scappare
v. intr. [der. di cappa1, col pref. s- (nel sign. 4); cfr. incappare2] (aus. essere). – 1. a. Darsi alla fuga per paura o per viltà, per evitare un pericolo, una punizione, un danno (è più fam. e più com. di fuggire): il ladro riuscì a s. dalla finestra; all’apparire della polizia, i malintenzionati scapparono come lepri; scappa, se no ti prendono; l’amministratore è scappato con la cassa della ditta. b. Fuggire dal luogo in cui si è rinchiusi o costretti a stare: s. di casa; s. di prigione, di collegio (o dalla prigione, dal collegio); con riferimento ad animali: il cardellino è scappato dalla gabbia; chiudere la stalla quando i buoi sono scappati, frase prov. con cui si afferma l’inutilità di misure e rimedî adottati quando è ormai troppo tardi; talvolta in senso fig.: que’ due occhi grigi [di don Abbondio] che, mentre parlava, eran sempre andati scappando qua e là, come se avesser avuto paura d’incontrarsi con le parole che gli uscivan di bocca (Manzoni). c. Allontanarsi arbitrariamente dalla famiglia, sottraendosi ai proprî doveri civili, morali e sociali: quel ragazzo è scappato di casa per la seconda volta; la moglie di quel poveretto è scappata per sempre. d. Uscire da una situazione ingrata o pericolosa: di qui non si scappa, con riferimento a circostanza che non permette alternative; con valore più generico, in senso iperb.: una donna brutta da far s.; quel cantante ha una voce da far s. i cani. e. Per estens., correre via; andarsene o muoversi in fretta: «Taddeo, che ore sono? – Son le nove. – Dunque scappo a vestirmi» (Giusti); aspetta, abbi pazienza, non mi scappare!; anche correre, andare di corsa: dove state scappando?; scappo dal parrucchiere e torno. 2. a. Sfuggire: non ti lasciar s. questa buona occasione; l’autobus mi è scappato sotto il naso, e ho fatto tardi; con riferimento a ciò che sfugge inavvertitamente, per distrazione, disattenzione o mancanza di padronanza e controllo: ora [Gertrude] ripensava come mai quel sì che le era scappato, avesse potuto significar tanto, ora cercava se ci fosse maniera di riprenderlo (Manzoni); mio figlio scrive discretamente, ma ogni tanto gli scappa un errore d’ortografia; nel pulire la rivoltella gli è scappato un colpo; gli scappò una risata, uno sbadiglio; scappar detto, s. di bocca, sfuggire parlando (mi dispiace di averlo detto, ma mi è proprio scappato di bocca); s. di mente, dimenticare (mi è scappata di mente l’ora dell’appuntamento); far s. la pazienza, farla perdere, far spazientire. b. Non poter (più) contenere un bisogno o uno stimolo fisico: mi scappava da piangere, da ridere; s. da (o di) orinare; fam., mi scappa la pipì; anche assol., con riferimento a bisogni corporali: ti scappa? Per estens., in usi fam. e scherz.: mi scappa di dirtelo. 3. a. Sbucare, venire fuori da ciò che contiene o ricopre: gli scappano tutti i libri dalla cartella; in usi iperb.: è così magra che sembra le scappino le ossa dalla pelle. b. fig. Prorompere, uscire all’improvviso in parole, azioni o gesti inaspettati: a un certo momento scappò a dire...; scappò su a protestare; di tratto in tratto scappava fuori con qualche verso delle Satire di Orazio (Guerrazzi); scappando in mille ingenue esclamazioni (Verga). 4. fig., fam. Scappar(ci), riuscire a ottenere, ad avere, venire fuori, anche con un certo sforzo e fatica: con questa cifra ci scappa un regalino per voi; «le consiglio ... di mangiare bene!» «Eh, appena mi ci scappa minestra e lesso!» (Tozzi); prodursi come effetto involontario, spec. nell’espressione scapparci il morto: la discussione si è improvvisamente accesa, hanno messo mano al coltello, e c’è scappato il morto. ◆ Part. pres. scappante, anche come agg. nel linguaggio di sartoria: maniche scappanti, corte fin sopra il gomito.