Raccolta di dieci di racconti (1944) dello scrittore milanase C.E. Gadda (1893-1973). Ironico "ritratto di famiglia" della borghesia lombarda dei primi decenni del Novecento, il volume ha riunito alcuni dei racconti che Gadda aveva pubblicato separatamente, a partire dal 1938, su diversi periodici. I migliori dei suoi racconti, per la felice commistione del dato più psicologico che culturale della sentitissima estrazione lombarda con la forma mentis scientifica e con il rovello conoscitivo ed espressivo, passarono all'edizione in volume con varianti significative; probabilmente il Gadda aveva progettato un testo narrativo più complesso, ma si arrestò alla composizione di numerosi tratti, che preferì poi presentare come una raccolta di "disegni", uniti da analogie e corrispondenze tematiche. Sottesa alla narrazione è la prospettiva di un grande affresco storico, dedicato a una società còlta in una fase di crisi imminente, costruito sulla successione delle generazioni in cui individuare - secondo una tipica prospettiva gaddiana - la matrice delle delusioni e dei fallimenti che lo scrittore aveva sofferto. Lo stile mostra la raggiunta maturità della straordinaria vena creativa del Gadda, capace di orchestrare il plurilinguismo (dialetto, linguaggi tecnici e letterari), sia in senso mimetico sia nella dimensione di una messa in scena caricaturale.