al-AZHAR
. Propriamente al-Giāmi‛ al-azhar "la moschea splendida", famosa moschea del Cairo, specie di università per gli studî teologici giuridici musulmani. Fu fatta edificare dal famoso generale Giawhar (v.) un anno dopo la sua conquista dell'Egitto per conto dei Fātimidi (v.). e la fondazione del Cairo, e aperta al culto il 1° venerdì del ramadān 361 ègira (21 giugno 972); il nome al-azhar fu scelto come aggettivo maschile (in arabo il vocabolo designante moschea è maschile) corrispondente al femminile az-zahrā', epiteto di Fātimah, figlia di Maometto, dalla quale i Fāṭimidi presumevano di discendere. L'edifizio primitivo, grandemente danneggiato dal terremoto che avvenne nel 1303, fu rifatto quasi per intero con molte aggiunte e modificazioni; e parimenti molte aggiunte e cambiamenti furono apportati nell'età successive e ancora nel 1898; cosicché della costruzione originaria non sopravvivono se non l'enorme sala a molte file di colonne e le due cupole dell'angolo NE.
Nel 378 ègira, 988 d. C., la moschea cominciò anche a servire di luogo d'istruzione per le discipline religiose e giuridiche, comprese le scienze sussidiarie (grammatica, retorica, aritmetica e simili), e tale carattere le rimase sino al giorno d'oggi e ne fece il più reputato centro di studî teologici e giuridici di tutti i paesi musulmani, al quale continuano ad accorrere studenti dal Senegal, dal Marocco e fino dalla Malesia. Gli studenti che non siano del Cairo possono avere alloggio nella moschea stessa, divisi secondo le loro regioni di provenienza in altrettanti reparti che si chiamano riwāq (porticato). I professori continuano a far lezione seduti a gambe incrociate su una pelle o sopra un piccolo scanno, col dorso rivolto a una colonna, mentre gli studenti siedono in più giri all'intorno, a gambe incrociate sulla stuoia del pavimento.
Per secoli e secoli l'istituzione continuò a fiorire in modo del tutto indipendente dalle autorità statali, con ordinamenti molto vaghi e senza rilasciare diplomi ufficiali, ma cinta da universale rispetto e ricca di molte fondazioni pie a suo favore. Il graduale europeizzamento dell'Egitto a partire dalla fine del primo venticinquennio del sec. XIX e la fondazione di scuole governative d'ogni grado rispondenti ai bisogni moderni, insieme col crescere continuo dell'ingerenza dello stato egiziano in questioni ed istituzioni prima considerate ad esso ufficialmente estranee, portarono a far rivolgere in modo diretto l'attenzione dei pubhlici poteri sull'ordinamento d'al-Azhar. Un primo tentativo di riforma modernizzante fu faeto nel 1872 dal khedive Ismā‛īl Pascià, ma con pochissimo successo; invece ‛Abbās II Ḥilmī, con una serie di provvedimenti che vanno dal 1895 al 1900, pose tutte le moschee universitarie dell'Egitto alla dipendenza d'una comune autorità centrale istituita nell'al-Azhar, e avente poteri regolamentari, stabilì norme precise per la scelta dei professori, per lo stato giuridico ed economico di questi, per l'ammissione degli studenti, per l'ordinamento, il programma e la durata degli studî, per il conferimento di diplomi, incluso quello di ‛ālim (al plur. ‛úlamā') cioè "dotto" in discipline religiose e giuridiche musulmane, ecc.; il fondamentale decreto del 1° luglio 1896 introdusse anche, come insegnamenti facoltativi da impartirsi fuori della moschea, la geografia, la storia, la geometria e altre materie profane. L'istituzione della scuola dei cadi, in tutto governativa, fatta con legge del 1907, portava un grave colpo all'al-Azhar, fino allora precipuo semenzaio dei cadi (qāḍī) o giudici di diritto musulmano. La legge n. 10 del 13 maggio 1911 dava un assetto nuovo all'al-Azhar e agli altri istituti superiori teologici (ma‛āhid dīniyyah) affini; posteriori disposizioni mettevano regolarità nella posizione del corpo insegnante; la legge n. 33 del 26 agosto 1923 istituiva regolari corsi di specializzazione. Tuttavia il malessere continua a farsi sentire, effetto del cozzo fra le tendenze moderne e gl'istituti tradizionali; quindi il 17 novembre 1927 il governo egiziano nominò una commissione per una grande riforma di queste istituzioni e nel giugno 1929 veniva presentato un progetto di decreto-legge, col quale l'al-Azhar verrebbe diviso nelle tre facoltà di diritto musulmano, di teologia e di lingua araba; il curricolo degli studî sarebbe di 13 anni (4 elementari, 5 secondarî e 4 superiori), ai quali seguirebbero i corsi di specializzazione di durata per ora non determinata; vi s'insegnerebbero anche varie materie profane scientifiche, letterarie, filosofiche e persino una lingua straniera; la scuola dei cadi verrebbe soppressa; ai diplomi di vario grado sarebbe dato riconoscimento ufficiale anche ai fini di alcune carriere governative. Ma questo progetto di decreto legge, approvato anche dal consiglio superiore d'al-Azhar, non ottenne l'approvazione sovrana, cosicché il 1° ottobre 1929 il rettore d'al-Azhar in carica (Muḥammad Muṣṭafà al-Marāghī) si dimise.
La predetta legge del 1911 soppresse il tradizionale carattgre elettivo del rettore d'al-Azhar (shaikh-al-Azhar), devolvendo al sovrano la scelta e la nomina di questo nel seno del "corpo dei grandi ‛úlama' (che sono trenta); d'altra parte, consacrando ufficialmente all'incirca lo stato di fatto anteriore, riconobbe nel predetto rettore la qualità di capo supremo di tutti gli uomini di religione e di direttore generale di tutti gl'istituti teologici. Ma con legge n. 15 del maggio 1927 fu stabilito che i poteri del sovrano rispetto all'al-Azhar ed agli altri istituti teologici si esercitino non più direttamente, ma attraverso il presidente del consiglio dei ministri, e che quindi la nomina del rettore avvenga per rescritto reale su proposta del presidente del consiglio e che i bilanci di tutti quegli istituti siano ogni anno promulgati per legge.
Bibl.: P. Arminjon, L'enseignement, la doctrine et la vie dans les Universités musulmanes d'Egypte, Parigi 1907; K. Vollers, art. al-Azhar, nella Encyclopédie de l'Islam (importante ed utile fino al 1908, con bibliografia delle fonti arabe); A. Sékaly, L'Université d'el-Azhar et ses transformations, nella Revue des études islamiques, Parigi 1927, pp. 95-118, 465-529; 1928, pp. 47-165, 255-337, 401-472), che arriva a tutto il 1927.