violare
v. tr. [dal lat. viŏlare, affine a vis «violenza»] (io vìolo, ecc.). – 1. a. letter. Usare violenza a persone trasgredendo norme morali e di rispetto della loro integrità fisica e dignità umana: [gli svizzeri] parte predando parte componendo i miseri popoli, ma astenendosi da v. la vita e l’onore, feciono grandissimi guadagni (Guicciardini); usare violenza sessuale contro qualcuno, violentare: v. una donna. b. Riferito, come compl. oggetto, a cose degne di particolare rispetto, con sign. analogo a quello di profanare: v. una chiesa, un altare, l’ostia consacrata, manometterli sacrilegamente, farli segno ad atti di violenza sacrilega; v. una tomba, aprirla e manometterla. 2. a. Forzare, invadere usando la violenza, e comunque non rispettando la legalità e le norme esistenti: v. il domicilio privato di un avversario politico; v. un convento, una sede diplomatica estera, o il diritto d’asilo di un convento, le prerogative di un’ambasciata straniera; con riferimento ad atti di ostilità armata: v. il territorio, o il cielo, le acque territoriali, ecc., di uno stato neutrale; v. (ma più com. forzare) il blocco navale (v. violatore). b. Trasgredire, non rispettare quanto è specificamente tutelato da leggi o da obblighi e doveri di natura sociale o morale, e le leggi e gli obblighi stessi: v. il segreto d’ufficio, il segreto epistolare; v. i patti; v. un trattato; v. la legge, il codice penale, il regolamento di disciplina, una norma morale; v. i doveri dell’ospitalità, dell’amicizia; io di te a te medesimo mi dorrei, sì come d’uomo il quale hai la nostra amicizia violata (Boccaccio); misteri ..., per penetrare i quali non vi peritaste di v. la nostra più sacra intimità (Landolfi). c. Analogam., con uso fig. nel linguaggio scient., v. una legge, v. un principio, essere in contraddizione con quanto da essi previsto.