AIGUILLON
. In favore di Enrico di Lorena, figlio maggiore di Carlo di Lorena, duca di Magonza, Enrico IV aveva eretto a ducato, conferendo al titolare anche la dignità di pari, le baronie di Aiguillon, Montpezat, Sainte-Levrade e Olmerac nell'Agenese. Morto Enrico di Lorena senza figli maschi, il ducato si spense nel 1621. Luigi XIII lo ricostituì, nel 1638, a favore di Marie Madeleine Vignerot, nipote del cardinale di Richelieu e vedova di Antonio du Roure de Combalet. Falliti i tentativi di diversi matrimonî con potenti signori, dopo la morte dello zio, Marie Madeleine si fece devota. Il pronipote, Armand-Louis de Vignerot Du Plessis-Richelieu (1683-1750), marchese di Richelieu e marito, sin dal 1718, di Anne-Charlotte de Crussol de Florensac, ereditò il ducato di Aiguillon; spirito bizzarro e spregiudicato, egli scrisse con la collaborazione della moglie e stampò con le sue proprie mani il Recueil de pièces choisies rassemblées par les soins du cosmopolite (1735), libro ricco di oscenità. Sembra sia da attribuirsi a lui anche la Suite de la nouvelle Cyropédie ou Réflexions de Cyrus sur ses voyages (1728). Suo figlio fu Emmanuel-Armand de Vignerot Du Plessis-Richelieu che ereditò dal padre il titolo di duca (v. sotto). Armand de Vignerot Du Plessis-Richelieu, nato nel 1750, eletto (1789) deputato della nobiltà di Agen, molto si adoperò per la fusione dei due ordini privilegiati col terzo stato ed ebbe, fra i primi, l'idea delle rinunce nella notte del 4 agosto. In seguito alla fuga del re, si avvicinò alla destra, la qual cosa gli alienò le simpatie dei suoi amici. Più tardi, dovette emigrare perché fu intercettata una sua lettera in cui trattava l'Assemblea legislativa da assemblea usurpatrice. Si preparava, nel 1800, a rientrare in Francia, quando, in Amburgo, lo colse la morte.
Emmanuel-Armand de Vignerot Du Plessis-Richelieu, duca di Aiguillon figlio di Armand - Louis, nacque nel 1720; sposò, nel 1740, la figlia del conte di Plélo. Giovanissimo, ottenne alla corte di Francia così largo favore dalle dame, specialmente da madame de Chateauroux, da far credere poi che la gelosia di Luigi XV fosse uno dei motivi per i quali fu inviato a combattere negli eserciti che erano scesi in Italia, all'inizio della guerra di successione d'Austria. Rientrato in Francia, ebbe il governo dell'Alsazia e della Bretagna. Mentre era governatore di quest'ultima provincia, la guerra dei sette anni diede occasione ad un attacco degli Inglesi. La nobiltà locale, contro la quale il governatore aveva impegnato una lotta vivace, per privare gli "stati" del diritto tradizionale di determinare le imposte, accusò l'A. di essersi tenuto troppo al riparo nel momento del pericolo. ll procuratore generale del parlamento di Rennes, La Chalotais, sarebbe giunto fino a burlarsi del duca, come che si fosse coperto di farina, anziché di gloria, nascondendosi in un mulino. L'A., vuolsi per vendetta, accusò il procuratore generale di complotto contro lo stato. Ma nel giugno e nel novembre del 1764, gli Stati indirizzarono al re delle rimostranze contro di lui, accusandolo di malversazioni e di infedeltà. Il Parlamento di Parigi, intanto, iniziò un processo contro l'A., cominciando col sospenderlo dalla Paria. Ma il partito che sosteneva l'A., assai potente a corte, ebbe il sopravvento, e il re fece arrestare La Chalotais (11 novembre 1765). L'opposizione bretone non disarmò. Il governatore, allora, chiese nel 1768 il suo richiamo e tornò a corte, dove si mise alla testa dell'opposizione contro il ministro Choiseul. Dopo le dimissioni di questo, il re, cedendo alle insistenze della Dubarry, chiamò il duca d'A. al ministero degli affari esteri (giugno 1771). Tutto rivolto alle brighe interne ed alla lotta contro i parlamenti, estesasi anche ad altre provincie della Francia, il d'A. non si diede grande pensiero della politica estera. Egli avrebbe voluto realizzare un accordo permanente tra le due corti di Parigi e di Londra, come contrappeso a quelle di Vienna, Berlino e Pietroburgo, che erano sul punto di perpetrare la prima spartizione della Polonia. L'Inghilterra esitò ad impegnarsi a fondo per raggiungere qualche risultato, ed intanto il cardinale di Rohan, ambasciatore francese a Vienna, si lasciò sorprendere, se non giuocare, dalle riluttanze manifestate pro-forma dall'imperatrice Maria Teresa. Tuttavia con la Spagna il d'A. rinnovò il patto di famiglia; a Roma, sollecitò, sebbene mal volontieri, la soppressione dei gesuiti. Meglio riescì il d'A. nella campagna diplomatica, rafforzata da qualche preparativo militare, che tendeva a garantire da ogni attacco russo il re di Svezia Gustavo III, assorto nella lotta per debellare l'opposizione faziosa della dieta. In tali negoziati si andava scostando dall'alleanza austriaca, caposaldo della politica del suo predecessore. La morte di Luigi XV interruppe l'attuazione di questi disegni. Egli ebbe l'imprudenza di attaccare Maria Antonietta, che gli fece togliere non solo il portafoglio degli esteri, ma anche quello della guerra, egualmente assegnato a lui. Costretto a lasciare la corte, il d'A. perdette tutta la sua influenza, e si dedicò alla raccolta di notizie per le sue memorie, finché lo colse la morte (1782).
Bibl.: Lonlavie, Mémoires du duc d'Aiguillon, rédigés par le comte de Mirablan, Parigi 1790 e 1792; H. Carré, La Chalotais et le duc d'Aiguillon. Parigi 1893; M. Marion, La Bretagne et le duc d'Aiguillon, Parigi 1898; B. Pocquet, Le pouvoir absolu et l'esprit provincial. Le duc d'Aguillon et La Chalotais, Parigi 1800-1902, voll. 3; L'Ehrhard, L'ambassade du Prince-coadjuteur Louis de Rohan à la cour de Vienne (1771-1774), Strasburgo 1901 e 1903, voll. 2 (il vol. II, contiene la Correspondance entre le duc d'Aiguillon et le prince-coadjuteur L. de R.). Cfr. anche J. Flammeront, Le chancelier Maupeon et les parlements, Parigi 1884; F. Masson, Le cardinal de Bernis, Parigi 1884.