pensare [dal lat. pensare, intens. di pendĕre "pensare"] (io pènso, ecc.). - ■ v. intr. (aus. avere) 1. [assol., esercitare l'attività del pensiero: agire senza p.] ≈ meditare, ponderare, ragionare, riflettere. [...] ?), oppure ricorre al verbo dire, anch’esso generico, nel secondo (che ne dici...?). Un altro sign. com. di p. è quello di «formulare rimanda spesso a un’intelligenza pratica, alla capacità di trarsi d’impaccio: è un persona d’ingegno), razionalità ...
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Fabio Rossi
proverbi. Finestra di approfondimento
Definizione - I proverbi sono sentenze stereotipate (raramente coniate da autori noti, più spesso prive di una fonte precisa) che racchiudono un principio [...] non hanno né occhi né orecchi; la curiosità è femmina; le parole sono femmine e i fatti sono maschi; tre donne fanno un mercato e quattro fanno una fiera.
Guerra e usi militari - Ambasciator non porta pena; a nemico che fugge ponti d’oro; bandiera ...
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forte¹ /'fɔrte/ [lat. fortis]. - ■ agg. 1. a. [di persona, che ha prestanza fisica] ≈ aitante, forzuto, gagliardo, prestante, robusto, vigoroso. ‖ maschio, muscoloso. ↔ debole, fiacco, fragile, gracile. [...] sa di f., si intenderà che sa d’aceto, di spunto. Un suono forte è emesso a volume alto; meno correttamente, in virtù della agg., anche la posizione di f. (prima o dopo il sost.) ne modifica talora il significato. Avviene per es. in f. sensazione e ...
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prendere /'prɛndere/ [dal lat. prĕhendĕre e prĕndĕre] (pass. rem. io prési [ant. prendéi, prendètti], tu prendésti, ecc.; part. pass. préso [ant. priso]). - ■ v. tr. 1. a. [esercitare una presa su cosa [...] «esercitare una presa con le mani», con il sinon. fam. pigliare, che ne copre tutti gli usi (mi pigliò per il braccio [C. Boito]) e l e burocr. conseguire: ha conseguito il diploma di segretaria d’azienda. A proposito di stipendi e sim., p. è sinon. ...
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proverbio /pro'vɛrbjo/ s. m. [dal lat. proverbium, der. di verbum "parola"]. - [breve motto, di larga diffusione e antica tradizione, che esprime, in forma stringata e incisiva, un pensiero, una norma, [...] non hanno né occhi né orecchi; la curiosità è femmina; le parole sono femmine e i fatti sono maschi; tre donne fanno un mercato e quattro fanno una fiera.
Guerra e usi militari - Ambasciator non porta pena; a nemico che fugge ponti d’oro; bandiera ...
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eterno /e'tɛrno/ (ant. etterno) [dal lat. aeternus, da aeviternus, der. di aevum "evo"]. - ■ agg. 1. a. [che non ha principio né fine, riferito a Dio, a cose divine e sim.: la giustizia e.] ≈ infinito, [...] dell’agg. sarebbe in realtà «che non ha inizio né fine», e si converrebbe dunque soltanto a Dio e alle cose divine, anche se sono comunissimi luce perpetua. Analogam. perenne: nevi perenni (quelle d’alta quota che non si sciolgono mai); piante perenni ...
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dove /'dove/ [lat. de ūbi]. - ■ avv. (radd. sint.) [in quale luogo, in frasi interr. ed esclam.: d. sarà nascosto?; so già d. si andrà a finire; d. siamo capitati!] ≈ (lett.) ove. ▲ Locuz. prep.: da dove [...] cong. (radd. sint.) 1. [nel luogo in cui, in prop. relative: resta d. sei] ≈ (lett.) laddove, (lett.) ove. 2. (non com.) a. [con valore ipotetico: d. io tardassi, provvedi tu a tutto] ≈ laddove, (lett.) ove, qualora, se. b. [con valore avversativo: è ...
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parte [lat. pars partis]. - ■ s. f. 1. a. [ciascuna delle cose in cui un intero è diviso o può essere diviso, sia che esse siano materialmente staccate l'una dall'altro, sia che possano essere considerate [...] ., non congiunto agli altri o al gruppo degli altri: me ne faccia un conto a p.] ≈ distinto, separato; d'altra parte ≈ d'altro lato (o canto), d'altronde, del resto; da parte 1. [in riferimento a qualcosa, per lo più denaro o provviste, che è stato ...
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piano¹ [lat. planus "di superficie uguale; facile, chiaro, intelligibile"]. - ■ agg. 1. a. [che presenta una superficie senza avvallamenti o rilievi: terreno p.] ≈ levigato, liscio, livellato, piatto, [...] (se non in determinati contesti fig.): venne a bussar sommessamente all’uscio dello studio (A. Fogazzaro); mi chiamò sottovoce (C. Goldoni). In quest’ambito, la frequenza d’uso dei due avv. ne ha creato una specializzazione semantica nel lessico ...
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vigilia /vi'dʒilja/ s. f. [dal lat. vigilia, propr. "veglia"]. - 1. (lett.) [notte trascorsa senza dormire: il vigore del quale ... né i digiuni né le v. potevano macerare (G. Boccaccio)] ≈ Ⓣ (fisiol.) [...] stato vigile, veglia. 2. a. (eccles.) [nella liturgia cattolica, il giorno che precede una solennità religiosa, un tempo con obbligo di astenersi dal cibo o di mangiare di magro]. b. (estens.) [astensione dai cibi o da un particolare cibo nel giorno ...
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Scrittore latino di origine africana (Madaura 125 d. C. circa - Cartagine 180 d. C. circa). Narratore abilissimo, è una delle figure più singolari della letteratura latina; il suo stile, ricco di accorgimenti retorici ma personalissimo, esercitò...
Scrittore (Pescara 1863 - Gardone Riviera 1938). Fu uno dei maggiori esponenti del decadentismo europeo. Dotato di una cultura molto vasta, mostrò un'inesauribile capacità di assimilare le nuove tendenze letterarie e filosofiche, rielaborandole...