squarciare
v. tr. [lat. *exquartiare, der. di quartus «quarto», propr. «fare in quattro» (cfr. squartare)] (io squàrcio, ecc.). – Aprire, rompere lacerando con violenza e per ampio tratto: squarciarsi le vesti (per dolore, per disperazione); una grossa scheggia gli squarciò il ventre. In espressioni fig.: ad un tratto il sole squarcia le nuvole, le cose tornano a sorridere (Deledda); un urlo acuto squarciò il silenzio della notte; s. il velo del mistero, del destino; feci ’l mal sonno Che del futuro mi squarciò ’l velame (Dante); la sua tenera e melanconica amorevolezza mi squarciava l’anima (Pellico). ◆ Part. pass. squarciato, anche come agg.: giaceva col ventre squarciato; Parrebbe nube che squarciata [dal fulmine] tona (Dante); così Dalle squarciate nuvole Si svolge il sol cadente (Manzoni). Non com., voce squarciata, forte ma acuta, sgraziata, disarmonica.