al-MAHDĪ
. Vocabolo arabo che significa "il (ben) guidato (da Dio)" e designa presso i musulmani un personaggio da loro atteso, il quale conquisterà il mondo intero, sterminerà tutti gl'infedeli che non si convertiranno all'islamismo, farà osservare nella loro integrità i precetti della religione musulmana tanto nel campo rituale quanto in quello giuridico e sociale, estirperà le eresie e riempirà il mondo di giustizia; sarà insomma il perfetto califfo universale. La credenza nel mahdī è posteriore a Maometto e non ha alcuna base nel Corano; non si può dire che per i sunniti (o ortodossi) sia un vero, assoluto articolo di fede, ma anche presso di loro è straordinariamente diffusa e ha dato e continua a dare luogo anche a grandi rivolgimenti politici. Presso gli sciiti imāmiti o duodecimani il mahdī s'identifica con il dodicesimo imām, misteriosamente scomparso e del quale si attende sempre il ritorno; egli sarà il mahdī dopo la sua ricomparsa sulla terra. Il moderno fondatore della setta degli Aḥmadiyyah presumeva d'essere ad un tempo il Messia (Cristo) e il mahdī.
L'origine prima della credenza nell'avvento del mahdī va ricercata nei partiti d'opposizione politica alla dinastia dei califfi omayyadi (41-132 èg., 661-750 d. C.), giudicati illegittimi, tiranni e ingiusti dai partigiani degli ‛Alidi e da altri malcontenti; si attendeva dunque di momento in momento il sorgere di qualche capo che, ben guidato da Dio ossia mahdī, capitanasse una rivolta vittoriosa, abbattesse la dinastia omayyade e divenisse il sovrano (califfo) rispondente agl'ideali dei malcontenti. Il fallimento dei varî tentativi di rivolta e la conseguente delusione delle aspettative vicine spinsero a poco a poco a proiettare la figura del mahdī salvatore in epoca assai lontana nel futuro, ad estenderne l'azione anche fuori del campo musulmano contro tutti gl'infedeli e a farne uno dei segni precursori dell'approssimarsi della fine del mondo. In questa trasformazione quasi escatologica ebbe evidente influenza il tipo del Messia atteso dagli Ebrei, mentre la venerazione sempre crescente, anche fra sunniti, per ‛Alī e per la discendenza di questo attraverso la moglie Fāṭimah (figlia di Maometto) portò alla credenza attestata da apocrife tradizioni canoniche ḥadīth (v.), che il mahdī atteso sarà un discendente di ‛Alī e Fāṭimah e avrà per nome Muḥammad, cioè Maometto, e anzi alcuni aggiungono che suo padre si chiamerà ‛Abd Allāh come il padre del profeta dell'islām. In questa forma la credenza originariamente sciita passò assai presto anche ai sunniti, i quali dapprima, sotto l'influsso di avvenimenti politici, profetarono la venuta del mahdī ora dalla Mecca, ora dalla Siria, ora dal Khorāsān, mentre a partire dall'ultimo ventennio del sec. III èg. (inizio del sec. X d. C.) si fa sempre più strada l'idea ch'egli sorgerà dall'estremo sud-ovest del Marocco precisando anzi addirittura ch'egli farà la sua ègira o emigrazione a Māssah (o Messa) nel Sūs, sulle rive dell'Atlantico, vi sosterà qualche tempo e di là poi muoverà alla conquista del mondo contro i musulmani degeneri e gl'infedeli. Egli viene anche designato con l'epiteto di "il signore dell'epoca" (ṣāḥib az-zomān, ṣāḥib al-waqt).
In molti paesi musulmani sorsero in epoche diverse persone che si credettero il mahdī atteso e, in nome della purificazione e del ravvivamento dell'islamismo, iniziarono rivolte contro i governanti tirannici, corrotti e irreligiosi. Se alcune volte queste ribellioni ebbero carattere soltanto locale e furono agevolmente represse, in altri casi esse portarono alla formazione di nuove dinastie e di grandi stati: basti ricordare il mahdī ‛Ubaid Allāh, di setta sciita ismā‛īlita, che, dopo abilissima propaganda di suoi emissatî nel Marocco, fondò nel 297 èg., 910 d. C., la grande dinastia dei cosiddetti califfi fatimiti, durata sino al 567 èg., 1171, che nel periodo del suo massimo splendore dominò sull'Africa settentrionale intera, sull'Egitm e, in taluni momenti, anche sulla Siria, sul Ḥigiāz e sul Yemen; ed il mahdī Muḥammad ibn Tūmart, fondatore in modo analogo della dinastia degli Almohadi, che dal 515 (1121-1122) al 668 (1269) fu signora dell'Africa settentrionale e della Spagna musulmana. In Africa pure, durante il secolo XIX, la credenza nel mahdī diede luogo a sollevazioni pericolose per gli stati coloniali europei; le due più importanti furono quella del mahdī sudanese Muḥammad Aḥmad ibn ‛Abd Allāh, del quale si dirà più avanti, e quella sorta nella Somalia nel 1899 per opera del mahdī Muḥammad ibn ‛Abd Allāh Ḥassān, noto fra noi col nomignolo anglo-indiano di Mad Mullah (v.).
Il mahdī sudanese, il mahdismo, i dervisci. - Muḥammad Aḥmad ibn ‛Abd Allāh ibn Faḥl, che si presumeva discendente da ‛Alī e Fātimah per la linea d'al-Ḥasan, nacque nell'isola di al-Khannāq (altri dànno altre indicazioni) a sud di Dongola Nuova (al-‛Orḍī) in data incerta, aggirantesi intorno al 1840; si affiliò nel 1860 o poco dopo alla confraternita religiosa detta as-Sammāniyyah, della quale si fece propagatore nella lunghissima isola di Abbā nel Nilo Azzurro, a circa 150 km. a monte di al-Kharṭūm, finché nel 1881, adducendo visioni avute in sogno, si dichiarò pubblicamente il mahdī atteso. Il mal governo dei funzionarî egiziani e, nell'anno seguente, l'occupazione inglese dell'Egitto, il cui khedive musulmano così veniva posto sotto la tutela degl'infedeli, favorirono moltissimo le speranze mahdiste delle popolazioni e quindi il successo di Muḥammad Aḥmad, il quale, dopo una prima sconfitta data a poche truppe del governo, fece con numerosi seguaci la ègira al monte Qadīr (nel Kordofān), ch'egli dichiarò corrispondente alla località Māssah, che abbiamo detto essere preveduta quale punto di partenza dell'avanzata vittoriosa del mahddī verso oriente. Nei primi mesi del 1883 el-Obeid (al-Ubayyiḍ), la capitale del Kordofān, si arrendeva al mahdī, che ne fece subito la capitale del suo regno occupante ormai gran parte delle terre sudanesi a occidente del Nilo, il Sennār, il lontano Dārfūr e persino la provincia del Baḥr al-Ghazāl. D'altra parte il fanatico mahdista ‛Osmān Diqnah di Suachin (Sawākin) sollevava la regione fra l'Atbarā e il Mar Rosso e, negli ultimi mesi del 1883 e nei primi del 1884, ne espelleva gli Egiziani dopo avere loro inflitto sanguinose sconfitte. Per la via ancora libera del Nilo il generale Ch. G. Gordon accorreva da Londra ad al-Kharṭüm (dove giunse il 18 febbraio 1884) per tentare di migliorare la situazione; ma, caduta Berber nelle mani dei mahdisti alla fine del maggio 1884, gli fu tagliata ogni via di comunicazione con l'Egitto, e anzi, il 23 ottobre 1884, il mahdī stesso, con 60.000 uomini, si stabiliva ad Omm Durmān, a un'ora da al-Kharṭūm, dopo la confluenza del Nilo Bianco col Nilo Azzurro. La spedizione di soccorso comandata da lord Wolseley, malgrado la vittoria d) Abu Klea (Abū Ṭlēḥ, 17 gennaio 1885) e la conseguente occupazione di Metemmah, situata 50 km. più al sud sulla sinistra del Nilo, fallì al suo scopo, sicché il 26 gennaio 1885 al-Kharṭūm, cadde nelle mani dei mahdisti e il Gordon fu ucciso. Il 22 giugno 1885 il mahdī Muḥammad Aḥmad morì nella sua nuova capitale Omm Durmān, designando a succedergli, col titolo di khalīfah (successore), il fido ?‛Abd Allāh at-Ta‛ā'ishī e lasciando un impero di circa due milioni di kmq. e otto milioni di abitanti.
L'espansione mahdista continuò, tanto che nel dicembre 1885, e poi di nuovo nella prima metà del 1889, si ebbero invasioni nella Nubia, allora parte integrante dell'Egitto. L'Abissinia stessa veniva minacciata, e con l'Abissinia la Colonia Eritrea; nel 1887 o 1888 la stessa Gondar, l'antica capitale abissina poco a nord del lago Tsana (Ṭānā), veniva saccheggiata e messa a fuoco. Il negus Giovanni IV mosse contro i mahdisti, ma nella battaglia di Matammā (come la chiamano gli Abissini) o di al-Qallābāt (come la chiamano gli Arabi, Gallabat) il 10-11 marzo 1889 l'esercito abissino fu sgominato e il negus Giovanni rimase ucciso sul campo, aprendo con la sua morte la via alla formazione dell'impero etiopico sotto la rivale dinastia scioana. Dall'Eritrea forze italiane mossero a fronteggiare i mahdisti; li sconfissero ad Agordat il 27 giugno 1890 e il 21 dicembre 1893, poi a Kassala il 17 luglio 1894 e il 2 aprile 1896; e così le due importanti località rimasero in mano degl'Italiani. Intanto gli Anglo-Egiziani preparavano con somma cura la riscossa, capitanati da sir Herbert Kitchener (poi lord Kitchener of Khartum), che agli ultimi di marzo 1896 partì per la frontiera; con avanzata lenta, ma sempre coronata da successo nelle sue varie fasi, il 2 settembre 1898 distruggeva l'esercito mahdista, in gran parte armato soltanto di lance e spade, a Kérrerī, sulla sinistra del Nilo a 10 km. nord di Omm Durmān, la capitale mahdista, dove i vincitori entravano in quello stesso giorno. ll mahdismo era così annientato; ‛Abd Allāh at-Ta‛ā'ishī fuggì verso il sud, ma rimase ucciso il 24 novembre 1899 nello scontro di Umm Debreikat, a circa 50 km. sud-est di Kōstī, a occidente del Nilo Bianco. Il giorno dopo la conquista di Omm Dumiān, Kitchener, allo scopo di distruggere la persistente venerazione del defunto mahdī, ne fece abbattere il mausoleo e gettare le ossa nel Nilo, salvo il cranio inviato a un museo di Londra.
I seguaci del mahdī sudanese furono chiamati assai spesso dervisci (in arabo ad-darāwīsh) dagli Egiziani e dagli Europei (v. dervis).
Bibl.: C. Snouck Hurgronje, Der Mahdi, in Revue coloniale internationale, Amsterdam, II (1886), pp. 25-65 (ristampato nei suoi Verspreide geschriften, I, Bonn-Lipsia 1923, pp. 147-181); D.S. Margoliouth, art. Mahdī, in Encyclopaedia of religion and ethics, VIII, Edimburgo 1915, pp. 336-340; D. B. Macdonald, art. Mahdī, in Encyclopédie de l'Islām, ed. fr., III, 1928, pp. 116-120. Per il mahdismo sudanese: Ibrāhīm Fawzi, Kitāb as-Sūdān baina yaday Ghurdūn wa Kitshinir, I-II, Cairo 1319 èg. (1901; il resto non fu pubbilicato; è la fonte più ampia, trascurata dagli autori europei, fino a tutto il 1894); F. R. Wingate, Mahdiism and the Egyptian Sudan, Londra 1891; G. Dujarric, L'état mahdiste du Soudan, Parigi 1901; R. Slatin Pascha, Feuer und Schwert im Sudan, Lipsia 1896 (trad. it.: Ferro e fuoco nel Sudan, Roma 1898); J. Ohrwalder, Aufstand und Reich des Mahdi im Sudan, Innsbruck 1892; E. L. Dietrich, Der Mahdi Moḥammed Aḥmed vom Sudan nach arabischen Quellen, in Der Islam, XIV, Berlino 1924, pp. 199-288 (materiali tratti dalla storia araba del Sudan di Na‛‛ūm Shuqair, Cairo 1903); A. Hasenclever, Geschichte ıgyptens im 19. Jahrhundert, Halle a. S. 1917, pp. 252-317; fonti tutte che presentano fra loro parecchie discordanze, finora non vagliate criticamente da alcuno.