Room, Abram Matveevič
Regista e sceneggiatore cinematografico russo, nato a Vilnius (od. Lituania) il 28 giugno 1894 e morto a Mosca il 26 luglio 1976. Appartiene alla generazione dei maestri dell'avanguardia sovietica, ma il suo stile nel periodo del cinema muto si colloca a metà fra le loro tecniche innovative e quelle più convenzionali dei veterani che operarono prima della rivoluzione: fotografia di stampo quasi espressionista, uso 'pittorico' degli oggetti della vita quotidiana, ricorso a piani-sequenza di insolita lunghezza. I suoi film più noti sono Tret′ja meščanskaja, noto anche come Ljubov′ vtroëm, (1927; Letto e divano) e Prividenie, kotoroe ne vozvraščaetsja (1930, Il fantasma che non ritorna). Nell'era staliniana perse progressivamente la propria autonomia di linguaggio, e dopo la Seconda guerra mondiale divenne uno dei rappresentanti della cinematografia ufficiale.
Proveniente da una famiglia ebrea, nel 1914 divenne attore e assistente regista nel Teatro ebraico della città natale. Studiò neurologia e psichiatria all'Istituto neuropsicologico di Pietrogrado e all'Università di Saratov e durante la guerra civile esercitò la professione di medico nell'Armata rossa. Recatosi a Mosca, nel 1923-24 alla professione di giornalista alternò quella di attore e regista al Teatr Revoljucii (Teatro della rivoluzione), sostituendovi quindi Vsevolod E. Mejerchol′d come direttore; frequentò anche il VGIK, dove seguì le lezioni di Lev V. Kulešov, e dove successivamente avrebbe insegnato per un decennio (dal 1924 al 1934). Nel cinema, dopo alcuni cortometraggi pubblicitari (1924), girò due mediometraggi a soggetto, in cui il montaggio concitato e le inquadrature oblique testimoniano dell'influenza dell'avanguardia: Gonka za samogonkoj (1924, La caccia ai distillatori clandestini), commedia di propaganda antialcolica, e Krasnaja Presnja (1926, La Presnja rossa), dramma sulla vita in un quartiere operaio. Nel 1926 presentò i suoi primi lungometraggi, in cui risalta l'uso di moduli narrativi tipici dei film statunitensi di genere, filtrati attraverso la lettura critica di Kulešov: Buchta smerti (La baia della morte), con didascalie dello scrittore formalista Viktor B. Šklovskij, era incentrato sulla lotta fra i Rossi e i Bianchi durante la guerra civile; Predatel′ (Il traditore), sceneggiato da Šklovskij e Lev V. Nikulin, era invece ambientato durante il periodo zarista, e trattava della caccia a un infiltrato tra i marinai rivoluzionari. Tret′ja Meščanskaja illustra con tragico umorismo le conseguenze di un triangolo amoroso frutto della crisi degli alloggi allora imperversante in Unione Sovietica, e affronta le questioni dei diritti delle donne e della morale sessuale in una società socialista. In patria l'opera fu accusata di antisovietismo, pornografia e ideologia piccolo-borghese, ma a livello internazionale raccolse un grande successo. Pressoché analoghe erano le tematiche di Uchaby (1928, Fossi), sceneggiato da R. e Šklovskij, ma andato perduto. Più direttamente politiche, invece, quelle di Evrej i zemlja (1928, Gli ebrei e la terra) sulle comuni agricole ebraiche e, almeno in apparenza, anche di Prividenie, kotoroe ne vozvraščaetsja (1930, versione muta; 1933, sonorizzata). Quest'ultimo narra la storia di un operaio rivoluzionario sudamericano chiuso in prigione, cui la polizia concede un giorno di permesso al fine di ucciderlo; ma il tentativo fallisce, e provoca anzi l'inizio di un grande sciopero. R. riuscì a trasformare questa trama in un discorso metafisico sul rapporto dell'uomo con la morte, costruendo atmosfere fantastiche, al confine tra realtà e sogno. L'opposizione tra le due parti del film (la prima nel carcere, la seconda nel deserto, durante l'inseguimento) si rispecchia nel montaggio, all'inizio rapidissimo e poi sempre più lento e disteso, quasi a rappresentare la raggiunta libertà. La critica sovietica mise in rilievo solo il risvolto della denuncia politica, ma ne colse comunque la grande forza espressiva e simbolica. Si spiega così che proprio a R. venisse affidata la regia del primo film sonoro sovietico, Plan velikich rabot (1930, Il piano dei grandi lavori), un documentario sul primo piano quinquennale, in cui i rumori prodotti dalle macchine sono utilizzati in funzione musicale. Dopo alcuni documentari educativi, nel 1934 girò Strogij junoša (Un giovane rigoroso), sceneggiato dallo scrittore Jurij K. Oleša e ambientato nell'Unione Sovietica del futuro, ma il film fu duramente attaccato e R. dovette attendere fino al 1939 per poter tornare alla regia, ma nel giro di pochi anni diresse quattro film di argomento bellico: Eskadril′ja n. 5 (1939, Squadriglia nr. 5), appartenente al filone dei 'film difensivi', che trattavano di un futuro conflitto; Veter s vostoka (1941, Il vento dall'Est), sull'occupazione sovietica della Polonia orientale nel settembre 1939, dopo il patto russo-tedesco; Našestvie (1945, L'invasione), sulla Resistenza in un villaggio russo occupato dai tedeschi, in cui R. diede vita a un'opera di forte drammaticità e di grande realismo psicologico; V gorach Jugoslavii (1946, Sulle montagne della Iugoslavia), che trattava anch'esso della Resistenza contro i tedeschi, ma che per la rottura politica tra quel Paese e l'URSS venne ritirato.
Nel clima nuovamente repressivo del dopoguerra R. dovette riallinearsi ai canoni del cinema ufficiale, realizzando mediocri film di propaganda come Sud česti (1949, Tribunale d'onore) e Serebristaja pyl′ (1953, Polvere d'argento). Terminata l'era staliniana si specializzò in eleganti trasposizioni di opere letterarie: Granatovyj braslet (1965, Il braccialetto di granato), da A.I. Kuprin, Cvety zapozdalye (1970, Fiori tardivi), da A.P. Čechov, Preždevremennyj čelovek (1973, L'uomo in anticipo sul suo tempo), da M. Gor′kij. *
V.B. Šklovskij, Room: žizn′ i rabota (Room: vita e opere), Moskva 1929.
J. Bryher, Film problems of Soviet Russia, Riant Chateau 1929, pp. 71-83.
M. Lapierre, Les cent visages du cinéma, Paris 1948, p. 597.
I. Graščenkova, Abram Room, Moskva 1977.
Kino. Enciklopedičeskij slovar′, Moskva 1987, ad vocem.
G. Buttafava, Il cinema russo e sovietico, Venezia 2000, passim.