trofeo
trofèo s. m. [dal lat. tardo trophaeum per il class. tropaeum, che è dal gr. τροπαῖον e τρόπαιον, propr. «monumento che rammenta la sconfitta, la messa in fuga (τροπή) del nemico»]. – 1. a. Presso gli antichi Greci e Romani, segno di vittoria eretto dai vincitori con le spoglie dei vinti, appese a un albero, a un palo, oppure ammucchiate, per lo più sul luogo stesso della battaglia: il leggendario t. di Enea; il t. navale di Duilio, costituito dalle colonne rostrate. b. Monumento costruito a ricordo di una grande vittoria, sul quale erano spesso effigiate in rilievo le armi e le spoglie dei nemici vinti: il grande t. di Augusto sulla collina di La Turbie (località posta al confine tra l’Italia e la Gallia Narbonese, il cui nome deriva da quello lat. Tropaea Augusti), fatto erigere dal Senato romano a memoria della vittoria di Augusto sulle popolazioni ribelli delle Alpi Marittime. c. Per estens., qualsiasi segno eretto o posto a ricordare una vittoria: Orlando, che gran tempo innamorato Fu de la bella Angelica, e per lei in India, in Media, in Tartaria lasciato Avea infiniti et immortal trofei (Ariosto). d. In etnologia, le spoglie degli animali e dei nemici uccisi, indossate o conservate come segno di valore e, anche, per impossessarsi a scopo propiziatorio dello spirito delle vittime: caratteristici la conservazione dei cranî fra i Daiacchi, i Maori, ecc., degli scalpi fra gli Indiani dell’America Settentrionale, Ostiachi, Samoiedi, ecc., l’uso della pelle di leone come capo di vestiario tra gli Abissini. e. fig., letter. Per metonimia, vittoria: Ilio raso due volte e due risorto Splendidamente su le mute vie Per far più bello l’ultimo trofeo Ai fatati Pelidi (Foscolo). 2. estens. a. Nello sport, premio in palio in una gara, e la gara stessa per cui è in palio quel premio: il t. automobilistico delle Alpi; trofeo Baracchi, gara ciclistica a cronometro in coppie (l’ultima edizione, nel 1991, fu invece individuale). b. Composizione ornamentale formata da armi, scudi, bandiere, disposte in bell’ordine, per lo più incrociate, usata nel passato per la decorazione di pareti in saloni di rappresentanza (il tipo con armi bianche, addossate generalmente a uno scudo, è detto panoplia). Un tipo simile di composizione, costituito dalla rappresentazione di elementi varî (armi, frutta, fiori, ecc.), era frequente, come motivo ornamentale scolpito, in architettura, nonché in decorazioni pittoriche e nelle boiseries. È detta decorazione a trofeo quella composta di armi e altri elementi, raffigurata sui bordi dei piatti in maiolica, su vasi, su oggetti di rame, argento o peltro, e sulle bordure di arazzi. c. Trofei di caccia, spoglie di animali feroci o selvatici uccisi (teste imbalsamate, pelli, corna, ecc.), conservate dai cacciatori in ricordo di battute di caccia grossa. Per motivo analogo, sono chiamati trofei, anche in zoologia, le corna degli ungulati oggetto di caccia, che sono espressione dello stato fisiologico e del vigore degli animali; nei cervidi, in cui le corna sono caduche, il trofeo raggiunge il massimo sviluppo nella piena maturità dei maschi. d. Distintivo, in metallo o ricamato, posto sui berretti militari e costituito da varî simboli che contraddistinguono le diverse armi o corpi o specialità; per es., nelle forze armate italiane, il fregio metallico con al centro un’ancora sui berretti degli ufficiali e dei sottufficiali della marina militare; l’aquila eretta ad ali spiegate sui berretti e sulle bustine dei membri dell’aeronautica militare; la granata con fiamma a sette punte per i granatieri di Sardegna; i due cannoni e le due sciabole incrociati, sormontati da una granata con fiamma a sei punte, per gli artiglieri a cavallo, ecc.