Delon, Alain
Attore cinematografico francese, nato a Sceaux (Seine) l'8 novembre 1935. Alternando nel corso di tutta la sua carriera il cinema d'autore a quello commerciale, si è imposto sulla scena internazionale negli anni Sessanta e Settanta alla scuola di Luchino Visconti, che ha messo in luce il carattere ambiguo della sua bellezza. Lo sguardo freddo e cinico, in contrasto con il suo volto angelico, lo ha reso anche interprete ideale dell'antieroe noir di polizieschi diretti da registi quali Jean-Pierre Melville e Jacques Deray.
Dopo aver partecipato alla campagna d'Indocina nella marina militare, il giovane D. iniziò a frequentare a Parigi l'ambiente degli intellettuali e il mondo dello spettacolo e a recitare in alcune pièces teatrali, finché la sua singolare bellezza e la sua duttilità nell'affrontare ruoli anche modesti vennero notate da alcuni produttori. Fu così che per il giallo di René Clément Plein soleil (1960; Delitto in pieno sole) ispirato a un romanzo di P. Highsmith, l'attore, scelto inizialmente per una parte secondaria, ottenne invece quella del protagonista, il subdolo Mr Ripley che uccide un giovane miliardario per assumerne l'identità. Il film ebbe un buon successo e rappresentò per D. un ideale trampolino di lancio, proponendo per la prima volta quel personaggio controverso a lui estremamente congeniale. Fu però un maestro come Visconti a consentirgli di lasciar affiorare una complessità interpretativa, che lo impose all'attenzione, quando lo diresse magistralmente in Rocco e i suoi fratelli (1960), opera in cui lo spirito neorealista si fonde con le cadenze del melodramma. D. rese perfettamente l'introversa malinconia del giovane protagonista, un figlio del Meridione depresso immigrato a Milano, proletario dall'animo 'viscontianamente' nobile, ma destinato per la sua eccessiva mitezza a risultare un perdente. Il film favorì l'inizio di una carriera italiana dell'attore: Michelangelo Antonioni lo volle infatti per L'eclisse (1962), facendogli interpretare un dinamico e arrivista agente di borsa; l'anno successivo fu ancora Visconti a scritturarlo per Il Gattopardo, nel ruolo dell'affascinante Tancredi, nipote del principe di Salina, risolto giocando su un'esuberanza vitalistica di tipo stendhaliano, valorizzata dalla lettura chiaroscurale e barocca del romanzo di G. Tomasi di Lampedusa elaborata dal regista. Nello stesso periodo D. fu protagonista in Francia di un polar (il poliziesco francese) di grande successo commerciale: Mélodie en sous-sol (1963; Colpo grosso al Casinò) di Henry Verneuil, dove lavorò per la prima volta con il più popolare attore francese, Jean Gabin, interpretando un giovane e impulsivo truffatore. Ai successi della vita professionale si legarono in maniera inscindibile i clamori di quella privata: una lunga e tormentata storia d'amore con l'attrice Romy Schneider, il discutibile attivismo politico e imprenditoriale, che ebbe un seguito anche giudiziario, il suo coinvolgimento in vari scandali rosa. Le vicende biografiche finirono per rendere ancora più avventurosa e seducente, agli occhi del pubblico, l'immagine dell'attore, che divenne, sul finire degli anni Sessanta, emblematica dei personaggi amorali e privi di scrupoli protagonisti di certi polizieschi francesi. È sulla sua ambigua maschera che il regista Jean-Pierre Melville costruì la figura del sicario dolente di Le samouraï (1967; Frank Costello faccia d'angelo), noir di grande potenza espressiva. In Borsalino (1970) di Jacques Deray, D. ebbe modo di confrontarsi con l'altro attore simbolo del cinema francese, Jean-Paul Belmondo, gareggiando con lui nell'imprimere un piglio canagliesco alla recitazione in una commedia poliziesca che ebbe successo in tutta Europa. Gli anni Settanta furono per D. contrassegnati da ruoli sempre legati al polar, con qualche altra digressione nel cinema d'autore. L'attore, infatti, sostituì Marcello Mastroianni nel film La prima notte di quiete (1972) di Valerio Zurlini, e contribuì a rendere memorabile la figura torbida e romantica del protagonista, un maestro disilluso che rispecchia le contraddizioni e i dubbi di una generazione. Anche nel kafkiano Mr. Klein (1976) di Joseph Losey D. raffigura alla perfezione un personaggio tragico e sfuggente: l'usuraio perseguitato dall'idea di un altro sé stesso negli anni bui dell'occupazione nazista a Parigi.Successivamente la carriera di D. ha registrato una leggera battuta d'arresto. È stato infatti il protagonista di polizieschi e thriller di minore interesse, cercando di rilanciarsi come produttore e regista con Pour la peau d'un flic (1981; Per la pelle di un poliziotto) o Le battant (1983; Braccato), e occupandosi anche di fiction televisiva. È tornato al cinema francese d'autore come protagonista, enigmaticamente autoironico, in Nouvelle vague (1990) di Jean-Luc Godard. L'appeal seduttivo di D. è poi apparso lievemente appannato nel rendere l'invecchiato G. Casanova di Le retour de Casanova (1992; Il ritorno di Casanova) di Edouard Niermans, dal racconto di A. Schnitzler. In seguito è tornato a recitare in due polizieschi con Deray, Un crime (1993) e L'ours en peluche (1994; L'orso di peluche), e successivamente ha anche interpretato sé stesso nell'ironica sarabanda sugli attori francesi diretta da Bertrand Blier, Les acteurs (2000).
Nel 2001, nella miniserie televisiva Fabio Montale è stato l'omonimo personaggio creato da J.-C. Izzo.
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