscono che gli agostiniani avevano mandato quindici teologi al concilio che mettessero al servizio la loro esperienza nella ricerca di una soluzione al problema greco e armeno.
Poco dopo il suo ritorno da Costantinopoli, il C. cessò la sua attività a Basilea. Dal 6 genn. 1435 non fu più provinciale per la Lombardia, e il 2 febbraio del 1435 egli ricevette dal priore generale il permesso di operare in favore dell'Ordine dei cavalieri ospedalieri di S. Giovanni a Gerusalemme, facendo viaggi, predicando anche e curando la pubblicazione delle loro bolle a suo piacimento (Arch. gen. dell'Ordine..., Dd. 5, f. 12r). Sembra che il C. abbia trascorso gli ultimi anni della sua vita a S. Mustiole, studiando e scrivendo, e mantenendo tuttavia un legame con l'università.
Il 4 marzo 1437 fu presente alla fondazione di una nuova cappella a S. Mustiole, senza essere designato però come priore o provinciale. Il 14 giugno 1438 il priore gli concesse il privilegio di tenere a S. Mustiole uno scrivano, "pro suorum operorum editione", e un "socius": con entrambi egli avrebbe dovuto convivere secondo la "vita communis". Non è chiaro se si possa identificare il C. con quel "magister Albertus de Crispis de Mantua" che il 17 ott. 1441 ricevette la somma di trenta fiorini per l'anno accademico 1441-42 "ad lecturam Philosophiae Naturalis", e che fu presente ad una cerimonia accademica il 14 giugno 1442 (Codice diplomatico, II, p. 433; Z.Volta, pp. 581-582). Il 23-26 luglio 1446 dette il suo contributo ai piani per la nuova cappella di S. Nicolò da Tolentino a S. Mustiole, donata da residenti locali su sollecitazione del Crespi. Il 17 ottobre fu stipulato un accordo "prope cameram... magistri Alberti"; il 3 genn. 1453 egli condusse a nome del convento delle trattative riguardanti la proprietà, ed il 10 ag. 1453 agì come esecutore testamentario per le ultime volontà e il testamento di un cittadino che voleva essere sepolto a S. Mustiole.
Il C. morì il 12 apr. 1454. mentre ricopriva la carica di vicario generale di S. Mustiole.
Nonostante la sua fama di studioso e la disponibilità di uno scrivano per il completamento delle sue opere, non si sa nulla della sua produzione e nessun'opera rimasta gli può essere attribuita.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio generale d. Ord. d. erem. di s.Agostino, Regist. dei priori generali, Dd 4, Dd 5; I. D. Mansi, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, XXIX-XXX, Venetiis 1788-1792, pp. 85-88, 835; Monumenta Conciliorum generalium saeculi XV, II, Wien 1873, p. 293; J. Haller, Concilium Basiliense. Studien und Quellen zur Gesch. des Konzils von Basel, I, Studien und Dokumente 1431-1437, Basel 1896; II, Dre Protokolle des Konzils 1431-1433, ibid. 1897; R. Maiocchi, Codice diplom. dell'università di Pavia, II, 1, 1401-1440, Pavia 1913, p. 550; II, 2, 1441-1450, ibid. 1915, p. 433; Id-N. Casacca Codex dipl. Ord. Erem. S. Augustini Papiae, II, Pavia 1906, pp. 43 ss., 46; ibid. 1915, ad Ind.; A. do Rosario-C. Alonso, Actas inéd. de diez capit. generales: 1419-1460, in Analecta Augustintana, XLII (1979), pp. 5-133; Th. Herrera, AIphabetum Augustinianum, Matritii 1644; Ph. Elsius, Encomiasticon Augustinianum, Bruxellis 1654; L. Torelli, Secoli agostiniani, VI-VII, Bologna 1680-1682, passim; J. F. Ossinger, Bibliotheca Augustiniana, I-II, Ingolstadt 1776, passim; N.Crusenii Pars tertia monastici augustiniani…, cum additamentis Rev. P.M.Fr. J. Lanteri, I, Vallisoleti 1890, passim; Z. Volta, Dei gradi accad. conferiti nello "Studio generale" di Pavia sotto il dominio visconteo, in Arch. stor. lomb., XVII(1890), pp. 581 s.; A. Zumkeller, Die Augustinereremiten und ihre Beteiligung an den Konzilien von Konstanz und Basel, in Analecta Augustiniana, XXVIII (1965), pp. 5-56; Id., Drei Augustinertheologen des beginnendon 15. Jahrhunderts im Dienste der Union, in Wegzeichen. Festgabe zum 60. Geburtstag von Prof. Dr. Hermenegild M. Biedermann, Würzburg 1971, pp. 139-144.