ABBAZIA (A. T., 24-25-26)
Frazione del comune di Volosca-Abbazia (v. volosca), con 2479 ab. È una ridente cittadina, situata in posizione incantevole sulla costiera liburnica, a una dozzina di chilometri da Fiume. Sorta nei pressi di un'abbazia benedettina del sec. XV, cominciò ad essere frequentata quale stazione climatica estiva ed invernale soltarito dopo che, nel 1844, il fiumano Iginio Scarpa vi ebbe fatto costruire la bellissima Villa Angiolina. Prima della guerra mondiale riceveva circa 50.000 visitatori all'anno, e altrettanti, press'a poco, ne riceve oggi. Abbazia guarda verso SE., mentre alle spalle è riparata dai monti. Questa sua posizione fa sì ch'essa goda di un ottimo clima, con inverni mitissimi (temperature medie del dicembre e del gennaio, rispettivamente 5° e 6°) ed estati fresche. La temperatura media annua è di 13°,2.
Abbazia è costituita prevalentemente di ville private e di alberghi, eleganti e provvisti di ogni comodità, costruiti per lo più ai due lati della strada che da Fiume va a Fianona. Vi passa la tramvia Mattuglie-Laurana; battelli a vapore la collegano con Fiume, Laurana, Pola, Lussino, Cherso, Veglia, ecc.
I convegni italo-austriaci di abbazia.
Furono due. Il primo avvenne all'inizio del 1904 fra Tittoni, ministro degli affari esteri nel secondo ministero Giolitti (3 novembre 1903-12 marzo 1905), e il conte Goluchowski, ministro austro-ungarico degli affari esteri. L'incontro ebbe luogo per iniziativa di Tittoni, il quale, pur avendo dichiarato di voler seguire di fronte alla Monarchia una politica amichevole, diversa da quella del suo predecessore Prinetti, aveva avuto sentore che in Austria-Ungheria si preparavano armamenti diretti contro l'Italia. Il convegno diede risultati soddisfacenti. Tittoni, parlandone alla Camera il 4 maggio 1904, disse: "La mia visita al conte Goluchowski diè luogo alle più esplicite e soddisfacenti spiegazioni circa la politica dell'Italia e dell'Austria-Ungheria nella penisola balcanica... I rapporti fra i due paesi sono cordialissimi ed ispirati alla maggiore fiducia, e vi è completa conformità di vedute circa i rispettivi interessi nella penisola balcanica". L'accordo fra i due ministri tendeva a mantenere lo statu quo nella penisola balcanica e in Albania: qualora ciò fosse stato impossibile, doveva pensarsi all'autonomia. Tittoni, senza che Goluchowski contraddicesse o assentisse, accennò che, secondo lui, l'autonomia avrebbe dovuto aver per base la nazionalità. Goluchowski assicurò che la Monarchia non intendeva fare preparativi militari contro l'Italia ed era pronta a internazionalizzare, come Tittoni desiderava, l'azione riformatrice in Macedonia, che l'Austria-Ungheria e la Russia avevano iniziato sole, dopo l'accordo di Mürzsteg (2 ottobre 1903).
Il secondo convegno ebbe luogo nell'aprile 1914 fra il marchese di San Giuliano, ministro degli affari esteri, e il suo collega austro-ungarico conte Berchtold. La situazione balcanica era molto precaria. Nel 1913 la Monarchia, per l'opposizione dell'Italia, aveva dovuto rinunziare ad un'azione militare contro la Serbia. In Albania, dove si trovava come sovrano l'inetto principe Guglielmo di Wied, vi erano frequenti attriti fra gli agenti italiani e quelli austro-ungarici. Per gli affari albanesi l'incontro diede risultati piuttosto soddisfacenti. Nel suo discorso alla Camera, del 26 maggio 1914, il marchese di San Giuliano parlò ancora a favore di una politica d'intesa con Vienna; ma sembra che le sue convinzioni intime fossero meno ottimiste.
Bibl.: A. F. Pribram, Die politischen Geheinverträge Österreich-Ungarns, Vienna 1920; T. Tittoni, Sei anni di politica estera, Torino 1912.