ADALARDO
Vescovo di Verona, successe ad Astolfo nell'875-76. Nel febbraio dell'876 era sicuramente già vescovo veronese, in quanto come tale sottoscrisse gli atti del concilio di Pavia, riunito da Ansperto, arcivescovo di Milano. In tale occasione venne definita una controversia tra la chiesa di Verona e quella di Trento, a proposito del castello di Azzano. Il 2 nov. 876, Giovanni VIII gli rivolgeva un pressante invito perché volesse partecipare al concilio romano che si sarebbe tenuto o il 30 dello stesso mese o il 25 dicembre, ricordandogli quanto si fosse adoperato per la sua elezione. Il concilio non si tenne alla data stabilita, né, forse, ebbe mai luogo. È certo, comunque, che il 28 apr. 877 Giovanni VIII, dopo ripetuti ammonimenti, annunziava al clero veronese e agli arcivescovi di Ravenna, Milano e Aquileia di aver scomunicato A. per gli abusi da lui commessi ai danni dell'abbazia di Nonantola. In precedenza (17 aprile) ne aveva informato l'imperatore Carlo il Calvo. Come e quando abbia reagito A. è impossibile determinare; si può solo dire che, forse in seguito alla morte di Carlo il Calvo, cui A. poteva essere legato, il vescovo ribelle dovette rappacificarsi con il papa se, nello stesso anno 877 (novembre), insieme con altri vescovi egli partecipava al concilio ravennate, riunito dal papa per confermare la dignità imperiale a Carlo il Grosso. Nell'881, lo stesso papa Giovanni VIII interveniva a suo favore in un altro litigio sorto con il vescovo di Trento. Intanto A. entrava nelle buone grazie del nuovo imperatore Carlo il Grosso, di cui era ambasciatore nell'880; relativamente ad una lite intercorsa tra il monastero di S. Zenone ed un tal Notekario, "vir illustris". Sempre in qualità di inviato di Carlo il Grosso, nell'882, A. interveniva per regolare una controversia tra il papa, che lodava lo zelo di A., ed il marchese Guido, che aveva invaso terre della Pentapoli appartenenti alla Chiesa romana. Ma anche dopo la morte dell'ultimo carolingio, A. seppe mantenere una posizione di primo piano nelle agitate vicende dell'Italia di quegli anni. Dal 21 marzo 888 al 2 dic. 894 A. fu arcicancelliere di Berengario I, come risulta da una serie di documenti che recano la sua recognitio:si tratta, in genere, di donazioni a monasteri fatte da Berengario per intercessione dello stesso Adalardo.
Nell'898 A. partecipò al concilio romano riunito da Giovanni IX per condannare papa Formoso. Nel 905 i suoi rapporti con Berengario dovevano essersi guastati, se, stando a quanto ci riferisce Reginone di Prümm (Chronicon ad a. 905, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores, I, Hannoverae 1826, p. 610), il vescovo di Verona esortò l'avversario dello stesso Berengario, Ludovico II, ad entrare in Verona: con scarso successo, perché l'intruso venne catturato ed accecato dal rivale, accorso per i richiami dei Veronesi stessi. Dopo tale notizia, non si sa più nulla di A.; il suo successore Notchero sedeva sul seggio vescovile nel 911.
Ad A. è dedicato un carme in strofe saffiche, opera, forse, di un certo Scotto che viveva a Verona, composta tra l'875 e l'878.
Fonti e Bibl.: L. A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, I, Mediolani 1738, coll. 435 ss.; I Diplomi di Berengario I,a cura di L. Schiaparelli, Roma 1903, in Fonti per la Storia d'Italia, XXXV, cfr.indice dei nomi, sub voce Adelardus eps. Veronensis; J. D. Mansi, Sacror. Concil. Nova et Ampliss. Collectio, XVII, Venetiis 1772, coll. 325 ss.; XVIII, ibid. 1773, col. 222 (per la data del concilio romano di Giovanni IX, cfr. A. Werminghoff, Verzeichnis der Akten fränkischer Synoden von 843-918, in Neues Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtskunde, XXVI [1900] J, I,. 663); Carmen de Adhalardo episcopo Veronensi ,in Monumenta Germ. Hist., Poetae Latini aevi carolini, III, Berolini 1886, pp. 693-695; P. F. Kehr, Italia Pontificia, VII, Venetiae a Histria: pars I, provincia Aquileiensis, Berolini 1923, pp. 219-220; E. Dümmler, Gesta Berengarii imperatoris, Halle 1871, pp. 61-65; L. Schiaparelli, I Diplomi dei re d'Italia, in Bullett. d. Ist. stor. ital. per il M. E., XXIII (1902), p. 9 e n. 1, con relativa bibl.