AJACCIO (A. T., 24-25-26)
È la maggior città dell'isola di Corsica (8° 42′ long. E., 41°55′ lat. N.), capoluogo di dipartimento, sede di vescovado. Secondo la leggenda, porterebbe il nome del suo fondatore Alace.
Situata sul lato settentrionale del profondo Golfo d'Ajaccio - la maggiore insenatura della costa occidentale - la città si stende ad angolo attorno alla Punta della Leccia e ai piedi dei colli granitici, verdeggianti d'inverno, rossicci d'estate, che si allungano ad ovest fino all'estrema Punta della Parata, e all'interno fino alla ricca pianura deltizia dei rii Gravone e Prunelli, detta "Campo dell'Oro".
Con un clima marittimo, assai uniforme, una temperatura media annua di 17°5 e invernale di 13°8 e con appena 725 mm. di pioggia annua, distribuita in circa 80 giorni (da ottobre ad aprile), con aria assai asciutta (70,3% di umidità relativa) e venti scarsi (dominanti il libeccio e lo scirocco), essa è stazione climatica invernale frequentata da Francesi, Tedeschi e Inglesi, per la cura delle affezioni delle vie respiratorie, dei reumatismi, della gotta, della nevrastenia.
La parte vecchia della città, già chiusa da mura ora abbattute, si adagia ai piedi della cittadella che sporge in mare, ed ha vie ristrette e irregolari attorno alla cattedrale dedicata a S. Maria: si calcola avesse, ai primi del sec. XVI, 700 abitanti. Per quanto visitata più volte dai corsari, fece rapidi progressi, con edifizî religiosi, scuole, istituzioni, fino al 1715, quando, divenuta capoluogo delle provincie occidentali della Corsica, cominciò a svilupparsi il "Borgo", lungo la costa settentrionale che fino allora non aveva che poche case di pescatori. Nel 1794 contava 4701 ab.; dopo il 1811, divenuta capoluogo di dipartimento, si accrebbe rapidamente, quintuplicando da allora la sua popolazione; mentre negli ultimi anni ha sviluppato la sua città-giardino invernale, lungo la spiaggia occidentale, in pieno mezzogiorno e al riparo dai venti settentrionali. Ajaccio conta 23.400 ab. (1927), in gran parte d'origine italiana e dialetto còrso; ma, per il rilevante numero dei forestieri, militari e impiegati, il francese vi è molto diffuso. Essa vive dei forestieri e del commercio locale del suo porto, il cui movimento è per circa 2/5 di esportazione (acido gallico, legna, formaggi, pelli, pesce, olio, vino, frutta) e 3/5 d'importazione (cereali, cuoio, manifatture, zucchero, alcool, birra, coloniali, ecc.). Il porto consta di due bacini a grandi fondali, sul lato orientale della città, chiusi fra la gettata della Cittadella e quella dei Cappuccini e separati dalla gettata del Lavatoio, dove i piroscafi possono attraccare direttamente alla banchina, scaricando con mezzi proprî.
Una ferrovia collega Ajaccio a Bastìa, sul lato nord-orientale dell'isola (km. 158, ore 6), e a Calvi (da Ponte Leccia km. 74).
Ajaccio si vanta di aver dato i natali a Napoleone Bonaparte il 15 agosto 1769, a Pompeo Giustiniani, generale di Venezia (morto nel 1717), e al principe Baciocchi, cognato di Napoleone. Rimonta all'epoca napoleonica anche la biblioteca fondata nel 1800 da Luciano Bonaparte, che possiede 40.000 volumi e 160 manoscritti. Oltre le scuole elementari, Ajaccio ha due scuole magistrali, maschile e femminile, e il seminario. V'è poi il Casino municipale, il teatro S. Gabriele (stagione invernale), e vi sono splendide passeggiate nei dintorni con ville, viali, giardini.
Ajaccio si trova già mentovata nelle lettere di papa Gregorio Magno (fine del sec. VI), sotto il nome di Adjacium, quale città episcopale. Ma non è l'Urcinium civitas di Tolomeo, che era più al nord (golfo di Liscia). La città si trovava allora a circa 1500 metri dalla posizione attuale, verso levante, tra la via di Castelluccio e il poggetto di Castelvecchio, nella zona dove più tardi è stato trovato un sarcofago romano di bambino (a Tralaveto). Ma, caduta la dominazione pisana, e assicuratisi i Genovesi il possesso della città dopo accanite lotte coi potenti signori cinarchesi, essi vollero trasferirla in posizione strategica più sicura e meno travagliata dalla malaria. Abbandonato così il vecchio sito, già assai spopolato, fondarono una nuova città più a ponente. Sorse allora una fortezza sul promontorio detto Capo di Bollo (l'attuale cittadella), e un muro di cinta oltre la zona adiacente alla fortezza. Il nobile genovese Domenico Negrone, assistito dai nobili Gregorio de' Grimaldi e Damiano Luxardi, delegati della serenissima repubblica, arrivarono in Ajaccio, il 14 aprile 1492, per preparare la pianta della nuova città, la cui prima pietra fu posta solennemente il 30 di quel mese. L'ingegnere milanese Cristoforo da Gandino e maestro Pietro di Navaria furono gli architetti. Una chiesa cattedrale fu dedicata alla Santa Croce. Il comune di Genova mandò cento famiglie di Lunigiana per popolare la nuova Ajaccio e i suoi dintorni; ai Còrsi si proibì di stabilirsi nella nuova città. Nel Cinquecento, durante la guerra tra Francia e Spagna, alleata di Genova, i Francesi, impadronitisi dell'isola, occuparono la città, che fu dal 1553 al 1559 governata da Giordano Orsini, luogotenente di Enrico II in Corsica. I Francesi allora demolirono il castello genovese e al suo posto edificarono una cittadella munitissima, tuttora esistente. Dopo la pace di Câteau-Cambrésis (aprile 1559), i nuovi signori sgombrarono l'isola, compresa Ajaccio. E qui, sul bastione della cittadella, fu nel 1567 esposta la testa di Sampiero, che aveva continuato nella lotta contro i Genovesi.
Il comune di Ajaccio era allora amministrato da un Consiglio di 27 cittadini e portava il titolo di Magnifica Comunità. Durante la guerra per l'indipendenza còrsa i coloni greci di Paonia, scacciati dai ribelli, si rifugiarono in Ajaccio (1731). La città fu spesso occupata da truppe francesi, d'accordo con Genova (1739, 1748, 1756 e 1764). Sotto il generalato di Pasquale Paoli i suoi abitanti furono favorevoli ai patriotti. Nel 1768, la Francia occupò di nuovo la città e tutta l'isola, che conservò sino al 1793; da quest'anno sino al 1796 Ajaccio rimase in possesso dei Còrsi, diventati sudditi del re d'Inghilterra. Avendo poi i Francesi riconquistato la Corsica, Ajaccio fu capoluogo del dipartimento del Liamone e, nel 1811, di tutta l'isola: onore dovuto al fatto che essa era stata patria di Napoleone. Il 23 settembre 1815 Gioacchino Murat, re di Napoli, volendo ricuperare il suo regno, si rifugiò ad Ajaccio, e di lì, cinque giorni dopo, s'imbarcò per la fatale impresa di Pizzo.
Tra i monumenti cittadini è notevole la Cattedrale, costruita nello stile delle chiese italiane del '500, su disegno, credesi, di Giacomo della Porta; l'altar maggiore, donato da Elisa Baciocchi, viene da una chiesa di Lucca. Nel fonte, di marmo di Carrara, fu battezzato Napoleone Bonaparte, il 21 luglio 1771.
Gli altri monumenti sono soprattutto ricordi napoleonici. La casa natale di Napoleone, donata nel 1923 allo stato dal principe Vittorio Napoleone, è conservata intatta. Vi si vede lo studio di lui, con varî oggetti che ne rammentano l'infanzia; e la camera della madre, madama Letizia. Il Palazzo Fesch, del cardinal Fesch, zio materno dell'imperatore, contiene la cappella imperiale, costruita nel 1855 con le sepolture di madama Letizia, Mater Regum, del cardinal Fesch, del principe di Canino e di parecchi membri della famiglia Bonaparte; vi è collocato anche il Museo, creato per lascito dello stesso cardinale e del conte Baciocchi, con buoni quadri di scuola italiana e ritratti della famiglia imperiale. Il Museo napoleonico, nel Municipio, conserva altri documenti sulla storia dell'imperatore e della sua famiglia, un busto scolpito dal Canova, un ritratto dipinto dal Gérard. Sulla Place du Diamant s'innalza una statua equestre di Napoleone I, opera del Barge. Fuori di questi ricordi storici, Ajaccio non è ricca di monumenti, ma sono suoi pregi i bei giardini, le piazze e i viali piantati di aranci, palme e platani. All'entrata del golfo, su una stretta lingua di terra, sorge la Torre della Parata, alta 45 metri, antico fortino genovese. Sulle alture a settentrione è il Castello della Punta, costruito, tra il 1886 e il 1894, col materiale di demolizione delle Tuileries. Contiene decorazioni e mobili dei secoli XVI, XVII e XVIII, ritratti del David e del Gérard e altri quadri di scuola italiana. Lo circonda un gran giardino inglese.
Bibl.: Peraldi, Catalogue du Musée, 1900; P. G. B. Rossi, Memorie storiche sopra il voto della città d'Ajaccio, Aiaccio 1808; Arman, Notre Dame d'Ajaccio, Parigi 1844; L. Campi, La Sciarabola di Ajaccio, Parigi 1871; V. Campi, Notes et documents sur la ville d'Ajaccio, Ajaccio 1901; id., Édifices religieux d'Ajaccio, Ajaccio 1914; J. B. Marcaggi, L'Íle de Corse, Ajaccio 1907, 2ª ed., 1908. Per la storia dell'arme di Ajaccio, cfr. C. Bosc, Inventaire sommaire des archives anciennes de la ville d'Ajaccio, Draguignan 1896.