pubblico2
pùbblico2 (ant. o letter. pùblico) s. m. [uso sostantivato dell’agg.; cfr. il lat. publĭcum «dominio pubblico» e la locuz. in publĭco «in pubblico»] (pl., raro, -ci). – 1. ant. L’erario e il demanio pubblico: in caso non fosse impazzito, la sua roba ricade al pubblico per legge (Leopardi). 2. La gente, il complesso totale di un numero indefinito di persone: luogo esposto al p., con tale esposizione che a chiunque è possibile scorgere che cosa avviene all’interno di esso; luogo aperto al p., a cui chiunque, a particolari condizioni, può accedere (v. luogo, n. 2 a); e soprattutto il complesso di persone che frequenta un locale aperto al pubblico, per es. negozî, uffici, teatri, biblioteche, o in genere luoghi di spettacolo: l’ufficio postale resta aperto al p. per tutta la mattinata; esercente, negoziante, commesso, impiegato che tratta il p. con gentilezza, che ha pazienza, o che è sgarbato con il p.; ieri al cinema non c’era molto p., ci fu scarsa affluenza di p.; teatro, stadio gremito di p.; attore, commedia applaudita, fischiata dal p.; p. attento, distratto, vivace, rumoroso, impaziente; il rispettabile p., il colto p. (e l’inclita guarnigione), locuzioni stereotipe derivanti dalle parole con le quali un tempo nei prologhi delle rappresentazioni drammatiche l’attore o il capocomico si rivolgeva al pubblico, e usate talora scherz. ancor oggi (v. colto). Per estens. con riferimento al complesso di persone che sta ad ascoltare un discorso, che legge e giudica un’opera letteraria, che ascolta un programma radiofonico, che guarda uno spettacolo televisivo e sim.: dopo averlo ascoltato attentamente, il p. applaudì l’oratore; l’ultimo suo romanzo ha avuto la favorevole accoglienza del p.; è una trasmissione molto apprezzata dal pubblico. Con sign. partic. nella locuz. avverb. in pubblico, in un luogo frequentato dalla gente, di fronte alla gente, davanti agli spettatori o all’uditorio, e sim.: mostrarsi, presentarsi in p.; parlare in p.; meno com., mettere in p., palesare, rendere noto: ha messo in p. le proprie intenzioni; non è prudente mettere in p. certe faccende private.