AGUESSEAU, o Daguesseau, Henri François d'
Nato a Limoges nel 1668, morì a Parigi nel 1751. Fu dal febbraio 1717 al gennaio 1718, dal giugno 1720 al marzo 1722, dall'agosto 1727 alla morte, cancelliere di Francia. Scomparso il card. Fleury, egli restò, fino al 1750, la figura più cospicua, se non la più influente, del gabinetto. Impersonò, insieme con le sue tare caratteristiche di astrattezza magniloquente e di fiacchezza opportunistica, le più belle virtù tradizionali del Parlamento di Parigi; e fu, anche agli occhi dei contemporanei, il magistrato ideale, di probità austera, di salda cultura, nobilmente consapevole dei suoi doveri civici e professionali, ch'egli stesso profilò, con distinzione elegante, nella rievocazione della figura paterna (Discours sur la vie et la mort, le caractère et les møurs de M. D'Aguesseau conseiller d'État,. par M. D'Aguesseau chancelier de France, son fils, 1a ed., 1720), nelle Instructions composte per regolare gli studî del suo primogenito, nei Discorsi pronunciati come avvocato generale (1690-1700) e come procuratore generale del parlamento (1700-1717), specialmente nelle Mercuriales, esortazioni elevate ad una comprensione più severa e più spirituale dell'ufficio giudiziario e forense. Benché il Saint-Simon (Mémoires, ed. Builisle, Parigi 1871 segg., III, p. 92) lo chiami "l'aquila del parlamento", la sua oratoria, limpida, dignitosa, ma fredda, non gli dà, artisticamente, diritto a nessuna considerazione speciale. Sono invece spesso importanti, sotto l'aspetto storico, le sue requêtes, ove, per stabilire i diritti patrimoniali o i limiti giurisdizionali delle parti, è spesso costretto ad una rigorosa e minuta documentazione erudita. Del resto, alla storiografia è legato il suo nome; e non solo per i suoi Mémoires historiques sur les affaires de l'Église de France depuis 1697 jusqu'en 171o, ma anche per il largo aiuto ch'egli concesse, come ministro, alla pubblicazione degli Historiens de France del Bouquet. Notevole, per serietà e per ampiezza, se non per profondità ed originalità di vedute, la sua attività giuridica e legislativa, attestata da una copiosa corrispondenza e da molte memorie speciali. Fu ripresa sotto la sua direzione, e con risultati importanti, l'iniziativa colbertiana della unificazione del codice. Tentò, con un vasto lavoro (Méditations métaphysiques sur les vraies ou sur les fausses idees de la justice), la filosofia del diritto, restando nell'orbita secentesca di un timido cartesianismo giansenistico. La simpatia popolare e le importanti aderenze guadagnategli dalle sue doti reali lo innalzarono a cariche di natura prevalentemente politica, troppo superiori e disformi alla sua indole di onesto letterato e di funzionario operoso. L'intima debolezza del suo carattere apparve clamorosamente nella lunga e complicata faccenda della registrazione della bolla Unigenitus: dopo aver sostenuto rigidamente, da procuratore generale, le tradizioni gallicane del parlamento, diede man forte, da cancelliere, all'ultramontanismo dei suoi antichi avversarî. Non meno clamorosamente mutevole fu il suo contegno di fronte alle audacie finanziarie del Law: dopo avere osteggiato, coi mezzi parlamentari e con gli scritti polemici, il "sistema", e dopo essere stato colpito, per questa sua ostilità, dalla "disgrazia" e dal confino, accettò di ritornare al potere e di rinfrancare, col prestigio della sua integrità e della sua competenza, un regime finanziario della cui improbità era convinto.
Bibl.: Oeuvres complètes du chancelier d'Agnesseau, par M. Pardessus, Parigi 1818-1829, voll. 16; Lettres inédites du chancelier D'A., par D.-B. Rives, s. l. 1823; A. Boullée, Histoire de la vie et des ouvrages du chancelier D'A., 2ª ed., Parigi 1848; F. Monnier, Le chancellier D'A.; sa conduite, ses idées politiques, Parigi 1860; O. de Vallée, Le duc d'Orléans, et le chancelier D'A., études morales et politiques, Parigi 1860; E. Falconnet, Étude biographique (preposta ad una scelta di scritti del cancelliere), Parigi 1865.