ALADINO
La notissima novella del giovane cinese A. (‛Alā' ad-dīn), venuto in possesso di una meravigliosa lampada incantata, strofinando la quale riusciva a veder soddisfatto da genî (ginn) a essa addetti ogni suo desiderio, sino a sposare Badr al-budūr, figlia del sultano della Cina, e a salire sul trono alla morte del suocero, è stata fatta conoscere per la prima volta in Occidente dalla traduzione delle Mille e una notte del Galland (1704-17). Ma il testo arabo di questa novella, che il Galland aveva avuto nel 1709 da un maronita di passaggio a Parigi, non compare né nell'edizione del Habicht (Breslavia 1825-43), né in quelle orientali di Calcutta, di Būlāq, del Cairo e di Beirut delle Mille e una notte; esso fu ritrovato da H. Zotenberg, come testo a sé stante, in un manoscritto della Biblioteca Nazionale di Parigi (Histoire d'Aladin ou de la lampe merveilleuse, Parigi 1888, estratto dal vol. XXVIII, I, pp. 233-320, delle Notices et extraits des manuscrits, ecc.). Di origine relativamente moderna, questo famoso racconto presenta un quadro abbastanza fedele dei costumi egiziani all'epoca degli ultimi sultani Mamelucchi (secoli XV-XVI), pur essendo totalmente fantastiche le descrizioni che ci dà della vita di corte.
Bibl.: V. Chauvin, Bibliographie des ouvrages arabes, ecc., V, Liegi 1901, pp. 55-67; G. Huet, Les origines du conte d'Aladdin et la lampe merveilleuse, in Revue de l'hist. des religions, LXXVII (1918), pp. 1-50.