DARDANO, Achille
Nacque a Firenze il 3 luglio 1870 da Pio e Annetta Vigna. Dopo aver terminato il liceo a Roma, prese parte a un concorso della Società geografica italiana nel 1890 che offriva un sussidio pecuniario temporaneo a giovani interessati all'apprendimento teorico e pratico della cartografia e alla collaborazione sia ai lavori relativi al Grande Atlante di geografia moderna in corso di pubblicazione a cura di G. Dalla Vedova col patrocinio della Società geografica italiana, sia ad eventuali altri studi o lavori cartografici nell'ambito della Società.
Mancavano allora in Italia cartografi con una preparazione specifica, che alla cultura generale e tecnica accompagnassero profonda preparazione e spiccata estrinsecazione artistica, per cui era necessario ricorrere a cartografi stranieri, specialmente tedeschi, tra i quali operava con buoni risultati G. E. Fritsche.
Del concorso venne dichiarato vincitore il ventenne D., il quale "aveva attitudini così spiccate al calcolo matematico, un così fine senso artistico, un così equilibrato senso geografico che in breve, sotto la guida maestra del Dalla Vedova, divenne il primo cartografo nazionale nel senso più vasto della parola" (De Magistris). In seno alla Società geografica egli collaborò prima al Grande Atlante di geografia moderna, opera magnificamente ideata nel taglio delle carte, nella scelta delle scale e delle proiezioni, nella rappresentazione del rilievo e nel contenuto delle singole tavole (che avrebbero dovuto essere cinquanta) ma purtroppo interrotta nel dicembre 1899, quando erano già state approntate ventiquattro tavole. Nell'ultimo decennio del secolo il D. lavorò soprattutto a ridisegnare (sulla scorta degli schizzi preparati dal Dalla Vedova) e preparare le carte che accompagnavano le relazioni e gli scritti pubblicati nel Bollettino della Società geografica italiana e le opere che recavano il resoconto dei viaggi di esplorazione intrapresi in quel periodo da L. Robecchi Bricchetti, da E. Baudi di Vesme e da V. Bottego, dando la prima intelaiatura di vaste regioni fine allora appena accennate sulla carta; emerge su tutte una carta alla scala 1:3 milioni (1899) che indica gli itinerari della seconda spedizione Bottego e in pari tempo fornisce un assestamento concreto alle conoscenze geografiche di vasta parte del corno orientale dell'Africa.
Anche nelle Memorie della Società geografica italiana, troviamo una pregevole serie di carte che portano in calce a sinistra la firma del Dardano. Ricordiamo tra le principali: la carta d'insieme: il Giuba e i suoi affluenti secondo la spedizione Bottego 1892-93 (V [1895], f. t.); l'itinerario del conte Pietro Antonelli da Rosario alla cascata del Guayra (VI [1896], f.t.); gli itinerari di A. Baldacci in Albania (VII [1897], f.t.); gli itinerari del principe di Napoli alle coste della Norvegia e delle Spitsbergen (IX, [1899], f. t.); la carta idrografica dell'anfiteatro morenico del Garda che accompagna uno studio di G. Stegagno (XII, [1906], f.t.).
Né mancano le recensioni relative ad opere cartografiche, come la carta murale delle colonie tedesche di H. Kiepert (in Kieperts Wandkarte der deutschen Kolonien 1:8.000.000, in Boll. d. Soc. geogr. it., s. 3, XI [1898], p. 80); La carta fisica dell'Europa sulla superficie di una vela sferica di D. Locchi (ibid., pp. 465 s.); La mappa amazzonica dello Stradelli (ibid., s. 4, II [1901], pp. 962 s.); La carta della Campagna Romana del castello Chigi di Castel Fusano (ibid., s. 4, VII [1906], pp. 269 s.); La carta dell'Etna del Crinò (ibid., VIII[1907], p. 1182).
Per la sua opera ventennale ebbe la medaglia d'argento dalla Società geografica (in Boll. d. Soc. geogr. it.,s. 4, XI [1910], pp. 425 s.) a riconoscimento del suo lavoro modesto e valente volto alla compilazione, con scrupolo scientifico e bravura artistica, delle carte che illustrano le pubblicazioni sociali e ne sono sotto molti aspetti la sintesi; l'opera del D. non è stata infatti quella di semplice esecutore coscienzioso: non di rado il suo acume critico e la sua diligenza rivelarono gli inevitabili errori dei dati raccolti dai viaggiatori sul terreno ed integrarono, rettificandola, l'opera di questi.
Intanto il D. aveva cominciato a dare in pari tempo la sua opera come cartografo all'Istituto De Agostini, fondato a Roma il 1º giugno 1901, dopo aver rilevato l'Istituto cartografico italiano, sorto già nel 1884, e trasferitosi nel 1909 a Novara. E in seno a questo Istituto, che poté giovarsi a lungo della sua opera, il D. guidò l'esecuzione di un'opera di lunga lena, la carta d'Italia alla scala 1:250 mila realizzata dall’Istituto Geografico De Agostini per conto del Touring Club Italiano, in cinquantasei fogli (diventati poi, dopo la prima guerra mondiale, sessantadue), pubblicata tra il 1907 e il 1912, carta ottima sotto ogni riguardo che, come fa notare P. Innocenti, "per lungo tempo è rimasta la carta turistica per eccellenza del nostro paese" tanto più che stralci di essa vennero inseriti nella Guida d'Italia del T. C. I. L'ampiezza della sua diffusione è dimostrata dal gran numero, circa 6.000.000, di fogli stampati. Il contratto per l'esecuzione della carta tra il T.C.I. e l'Istituto geografico De Agostini venne stipulato il 26 dic. 1905. Il primo saggio è apparso nell'aprile 1906 di fronte alla pagina 104 della Rivista mensile del T. C. I.
Si tratta di una carta completamente originale, perfetta nel suo genere, costruita e redatta dal D. che ha usufruito dell'ottima organizzazione scientifica e tecnica dell'officina cartografica dell'Istituto novarese. Il reticolato di proiezione adottato fu quello cosidetto "naturale" che si presta bene per carte a grande scala in molti fogli, in quanto permette che le deformazioni siano ridotte al minimo, dato che ogni foglio è reso indipendente dall'altro. Ognuno dei sessantadue fogli rappresenta un territorio compreso tra un grado preciso di latitudine per un grado di longitudine. La base di partenza è stata la carta alla scala 1:100 mila dell'Istituto geografico e ogni foglio condensa un materiale che oscilla da un minimo di ventiquattro (1:50 mila) a un massimo di novantasei tavolette (1:25 mila), ma, mentre per gran parte delle regioni dell'Italia settentrionale poteva contare su rilevamenti recenti, per alcune zone montuose dell'Italia centrale e meridionale il D. fu costretto ad un faticoso lavoro di ricostruzione. Cura particolare fu posta nella rappresentazione del rilievo, che risalta sia per la presenza delle curve di livello sia per l'aggiunta di una colorazione "a luce obliqua". Il disegno delle curve di livello, desunte dalla carta alla scala 1:100 mila, ha comportato un lavoro non lieve e per la prima volta fu fatto un riassunto così largo delle isoipse del nostro paese; ma per render evidente la montagna, in luogo del tratteggio si è preferito far uso dell'acquerello, metodo che richiede un lungo lavoro e una singolare e non comune perizia. Se si considera anche la cura con cui fu eseguito il disegno dell'idrografia, della rete stradale, delle piante delle città e dei centri più importanti (indicato in grisé per i capoluoghi di comune, in nero pieno per le altre località) si comprende come il D. abbia dovuto valersi di numerosi collaboratori, capaci di fornire un'opera unitaria; ciò risulta anche dalle scritture e dai numerosissimi toponimi. In questo caso, lungi dal costituire un lavoro meccanico, la carta risulta "un complesso scientifico ed artistico, che porta le impronte dell'artefice che la concepisce e la traduce in atto con un'individuale armonia di simboli, di colori e di caratteri calligrafici".
Molte altre carte edite dall'Istituto De Agostini redatte sia a scopo scolastico, sia per fornire una vasta documentazione cartografica di eventi attuali, portano la firma del Dardano. Durante il conflitto italo-turco egli pubblicò per il T.C.I. una carta della Tripolitania e della Cirenaica (alla scala 1:5 milioni), stampata in cromo a varie tinte, pregevole per finezza e nitidezza del disegno; comprende tutta la Libia a Nord del 22º parallelo e l'adiacente bacino del Mediterraneo. Successivamente, nel 1912 preparò una carta ancor più dettagliata della Libia alla scala 1:2,5 milioni con cartine di dettaglio per la Tripolitania e la Cirenaica e indicazioni sulle terre coltivate e coltivabili, sulla natura del terreno, sulla distribuzione della popolazione e sulle tribù. E su queste, qualche anno dopo curò il disegno di dodici carte annesse al volume del colonnello E. De Agostini, Le popolazioni dellaCirenaica, pubblicato a Bengasi (1922-23). Del 1918 è un planisfero politico e delle comunicazioni (in proiezioni di Mercatore) alla scala di 1:37 milioni, curato assieme a C. Franchini) e di qualche anno prima (Roma 1911) la carta (1:10 milioni) che accompagna la traduzione italiana dell'opera L'Asia centrale di N. Tocugirò, pubblicata sotto gli auspici della Società geografica italiana. Un progresso rispetto alle precedenti rappresenta la carta corografica dell'Albania e regioni contermini (1:400 mila), apparsa nel 1916 a Roma. La collaborazione del D. all'Istituto di Novara registra due altre opere di notevole impegno. Le sedici tavole inserite nell'Atlantedella nostra guerra (Novara 1916), che accompagnano il testo del De Magistris - pregevole perché accanto alle carte che rappresentano le zone di confine include una serie di altre carte che permettono di inquadrare la guerra sul fronte italiano nel conflitto europeo - e le tre tavole a colori (sempre Novara 1916), assai dettagliate e per quanto possibile obbiettive, dell'atlante L'Europa etnico linguistica (con testo di A. Hodnig).
Quando nel 1912 fu istituito il Ministero delle Colonie e l'aspetto topografico e geografico assunse nella conoscenza dei territori coloniali un'importanza preminente, con un decreto in data 5 maggio 1914 fu istituito un Ufficio cartografico, prima presso la Direzione generale degli affari politici, poi nel 1920 alla dipendenza dell'Ufficio studi e propaganda con la denominazione di Servizio cartografico. Di esso il D. assunse nel 1922 la direzione, prima affidata a M. Checchi. In precedenza tale compito era svolto dalla Direzione centrale degli affari coloniali presso il ministero degli Esteri. Divenuto autonomo, il Servizio cartografico intensificò l'attività ed il D. poté firmare alcune delle carte dimostrative più autorevoli dei nostri antichi possedimenti e di alcune regioni contermini.
La collaborazione del D. col ministero aveva avuto inizio fin dal 1917 con una carta dei confini della Colonia Eritrea (alla scala 1:500 mila). Nel 1918 pubblicava lo schizzo schematico dimostrativo del bacino idrografico dell'Uebi Scebeli (1:3 milioni) e una carta dell'Asia Minore, Arabia e regioni contermini (1:6 milioni), seguita nel 1920 da una carta più dettagliata (1:3 milioni) dell'Asia Minore (comprendente Armenia, Caucaso meridionale, Siria, Mesopotamia e regioni adiacenti). Di quello stesso anno è una carta della Dancalia (1:500 mila), ricavata dagli schizzi e rilievi di P. Vinassa de Regny e di Cavagnari nel corso di ricerche compiute dalla Società mineraria dell'Africa orientale italiana. Segue nel 1923 la carta delle regioni del medio e basso Giuba (1:2 milioni), la carta dimostrativa della Libia in dodici fogli alla scala 1:800 mila (1924-27), tutte edite a Roma. Anche in seguito sono state allestite numerose carte, che hanno avuto larga diffusione e portano tutte non solo il nome, ma anche l'impronta dell'arte cartografica del Dardano. Tali la carta dimostrativa fisico-politica della Libia e regioni limitrofe (1:3 milioni; 1937; seconda ed., 1941); quella dimostrativa dell'Eritrea (1:1,5 milioni; 1935); la carta dimostrativa della Somalia (1:2 milioni), comprendente le tre Somalie (italiana, francese e inglese), pregevole per il disegno dell'orografia a pastello, che accenna al movimento del terreno lasciando in evidenza la planimetria, per la ricchezza della toponomastica e lo sviluppo della rete delle comunicazioni, pubblicata nel 1934 e aggiornata nel 1949 dal reggente dell'ufficio I. Zappieri. Ma rappresenta un contributo originale, essendo redatta sulla base di numerosi fonti, soprattutto la carta dimostrativa fisico-politica a colori dell'Africa orientale (1:2 milioni), che ha avuto diverse edizioni (1925, in quattro fogli; 1934, pure in quattro fogli; 1939 in un foglio). Essa rappresenta un vastissimo territorio (Eritrea, Somalia, Etiopia, Sudan anglo-egiziano, Uganda, Kenia, Yemen, ecc.) e comprende perciò la regione che da Suakin a settentrione si estende a meridione oltre il lago Vittoria e che dal corso del Nilo compreso ad Occidente si spinge ad Oriente fino a Socotra. Costruita in proiezione policentrica, presenta l'orografia a sfumo in bistro e le isoipse di 500 in 500 metri, l'idrografia e relativi nomi in azzurro, le comunicazioni in rosso, con ricca toponomastica e onomastica di popoli e tribù.
Il D. assieme a R. Riccardi curò infine la cartografia di ventiquattro tavole in scala da 2 a 8 milioni di un Atlante d'Africa (Milano 1936). A lui si deve anche il progetto d'inquadrare la cartografia delle colonie italiane di quel tempo in uno schema organico. Alla carta topografica nazionale al 100 mila avrebbe dovuto corrispondere il 400 mila coloniale (che avrebbe compreso un territorio pari a quello rappresentato da 24 fogli al 100 mila), ma in pari tempo per consultazioni di carattere più generale era prevista una carta a scala sottomultipla a 1:800 mila; ogni foglio avrebbe compreso sei fogli del 400 mila con un'estensione di 6 gradi di longitudine per 4 di latitudine. Va poi anche ricordato che egli dette assistenza tecnica alle missioni che fissarono i confini delle colonie italiane.
Il D. dette un valido contributo all'Enciclopedia Italiana con l'esecuzione delle carte, in numero di circa duemila, che ne accompagnano i testi. Presso quella sede l'ufficio cartografico diretto dal D. fu in grado di allestire in breve tempo una documentazione originale relativa a fatti molto diversi e a fenomeni suscettibili di essere cartografati. Vi sono carte geologiche e morfologiche, carte idrografiche, climatiche, della vegetazione, della distribuzione di animali caratteristici, della densità di popolazione, dei centri abitati, dei prodotti del suolo, delle ricchezze minerarie, delle comunicazioni, terrestri, marittime, aeree. E ancora: carte indicanti gli itinerari dei primi viaggi di esplorazione terrestre e marittima, carte archeologiche, carte storiche in gran numero, carte militari e poi piante di città, indicanti la loro situazione topografica e talora anche altri elementi, come lo sviluppo topografico in fasi successive. Criteri metodici uniformi (scelta delle proiezioni e delle scale, uso dei caratteri, grafia dei toponomi stranieri, ecc.) hanno ispirato la redazione e il disegno, per cui alcuni gruppi di queste carte costituiscono per lo scrupolo con cui sono state eseguite e per l'elaborazione di materiali spesso poco accessibili un contributo degno di considerazione.
Morì a Roma il 10 ott. 1938.
Il 27 luglio 1935 si era sposato a Roma con Adele Morelli.
Opere: Tra le carte preparate nel decennio 1891-1900 ricordiamo: l'itinerario del dott. A. Terracciano attraverso l'Eritrea italiana (in Boll. d. Soc. geogr. ital., s. 3,V[1892], f. 10); la carta originale del viaggio di Baudi di Vesme-Candeo da Berbera ai Caranle (ibid., VI[1893], f. 1); l'itinerario dell'ingegner Robecchi Bricchetti attraverso la Somalia da Mogadiscio a Berbera (ibid., f. 5); la carta idrografica e topografica del basso agro patavino alla fine del secolo XVIII (ibid., VII [1894], f. 8); una cartina originale dell'Eritrea tra Massaua, Cheren, Adua e l'Agamé (ibid., VIII[1895], f. 5); una cartina dell'isola di Zanzibar (ibid., X [1897], f. 6); gli itinerari di A. Giulianetti nella Nuova Guinea britannica (ibid., XI[1898], f. 7); l'itinerario De Simone attraverso la Colombia inglese (ibid., XII[1899], f. 1); la regione percorsa dal capitano Bulatovich nel Caffa (ibid., s. 4, I [1900], f. 2); e ancora nello stesso anno (ibid., f. 5); il rilievo alla bussola del fiume Uaupés (Amazzonia), percorso dal conte Ermanno Stradelli; una carta del bacino di Parigi a colori (ibid., f. 7); gli itinerari di A. Baldacci in Albania (ibid., f. 8).
Nel decennio successivo, oltre alle carte importanti, che portano la sua firma, ricordiamo: lo schizzo della rotta della "Stella Polare" e dell'itinerario con le slitte della spedizione artica di Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi (in Boll. d. Soc. geogr. It.,s. 4, II [1901], f. 2); escursioni del capitano Bongiovanni e del ten. De Vita nella regione compresa tra Adì Cajéh, Buri e Meder (ibid., f. 6); itinerario della spedizione Erlanger nell'Africa nordorientale (ibid., III[1902], f. 6); itinerari dell'ingegner Comboul nell'Uollega (ibid., IV[1903], f. 7); viaggio di Ferdinando Martini nei Cunama (ibid., f.); itinerari del maggiore Pedretti in Cirenaica (ibid., f. 11); spedizioni del comandante Peary nella Groenlandia settentrionale e nell'America artica (ibid., V[1904], f. 1); cartina del paese del Cem nelle Alpi albanesi (ibid., f. 3); schizzo geologico della regione albanese (ibid., f. 7) ; itinerari percorsi dal cap. Colli di Felizzano nei paesi galla a Sud dello Scioa (ibid., VI[1905], f. 2); itinerario di Vinassa de Regny da Homs a Tripoli (ibid.,f. 11); itinerario seguito dal capitano Cordella nella regione orientale dello Stato del Conge (ibid., VII[1906], f. 9); navigazione della nave Dogali sul fiume Amazzoni-Solimões-Marañón (ibid., VIII[1907], f. 9); itinerario al lago Zuai del De Castro (ibid., IX[1908], f. 1); escursione nei dintorni di Brava del capitano Piazza (ibid., f. 2). E poi ancora, qualche anno dopo, gli itinerari della spedizione De Filippi nell'India e nell'Asia centrale (ibid., s. 5, IV [1915], f. 2).
Tra gli scritti del D. ricordiamo: Cartografia elementare pratica, Novara 1913; Metodo di esercizi cartografici scolastici, ibid. 1913; Le proiezioni in planisfero per le carte di geografia economica, in La Geografia, VII (1919), pp. 24-41; Politica e cartografia, ibid., pp. 94-101; L'opera del Servizio cartografico del ministero delle Colonie, in Atti d. IXCongresso geografico italiano, Genova 1924, II, pp. 21-24; Cartografia coloniale, in Rivista delle colonie, I-II (1927-28), pp. 265-72, e anche in Atti del X Congresso geografico italiano, Milano 1927, II, pp. 630-36; Il servizio cartografico del ministero delle Colonie e le direttive per l'inquadramento generale dei lavori cartografici coloniali, in Atti dell'XI Congresso geografico italiano, Napoli 1930, III, pp. 131-35; Sviluppo e direttive della cartografia coloniale, in Atti del I Congresso di studi coloniali, Firenze 1931, III, pp. 74-89.
Fonti e Bibl.: Necrol., in Boll. d. Soc. geogr. it., s. 7, IV (1939), pp. 67 s.; L. F. De Magistris, Per la carta d'Italia al 250.000 del T.C.I. L'opera dell'Istituto geografico De Agostini, in La Geografia, IV (1916), 3, pp. 5-60; Id., Le ragioni e le vicende della cartogr. privata in Italia, ibid., V (1917), pp. 380-387; R. Almagià, La geografia nell'Enciclopedia italiana, in Le Vie d'Italia, XLI (1935), p. 745; R. Riccardi, Cartografia, in Un sessantennio di ricerca geografica in Italia, in Mem. della Soc. geogr. it., XXVI (1964), pp. 557, 561, 569; C. Traversi, Storia della cartografia coloniale ital., Roma 1964, pp. 31 s., 60, 84, 230; P. Innocenti, Note di cartografia turistica, Firenze 1969, p. 20.