ACROTATO ('Ακρότατος, Acrotátus)
Figlio maggiore di Cleomene II, re di Sparta e nipote di Cleombroto che combatté e cadde alla battaglia di Leuttra nel 371 (Senofonte, Hellen., VI, 4, 2-15; Diod., XV, 55). Visse in discordia con quei suoi concittadini che inclinarono a una politica di mitezza verso i reduci dalla battaglia di Megalopoli (331 a. C.), mentre egli voleva che si fosse inesorabili. Nel 314 i banditi siracusani, avendo fatto lega con Agrigento, Gela e Messana contro Agatocle, si rivolsero a Sparta per avere un condottiero; Acrotato, senza avere ottenuto il consenso degli efori, si accinse alla spedizione, e, durante la traversata, ebbe occasione di liberare Apollonia assediata da Glaucia, re degli Illirî, facendo da mediatore tra lui e gli Apolloniati; s'ignora a quali condizioni. Si procacciò l'alleanza di Taranto e mosse con venti navi decretategli dal popolo tarantino alla volta di Sicilia. Quivi però, per i suoi modi tracotanti e dispotici, si alienò l'animo di coloro che era andato ad aiutare, avendo ucciso perfino Sosistrato, capo dei banditi siracusani. Onde fu deposto dalla carica di stratego e minacciato della vita, sicché di notte fuggì in patria, dove premorì al padre Cleomene, morto nel 306-5, dopo aver regnato sessanta anni e dieci mesi.
Bibl.: Holm, Geschichte Siciliens, II, p. 226 (trad. ital., II, Torino 1901, p. 436); Schubert, Gecshichte des Agathokles, Breslavia 1887, p. 61; Beloch, Griech. Gesch., 2ª ed., IV, i, p. 184 seg., ii, pp. 158, 597; De Sanctis, Per la scienza dell'antichità, Torino 1909, p. 160.