Vedi ADRIA dell'anno: 1958 - 1994
ADRIA (᾿Αδρίας Atrĭa)
Antica città del Veneto. Dista ora 22 km dal mare, ma in antico doveva estendersi sopra una laguna facilmente accessibile dall'Adriatico. Il nome (= città nera), non greco né etrusco, richiama le origini venete della città (Strabo, v, 214; Ptolom., iii, 1, 26), attestate anche dai resti della caratteristica ceramica cordonata, a zona nere e rosse, del III periodo atestino. Nei secoli VI e V a. C., A., posta quasi in riva al mare e alla foce del Po e dell'Adige, fu il principale porto dell'Adriatico per l'importazione nella valle padana dei prodotti greci. Gli scavi di A., resi particolarmente difficili dal continuo avvallamento del terreno, che ha portato gli strati archeologici più antichi sino ad oltre sette metri di profondità, hanno messo in luce, in mezzo a resti di palafitte, infiniti frammenti di vasi attici a figure nere e rosse ed anche qualche anfora pressoché integra.
Successivamente si affermò l'elemento etrusco. La colonia etrusca, per i secoli V e IV, è attestata dalle numerose tombe d'inumati con ricco corredo specialmente fittile. Negli strati meno profondi dei precedenti prevale la ceramica cosiddetta etrusco-campana, che qui, però, è di qualità scadente e di forme meno eleganti. La si data dalla fine del IV a tutto il III sec.
Interessanti per la conoscenza dell'arte vasaria italica e degli scambi commerciali e culturali che legavano A. ad altri centri del litorale, sono un gruppo di fittili con grossolani ornati fitomorfi e geometrici, disposti spesso attorno a grandi teste femminili di profilo. Si attribuiscono a una fabbrica italica alto-adriatica (v.). Recano anche graffiti etruschi. Fra il corredo funebre non mancano i bronzi e gli ori: foglie d'alloro a lamina d'oro sottile a comporre una coroncina attorno al capo del morto, anelli, orecchini, bullae (talora filigranate).
La parentesi gallica subentra alla fine circa del IV sec. con numerose fibule del tipo La Tène II e con una caratteristica ceramica grigiastra, contrassegnata d'altronde da graffiti veneti, propria dei sepolcri di questa età. La biga, in ferro, con le relative carcasse dei cavalli e, in più, il cavallo, più piccolo, da sella, col morso di bronzo - gli altri due lo hanno di ferro - appartenente ad un capo il cui scheletro non fu identificato, è forse da ascriversi ai Galli, dato il tipo della sepoltura.
L'occupazione romana trovò A. già decaduta e per il graduale interrarsi del suo porto e per l'affermarsi di Altino e di Aquileia. Tra gli edifici monumentali di età romana, si ricorda un teatro che fu rilevato nel sec. XVII, ma di cui oggi non vi sono resti visibili.
Le tombe d'età romana, essenzialmente della fine della Repubblica e dei primi tempi dell'Impero, sono di cremati, forse per influenza degli antichi costumi dei Veneti; frequenti i cippi funerari iscritti con protome vagamente umana. I vetri, monocromi o policromi, delle tecniche più varie, certo in parte importati dall'Egitto o dalla Fenicia, sono una delle più splendide attrattive del museo di Adria.
Bibl: R. Schöne, Le antichità del Museo Bocchi di A., Roma 1878; G. Ghirardini, Il Museo Civico di A., in N. Archivio Veneto, IX, 1905; F. von Duhn-F. Messerschmidt, Italische Gräberkunde, II, Berlino 1939; G. Fogolari, Scavo di una necropoli preromana e romana presso A., in Stud. Etr., XIV, 1940, pp. 432-42; B. M. Felletti Maj, La cronologia della necropoli di Spina e la ceramica alto-adriatica, in Stud. Etr., XIV, 1940, pp. 43-87; id., Il cocchio sepolto di A., in Le Tre Venezie, XVI, 1941. V. inoltre gli articoli Atria, in E. De Ruggiero, Diz.; J. Partsch, in Pauly-Wissowa, I, cc. 417-419, s. v.; F. von Duhn, in M. Ebert, Reallexikon der Vorgeschichte, I, pp. 27-28, s. v.