AGRUMI (II, p. 6; App. I, p. 75)
La produzione mondiale di arance, mandarini e grapefruits che era in media di 60 milioni di q. annui nel 1929-30/1933-34 e aveva superato gli 86 milioni nel 1938-39, ha continuato a progredire, pur senza notevoli aumenti delle superficie destinate ad agrumeti, raggiungendo i 105 milioni di q. nel 1944-45 e i 107 milioni nell'anno successivo.
I miglioramenti però non furono uguali per tutti i paesi. Nell'anteguerra, mentre gli Stati Uniti consolidavano il proprio primato passando da una produzione equivalente al 36% della media annua nel 1929-30/1933-34 al 51% nel 1938-39, la Spagna scendeva, anche a causa della guerra civile, dal 20 all'11% rispettivamente e fin dal 1932 aveva dovuto cedere il rango di secondo paese produttore d'arance nel mondo al Brasile, la cui agrumicoltura, già trascurabile, si era sviluppata in modo gigantesco. L'Italia, produttrice di circa il 5% del totale mondiale, si manteneva al quinto posto, dopo il Giappone. L'incremento verificatosi durante la seconda Guerra mondiale è dovuto soprattutto all'aumento della produzione degli S.U. (passata da 44 milioni di q. nel 1938-39 a 60 milioni nel 1944-45) Per quanto riguarda le esportazioni, nell'immediato anteguerra la Spagna era stata sostituita dalla Palestina quale più grande paese esportatore di arance, ma poté recuperare il primato durante le ostilità. La Palestina, infatti, con la perdita del mercato inglese, dove mandava il 63% della sua produzione, passò al terzo posto, dopo gli S.U.; seguivano Brasile e Italia.
La produzione di limoni crebbe, in modo meno sensibile di quella degli altri agrumi, dalla media annua di 9,3 milioni di quintali nel 1929-30/1933-34 a 10,5 milioni nel 1938-39; in seguito si mantenne costante. Principale produttrice rimane l'Italia seguita ormai dappresso dagli Stati Uniti, ma sempre di gran lunga il paese più grande esportatore.
Dal punto di vista economico si deve osservare che l'esportazione degli Stati Uniti e del Brasile, che costituisce, d'altronde, solo una piccola parte della loro enorme produzione, è diretta principalmente verso altri paesi americani. Invece la produzione dei paesi del bacino mediterraneo, esportatori d'agrumi, è destinata soprattutto a essere assorbita dai mercati europei, quindi, fin dal periodo della crisi economica mondiale, dovette dipendere dalle regolamentazioni delle importazioni applicate dai paesi importatori. Questo stato di cose si aggravò con lo scoppio della guerra: le esportazioni dalla Palestina in Gran Bretagna cessarono nel 1941; quelle italiane e spagnole verso la Germania, loro principale cliente, incontrarono difficoltà crescenti e finirono fra il 1943 e il 1944.
Attualmente la ripresa del commercio agrumario internazionale è ostacolata dallo stato di depressione economica in cui si trovano, sia pure per motivi diversi, i paesi europei. Non mancano però buoni segni per l'avvenire. Anche il consumo d'agrumi, specialmente d'arance e di limoni, dovrà aumentare sia nell'Europa settentrionale, dove si è constatato l'aumento del numero di bambini attaccati dalla malattia di Barlow, sia negli stessi paesi esportatori dell'Europa meridionale, le popolazioni rurali dei quali mostrano segni di carenza di alimenti ricchi di vitamina C.
Per quanto riguarda l'Italia in particolare, la situazione della produzione è la seguente:
Le esportazioni, dirette soprattutto verso la Svizzera, la Svezia e la Gran Bretagna, ammontarono a 1.998 mila q. d'agrumi nel 1947 e a 849 mila q. nel 1946, contro 3.300 mila q. in media nel 1934-38 assorbiti in gran parte dalla Germania.
Bibl.: P. Robert, Les agrumes dans le monde, Parigi 1947; FAO, Fruits and vegetables, Washington 1948.