BONASI, Adeodato
Nacque a San Felice sul Panaro (Modena) il 25 marzo del 1838 da Benedetto, di famiglia nobile modenese legata alla corte ducale, e da Carolina Giorgini. Avviatosi agli studi giuridici, si laureò il 3 giugno 1861, dedicandosi in seguito prevalentemente a studi di diritto amministrativo e di diritto costituzionale. Professore straordinario di diritto amministrativo nel 1866 nella università di Modena e poi ordinario dal 10 dic. 1874, rimase fino al 1883 nell'ateneo modenese (fu anche socio dal 1867 al 1886 della locale Accademia di scienze, lettere e arti), ove dal 1868 al 1872 ricoprì anche l'incarico di diritto processuale civile e, dal 1873 al 1883, quello di diritto costituzionale. Nel 1884 fu trasferito all'università di Pisa e ivi rimase fino al febbraio del 1886, quando venne nominato consigliere di Stato.
Nel 1886 fu eletto deputato nel collegio di Modena per la XVI legislatura, per essere poi ancora rieletto nel 1890 e nel 1892 sempre nello stesso collegio (cfr. Discorso del conte A.B. aglielettori del collegio di Modena, Modena 1892).
Uomo di destra, fu sempre stimato dal Crispi e poi dal Pelloux più che dai capi del partito al quale apparteneva (Fonzi, p. 45 n. 30). Nel 1890 Crispi lo aveva nominato segretario generale al ministero dell'Interno, in seguito alle dimissioni del sottosegretario Fortis, e la nomina, avvenuta poco prima delle elezioni, era stata generalmente interpretata nel senso di una accentuazione conservatrice della politica crispina.
Nell'agosto del 1894, in seguito alle dimissioni del consiglio comunale, il B. fu nominato, commissario regio a Milano; egli assumeva così un ruolo di primo piano nella regia del potere crispino: quello di assicurare una maggioranza filogovernativa alle imminenti elezioni amministrative nel capoluogo lombardo, ove sia l'opinione pubblica radical-democratica sia quella moderata erano largamente ostili al Crispi.
Il B. per ottenere questo risultato ebbe a collaborare col prefetto Winspeare. L'obiettivo perseguito da quest'ultimo era quello di raggiungere un accordo con l'ala più moderata del radicalismo milanese. Ma già la rottura fra Crispi e Cavallotti del luglio di quell'anno aveva profondamente incrinato le possibilità di realizzazione di tale direttiva. Tenendo conto di queste difficoltà il B. si orientò verso la formazione di una coalizione liberal-moderata che raccogliesse anche i suffragi dei cattolici, modificando il programma iniziale del Crispi stesso, che puntava su di uno schieramento centrista di tutte le forze liberali laiche. Questo tentativo di aggancio dell'elettorato cattolico non intransigente fu in effetti condotto innanzi dal B. con la collaborazione del Pisani Dossi, con grande abilità, e portò al successo elettorale del febbraio 1895, venendo così a rappresentare il primo esempio di una organica operazione, guidata dal governo, di confluenza dell'elettorato moderato cattolico nel blocco conservatore postunitario.
Il successo riportato nelle amministrative mise in luce la candidatura del B., in vista delle elezioni politiche del maggio-giugno 1895, a sottosegretario all'Interno. Ma la forte opposizione degli uomini della Sinistra, maldisposti a favorire l'estendersi della "tattica di Milano" (Fonzi, p. 408), fece cadere la proposta.
Nell'aprile del 1896 tornò ad assumere un incarico amministrativo con la nomina a prefetto di Roma. Nell'ottobre dello stesso anno veniva anche nominato, senatore, e già qualche mese dopo, coerente con le sue inclinazioni clericomoderate, votava contro la legge Vischi per l'istituzione della festività nazionale del 20 settembre. Il 14 maggio 1899 venne chiamato a far parte, come ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti, di quel secondo gabinetto Pelloux che veniva considerato come un'ulteriore svolta conservatrice dell'esecutivo (Giolitti, Memorie, p. 108). Quando nei primi mesi del 1900 il Pelloux tentò un riavvicinamento alle posizioni della Sinistra, fu il B. col Visconti-Venosta e il Carmine a determinare la crisi definitiva di quel governo.
Nelle mutate prospettive politiche del primo decennio del nuovo secolo il B. cessò di avere un ruolo di un qualche rilievo nella vita politica. Ormai avanzato negli anni, nel 1914 fu nominato vicepresidente del Senato e ancora presidente del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Nel novembre 1918, in seguito alla morte di Giuseppe Manfredi, sostituì quest'ultimo alla presidenza del Senato, in qualità di decano dell'assemblea, fino al 1º dic. 1919.
Il B. morì a Roma il 23 luglio 1920.
Notevole fu la produzione scientifica del B., diretta prevalentemente a problemi di diritto costituzionale e amministrativo. I suoi scritti principali sono: Sull'ordinamento amministrativo dello Stato, Roma 1874; Della responsabilitàpenale e civile dei ministri e deglialtri ufficiali pubblicisecondo le leggidel Regno e la giurisprudenza, Bologna 1874; Del suffragio universale, Modena 1877, che costituiscono, sul terreno giuridico, una delle analisi più coerenti di quella che sarà la tesi politico-istituzionale del "ritorno allo Statuto".
Importante è pure lo Studio sulla legge della stampa (Milano 1880), che si articolava da un lato su un esame approfondito delle leggi degli Stati esteri che erano riuscite a delineare dei sistemi più generali di tutela della libertà di stampa, dall'altro sulla ricerca di nuovi criteri, sui quali fondare il riordinamento della legislazione italiana in materia, sulla base del raffronto con le leggi degli altri Stati.
Del B. vanno ricordati anche il volume su La magistratura inItalia, Bologna 1884, che risente in pieno della sua esperienza di magistrato, e il saggio Della necessità di coordinarele istituzioniamministrative alle politiche, Bologna 1886. Il B. tra l'altro fondò (1877) e diresse con l'avv. Silvio Campani la Rivista legaleparmense-modenese.
Fonti e Bibl.: A. Guiccioli, Diario del 1893, in Nuova Antologia, 16 genn. 1940, p. 177; Carteggio Turati-Kuliscioff, a cura di A. Schiavi, V, Torino 1953, pp. 162 n., 170, 172, 253; Carte Giolitti, a cura di P. D'Angiolini, I, Milano 1962, pp. 84, 197, 268, 366, 383; L. Pelloux, Quelques souvenirs de ma vie, a cura e con intr. di G. Manacorda, Roma 1967, pp. LXXVI, 199; G. Giolitti, Memorie della mia vita, Milano 1967, p. 108; G. Arangio-Ruiz, A. B., in Annuario della R. Univ. di Modena, 1920-21, pp. 187-192; G. Recchi, I progetti contro i matrimonireligiosi, in Rassegna nazionale, XXIII (1900), p. 155; T. Sarti, Il Parlamento italiano nel cinquantenariodello Statuto, Roma 1898, p. 88; I. Bonomi, La politica italiana da Porta Pia a VittorioVeneto(1870-1918), Torino 1944, p. 174; F. Manzotti, La Destra storica in Emilia nel primo quinquennio unitario, in Rassegna storica toscana, VII (1961), pp. 180 ss.; F. Fonzi, Crispi e lo "Stato di Milano", Milano 1965, ad Indicem.