tomo
tòmo s. m. [dal lat. tardo tomus, gr. τόμος, propriam. «sezione, taglio, fetta», affine a τέμνω «tagliare»]. – 1. Primo elemento di parole composte della terminologia medica nelle quali ha il sign. di «strato, sezione»: tomografo, tomogramma. 2. Ognuna delle parti in cui è divisa un’opera a stampa (nelle citazioni e indicazioni bibliografiche, abbreviato comunem. in t.); può coincidere col volume, ma talora è una suddivisione del volume, avendo o no ciascun tomo legatura propria: il 1° e 2° tomo del VII volume; l’opera è in 4 volumi divisi complessivamente in 8 tomi; altre volte, al contrario, è il tomo che si suddivide in più volumi: il 3° volume del 1 tomo. Si usa anche, ma sempre più raram., col senso generico che ha spesso volume, cioè libro, insieme di fogli legati insieme: cento versi di buon poeta insegnano più che tutti i t. de’ precettori (Bettinelli); Bevi lo scibile Tomo per tomo, Sarai «chiarissimo» Senz’esser uomo (Giusti). 3. fig. Individuo singolare, strano e curioso, come carattere e comportamento, soprattutto nell’espressione un bel t., un tipo bizzarro: arrischiare pronostici non conviene proprio: e se qualche volta li faccio per eccesso di zelo verso i lettori, poi non debbo stupire che qualche bel t. mi dia la baia per averli mancati (Gianni Brera); e con tono iron.: che cosa è venuto a fare qui quel bel tomo?