POLLERA, Adalberto
POLLERA, Adalberto (Alberto). – Nacque a Lucca l’8 dicembre 1873, quinto degli undici figli di Corrado e di Angelica Gherarducci.
Durante gli studi liceali entrò per la prima volta in contatto con Ferdinando Martini, il direttore della Domenica letteraria, dove pubblicò alcune novelle. Ottenuto il diploma, entrò all’Accademia militare di Modena, che frequentò dal 1890 al 1893 quando, in qualità di sottotenente dell’89° Reggimento fanteria, fu trasferito a Brescia. Per sua esplicita richiesta nel dicembre 1894 fu inviato nella neonata Colonia Eritrea e assegnato al 3° battaglione fanteria Africa di stanza a Massaua.
Da Massaua dovette scortare una carovana fino ad Adigrat, dove si trovava il presidio retto dal maggiore Pietro Toselli. Venne poi trasferito per un breve periodo a Cheren e successivamente assegnato al 4° battaglione fanteria indigena di stanza ad Adi Ugri, al comando del maggiore Teobaldo Folchi. Venuto a sapere della disfatta dell’esercito italiano ad Adua (1° marzo 1896) – battaglia alla quale aveva preso parte il fratello maggiore, tenente Ludovico, dato per disperso – si mise in viaggio alla volta di Adigrat, dove riuscì a trovare Ludovico, partecipando assieme a lui alla finta marcia su Adua con la colonna Paganini. Nello stesso anno venne prima trasferito presso la compagnia Cacciatori di Asmara di stanza a Cassala e poi ancora a Cheren; in seguito prese parte alla campagna contro i dervisci del 1896-97 ad Agordat e di nuovo a Cassala, e ricevette, in quest’ultima circostanza, un encomio solenne per aver saputo evitare l’accerchiamento dei dervisci.
Nel 1902 prese parte con il maggiore Martinelli alla missione italiana per una delimitazione definitiva dei confini dell’Eritrea con il Sudan anglo-egiziano, che vennero fissati il 15 maggio nella zona del Setit, dove dall’anno successivo Pollera iniziò la sua lunga carriera di funzionario civile. Nel 1903, infatti, Martini lo nominò primo residente della regione del Gasc e Setit, una delle zone più turbolente e dai confini più incerti e contestati della colonia, carica che mantenne per circa sei anni interrotti da più brevi reggenze del commissariato del Barca ad Agordat. Nel 1905, inoltre, fu inserito nei ruoli coloniali a disposizione del ministero degli Esteri e nel marzo 1906 fu nominato ufficiale coloniale di prima categoria.
Negli anni immediatamente precedenti, mentre si trovava nella zona di Cheren, aveva incontrato Unesc Araià Capté, una giovane donna nata nelle vicinanze di Axum, dalla quale il 1° aprile 1902 ebbe a Cheren il primogenito, Giovanni, e il 4 agosto il secondo figlio, Michele, nato a Barentù.
Pollera si adoperò per dare a Cheren un assetto urbano, facendo costruire i principali edifici pubblici, l’impianto idrico, il tracciato della strada Agordat-Omager con la deviazione per Ducambia e un orto sperimentale. Nello stesso periodo, oltre a occuparsi anche della giustizia penale, iniziò a raccogliere la documentazione etnografica sui Baria e Cunama, che sfociò, nel 1913, nella sua prima importante monografia antropologica. Intanto, fra il 1906 e il 1908, gli era nata una figlia, Giorgina, che morì ad appena un anno di età, quando la madre si recò per motivi familiari nel suo paese di origine portandola con sé; nel 1912, aveva nel frattempo già conosciuto Chidan Menelik, nasceva invece ad Asmara, sempre da Unesc, un altro figlio, Giorgio, appena tre mesi prima della nascita di Mario, il primo figlio di Chidan, che vide la luce ad Adi Ugri nel marzo 1913. Nel marzo 1915 nacque Marta e nell’agosto 1916 Alberto.
Nel 1909 Pollera fu nominato commissario della provincia del Seraè, un’altra zona delicata della colonia, carica che ricoprì fino ai primi mesi del 1917 mettendo in atto una serie di politiche di amministrazione del territorio fondate su nuove forme di potere locale, delegittimando antiche e scomode élites per crearne delle nuove. Chiarì il suo operato in una relazione amministrativa, relativa al periodo compreso tra il 1907 e il 1915, inviata nel settembre 1916 al governatore Salvago Raggi, al quale trasmise nel 1913 anche due rapporti sull’amministrazione della giustizia e sul regime della proprietà terriera in Etiopia e nella Colonia Eritrea.
Nel 1917 fu inviato prima a Dessiè e ad Adua, come regio agente commerciale, per trasferirsi successivamente a Gondar in qualità di console, incaricato soprattutto, negli anni in cui stava cominciando a maturare la decisione di occupare l’Etiopia, di osservare e interrogare i capi tigrini per inviare al governo informazioni sui rapporti fra Tigrai e governo scioano. Nel 1928 venne però collocato a riposo per avere raggiunto le quote necessarie per la liquidazione del massimo della pensione, secondo quanto previsto da un regio decreto emanato all’inizio di quell’anno. Accettò tuttavia di prendere parte, occupandosi di tutti i preparativi logistici dell’impresa, alla spedizione nella Dancalia organizzata da Raimondo Franchetti.
Dopo essere tornato ad Asmara nell’aprile 1929, alla fine di maggio era di nuovo in viaggio per raggiungere il 26 giugno Gondar, nel Goggiam, di cui, grazie anche all’interessamento del duca degli Abruzzi, era stato nominato console. Esercitò l’incarico per due anni, nel periodo della rivolta di ras Gugsa Oliè nei confronti di negus Tafari. Il 3 aprile 1930 questi venne incoronato imperatore con il nome di Hailè Selassiè, conferendo a Pollera il grado di gran ufficiale della Stella d’Etiopia, anche se nella sua autobiografia lo avrebbe accusato di avere spinto il ras a ribellarsi. Sostituito a Gondar nel 1932 da Raffaele Di Lauro, nella primavera di quello stesso anno tornava ad Asmara con l’incarico di responsabile della biblioteca governativa e capo della sezione studi e propaganda presso l’Ufficio affari generali del personale del governo dell’Eritrea. Esercitò l’incarico fino alla primavera del 1936, quando fu sostituito perché, in seguito allo scoppio della guerra italo-etiopica, fu incaricato di recarsi per alcuni mesi ad Adua, a capo dell’Ufficio politico del 2° corpo d’armata, guadagnandosi la promozione a tenente colonnello della riserva. Rientrato ad Asmara all’inizio del 1937 – dopo che il 12 dicembre 1936 era morto il figlio Giorgio vicino al fiume Omo Bottego in un’azione per la quale gli venne attribuita la medaglia d’oro al valore militare –, per occuparsi nuovamente della biblioteca governativa, venne assunto come consigliere personale dal governatore Daodiace. Ricevette pure numerose onorificenze e incarichi di un certo prestigio, come quello di giudice conciliatore d’Asmara e Hamasien, consigliere della Banca d’Italia, sindaco della società Saline Eritree di Massaua, presidente della Cassa di credito agrario e minerario dell’Eritrea.
Negli ultimi anni di vita si occupò a lungo della questione dei meticci che lo riguardava direttamente per la sua situazione familiare. Indirizzò anche un accorato appello a Benito Mussolini e, con un atto di contenuto altamente politico, sposò la sua compagna di trent’anni di vita il 3 agosto 1939 e morì due giorni dopo, il 5 agosto, all’ospedale civile Regina Elena di Asmara, a causa di una polmonite.
Opere. Fra i suoi più significativi saggi di carattere storico-giuridico-antropologico si segnalano I Baria e i Cunama, Roma 1913; La donna in Etiopia, Roma 1922; Lo Stato Etiopico e la sua Chiesa, Roma-Milano 1926; Che cosa è l’Etiopia, Torino 1927; La battaglia di Adua del 1° marzo 1896 narrata nei luoghi ove fu combattuta, Firenze 1928; Le popolazioni indigene dell’Eritrea, Bologna 1935; Storie, Leggende e Favole del Paese dei Negus, Firenze 1936; L’Abissinia di ieri, Roma 1940, rimandando, anche per i suoi numerosi contributi apparsi in -diverse riviste e giornali, all’ampia bibliografia (un centinaio di titoli) delle sue opere ricostruita e fornita da Sorgoni (2001, pp. 241-244).
Fonti e Bibl.: Oltre che nel prezioso archivio familiare, conservato dal nipote Pier Angelo, figlio di Giovanni, documenti relativi a Pollera si possono reperire a Roma, nell’Archivio centrale dello Stato (in particolare nell’Archivio storico del ministero dell’Africa italiana), nell’Archivio storico-diplomatico del ministero degli Affari esteri (in particolare nell’Archivio Eritrea) e nell’Archivio dell’Ufficio storico dello Stato maggiore dell’Esercito.
Dei contributi più recenti su Pollera, rimandando a essi per le indicazioni relative a quelli apparsi negli anni precedenti, ricordiamo quelli di A. Del Boca, Gli Italiani in Africa Orientale. La conquista dell’Impero, Roma-Bari 1979, ad ind.; L. Goglia, Una diversa politica razziale coloniale in un documento inedito di A. P. del 1937, in Storia contemporanea, XVI (1985), pp. 1071-1091; I. Taddia, L’Eritrea-Colonia 1890-1952. Paesaggi, strutture, uomini del colonialismo, Milano 1986, ad ind.; F. Guazzini, Le ragioni di un confine coloniale. Eritrea 1898-1908, Torino 1999, passim; B. Sorgoni, Etnografia e colonialismo. L’Eritrea e l’Etiopia di A. P., 1873-1939, Torino 2001; Id., Diventare antropologo: A. P. e l’etnografia coloniale, in Quaderni storici, n.s., 2002, n. 109, pp. 55-82; Id., Contraddizioni coloniali: comprensione etnografica ed esigenze politiche negli scritti di A. P., in Antropologia. Il colonialismo, II (2002), 2, pp. 66-90; G. Calchi Novati, Africa. La controversia sull’Eritrea: popolo, nazione, Stato, in Il mondo visto dall’Italia, a cura di A. Giovagnoli - G. Del Zanna, Milano 2004, ad ind.; G. Dore, Identity and contemporary representations. The heritage of A. P.’s monograph, i Baria e i Cunama, in Northeast African Studies, X (2009), 3, pp. 71-99.