secrezione
secrezióne s. f. [dal lat. secretio -onis «separazione», der. di secretus, part. pass. di secernĕre «secernere»]. – 1. L’attività e la funzione di secernere: a. In fisiologia, la funzione propria degli organi ghiandolari, di gruppi di cellule e talora di cellule isolate, che consiste nell’elaborazione o nella liberazione di particolari sostanze utili all’organismo, che vengono immesse direttamente nel torrente circolatorio o negli spazî interstiziali (s. interna) o che vengono riversate nell’ambiente esterno, per es. nel canale digerente (s. esterna); tale attività, dipendente anzitutto dal metabolismo cellulare, è regolata quantitativamente, e talora anche qualitativamente, sia dal sistema nervoso vegetativo, sia da un meccanismo umorale. A seconda che il secreto venga liberato nel torrente circolatorio, o nell’ambiente circostante le cellule secretrici, o all’esterno, la secrezione si definisce rispettivam. endocrina, paracrina, esocrina. b. In medicina, il formarsi (in corrispondenza di una superficie mucosa, di una ferita o di una piaga) di una essudazione sierosa, mucosa o purulenta, per lo più in seguito a fenomeni infiammatorî o irritativi. c. In fisiologia vegetale, la formazione di prodotti del metabolismo che non hanno ulteriore impiego nella fisiologia della pianta (come gomme, mucillagini, olî essenziali, alcaloidi, cristalli di ossalato di calcio, ecc.), ma che tuttavia possono essere utili nella vita di relazione (difesa contro gli animali, richiamo di pronubi o di animali disseminatori). 2. La sostanza secreta (o essudata): il latte è la s. delle ghiandole mammarie; s. sierosa, purulenta. S. psichica, elaborata per stimoli psichici (v. psichico). 3. In petrografia, aggregato minerale nodulare, fibroso-raggiato, a struttura per lo più concentrica, che si forma con accrescimento centripeto nelle cavità di talune rocce in seguito a deposito di sostanze da parte di soluzioni mineralizzate circolanti o di gas endogeni. 4. In linguistica (col sign. originario e generico del lat. secretio «separazione»), il fenomeno secondo il quale una parte di una parola indivisibile acquista un nuovo valore linguistico e diviene così in potenza un suffisso, o un prefisso, o un elemento compositivo o una parola autonoma; per es., in molte lingue europee -bus di omnibus è stato usato per creare autobus, filobus, ed è poi divenuto parola autonoma, bus (pl. buses, in inglese), e così in ital. auto, che da prefissoide è passato a s. f. sostituendo, nel linguaggio quotidiano, automobile.