solfidrico, acido Idracido dello zolfo, di formula H2S (detto anche idrogeno solforato o solfuro di idrogeno); gas incolore, di odore caratteristico (di uova marce); noto da lungo tempo (già descritto dai Greci, fu studiato da K.W. Scheele). Allo stato anidro (anche se liquido) non presenta proprietà acide che invece si manifestano in presenza di acqua; in tale condizione può dare due serie di sali, i solfuri e i solfidrati o solfuri acidi. Forma sali poco solubili con la maggior parte dei metalli pesanti e ciò si utilizza largamente in chimica analitica. Reagisce a caldo con lo zolfo (formando polisolfuri), con le olefine a caldo in presenza di catalizzatori formando mercaptani ecc.
È tossico e può formare con l’aria, in determinate proporzioni (4,5-45%), miscele esplosive. In natura si trova in molti giacimenti petroliferi o di gas naturali; in alcune emanazioni vulcaniche (dove si forma per azione del vapore sui solfuri), in molte acque minerali (dove si forma per riduzione batterica dei solfati); si forma come sottoprodotto in molte lavorazioni (distillazione del carbone fossile, raffinazione dei petroli, preparazione del solfuro di carbonio, coagulazione della viscosa ecc.).
Si può preparare per sintesi dagli elementi; per azione di acidi minerali (cloridrico, solforico) sui solfuri metallici (di ferro ecc.); dal solfuro di calcio per azione dell’anidride carbonica e dell’acqua, secondo lo schema: CaS+CO2+H2O ⇄ CaCO3+H2S. I maggiori quantitativi di acido s. si ricuperano dai gas che lo contengono lavandoli con soluzioni dotate di capacità di assorbimento selettivo: soluzioni di ammine alifatiche (mono- e di-etanolammina), di sali di sodio, di amminoacidi (alanina, dimetilglicina ecc.), di fenato sodico. Tutti questi processi, largamente sviluppatisi in molte industrie (raffinazione dei petroli, depurazione del gas naturale ecc.), consentono di ricuperare notevoli quantità di acido s. dal quale poi si può ottenere acido solforico (facendo bruciare con aria l’acido s. si ottiene un gas contenente anidride solforosa che si può usare nella preparazione di acido solforico), oppure zolfo trasformando parte dell’acido s. in anidride solforosa, che si fa poi reagire con la restante parte di acido solfidrico. L’acido s. si usa ancora per preparare diversi derivati organici (solfuri, mercaptani, tiofene ecc.).
Il solfidrismo è l’intossicazione da acido s. che può manifestarsi con gravi fenomeni respiratori (dispnea, cianosi, edema polmonare) e neurologici (midriasi, perdita della conoscenza), frequentemente mortali, e in forma cronica con sintomi respiratori (bronchite cronica), neurologici (cefalea), astenia, colorazione giallastra della cute.