viva!
interiez. [propr. «che egli viva», 3a pers. sing. del pres. cong. di vivere]. – Esclamazione di approvazione, di augurio, di applauso, di esultanza; è per lo più seguita dal nome della persona o della cosa acclamata: viva Garibaldi!; viva l’Italia!; viva la libertà!; viva la Lazio, viva il Milan; viva Verdi, si diceva e si scriveva sui muri nel 1859, intendendosi Verdi come una sigla di Vittorio Emanuele re d’Italia; Viva il vino spumeggiante! (dal brindisi dell’opera Cavalleria rusticana di P. Mascagni); v. le donne!, v. l’allegria; in tono iron.: Viva arlecchini E burattini ...; Viva le maschere D’ogni paese (Giusti). Nell’uso fam., viva la faccia di ..., esclamazione di vivace approvazione, spesso scherz. o iron.: viva la faccia di chi parla chiaro; anche riferendosi a concetti astratti o a cose: viva la faccia della sincerità; viva la faccia di un buon bicchiere di vino. Chi viva?, grido di sentinelle o pattuglie (corrispondente al fr. qui vive?), usato nel passato come intimazione a fermarsi, a dichiarare l’appartenenza all’una o all’altra delle parti in lotta (nell’uso recente, chi vive?, inteso come equivalente di chi va là?): insospettì Volscente, E gridò da la squadra: «O là fermate. Chi viva? A che venite? Ove n’andate?» (Caro); si fermavano un attimo e chiedevano: – Chi viva? E quelli rispondevano: – Viva Francesco! (Jovine). Le esclamazioni viva Dio! (più com. vivaddio!) e viva il Cielo! si usano, parenteticamente, con valore fortemente asseverativo. Meno com. con uso assoluto: Oh viva, oh viva: Beatissimi voi Mentre nel mondo si favelli o scriva (Leopardi). Raro l’accordo al plur.: vivano i nostri amici! L’esclamazione è spesso rappresentata, graficamente, con la sigla W: W la libertà!; W la pace! Si veda anche evviva.