scimmia
scìmmia (ant. scìmia e sìmia) s. f. [lat. sīmia, der. di simus, gr. σιμός «dal naso schiacciato»]. – 1. Nome comune della maggior parte dei mammiferi appartenenti all’ordine primati (v.), diffusi principalmente nelle foreste tropicali e subtropicali dell’Africa, Asia (sottordine catarrine, o scimmie del vecchio mondo) e America (sottordine platirrine, o scimmie del nuovo mondo). S. leonina, scimmia platirrina della famiglia callitricidi (lat. scient. Leontopithecus rosalia), presente in alcune aree della foresta tropicale del Brasile, di piccole dimensioni (il corpo, esclusa la coda, è lungo 30-40 cm), con mantello di colore arancione fulvo, a volte con chiazze nere, e lunga criniera di peli erettili che circonda il capo (da cui il nome); s. nasuta, scimmia catarrina della famiglia cercopitecidi (lat. scient. Nasalis larvatus), diffusa nelle foreste ripariali di mangrovie del Borneo, di medie dimensioni, così chiamata per la particolare forma del naso, allungato a formare una sorta di proboscide piatta e pendula, particolarmente sviluppata nei maschi adulti; s. urlatrice, nome delle varie specie di scimmie appartenenti al genere Aluatta, della famiglia cebidi, diffuse nelle foreste e nelle praterie dell’America Centr. e Merid., di abitudini diurne e gregarie, il cui nome deriva dalla capacità di emettere forti grida, considerate fra i suoni più potenti emessi da un animale, utilizzate per la comunicazione tra i diversi gruppi sociali che occupano un territorio; s. ragno, nome delle varie specie di scimmie del genere Ateles, della famiglia cebidi, diffuse nelle foreste pluviali dell’America Centr. e Merid., dal livello del mare fino a 2000 m di altitudine, di piccole dimensioni (il corpo, esclusa la coda, è lungo 40-50 cm), che vivono quasi esclusivamente sulle chiome degli alberi, dove si spostano utilizzando la coda prensile e le lunghe e sottili zampe (da cui il nome); s. scoiattolo, scimmia platirrina della famiglia cebidi (lat. scient. Saimiri sciureus), diurna e gregaria, di piccole dimensioni (il corpo è lungo 25-40 cm esclusa la coda), diffusa nelle foreste umide dell’America Centr. e Merid.: i giovani presentano un comportamento esplorativo e ludico molto accentuato, e trascorrono gran parte del tempo in esercizî e interazioni sociali, il che richiama il comportamento che si osserva spesso negli scoiattoli (da cui il nome). 2. Con riferimento alla bruttezza, all’indole dispettosa o maligna, o alla agilità considerate tipiche di quest’animale, il suo nome è frequente in similitudini: essere brutto come una sc.; sembrare una sc.; essere dispettoso, maligno, curioso come una sc.; arrampicarsi sugli alberi come una scimmia (anche, con i varî sign.: è una sc., è proprio una scimmia). In senso fig., persona che contraffà o imita altri: E te dee ricordar, se ben t’adocchio, Com’io fui di natura buona scimia (Dante); spec. nell’espressione fare la sc. a qualcuno, riprodurne i gesti, il modo di fare e di parlare, imitarne lo stile, la tecnica, i modi (cfr. anche il più frequente scimmiottare). 3. fig., region. Sbornia, sbronza: prendersi la sc., una sc.; ti è passata la sc. di ieri sera? 4. Nel gergo dei tossicodipendenti indica lo stato di dipendenza dalla droga, o la crisi di astinenza, in frasi quali: avere la sc., essere in sc.; avere la sc. sulle spalle (calco dell’ingl. to have a monkey on back), e togliersi di dosso la sc., cioè il peso della droga. ◆ Dim. scimmiétta, scimmiettina, e scimmiòtto m. (v.), spesso anche come vezzeggiativi; pegg. scimmiàccia; accr. scimmióne m. (raro il femm. scimmióna): male dello scimmione, nome pop. dell’atrepsia, perché conferisce ai bambini colpiti un aspetto scimmiesco. TAV.