penultimatum
s. m. (iron.) Nel linguaggio giornalistico, con riferimento alle relazioni o alle trattative tra forze o esponenti politici, una minaccia di ultimatum fatta per ottenere in cambio qualche vantaggio o concessione. ♦ I commenti inglesi pubblicati sinora si astengono dal dare la falsa impressione che l'America e la Germania siano ormai ai ferri corti, ma denotano tuttavia la larga soddisfazione che il contenuto della Nota solleva a Londra, astraendo naturalmente dalla complicata questione supplementare riferentesi all'Inghilterra accennata al termine del documento. La «Westminster Gazette» scrive: «La Nota non lascia nulla da desiderare per la fermezza con cui riafferma i principi posti nelle precedenti. Essa contiene le espressioni più forti che la diplomazia possa usare senza intendere di provocare una immediata rottura delle relazioni; e possiamo qualificarle, se non come un «ultimatum», certamente come «penultimatum». (Marcello Prati, Stampa, 26 luglio 1915, p. 2) • [tit.] E la guerra di Akel diventò penultimatum [sommario] La frase "il presidente non garantisce l'unità nazionale" è solo di Occhetto? (Corriere della sera, 10 maggio 1991, p. 2, In primo piano) • Se mi consente di usare una sua espressione, «mi consenta», onorevole Berlusconi, ciò che sto per scrivere non è una cattiveria dell'opposizione. Lei stesso, se davvero non pensa di poter moltiplicare i pani e i pesci, non può non rendersi conto che così le cose non vanno, proprio non vanno. Il suo governo, nei primi cento giorni, ha collezionato una serie interminabile di «papere». Ne ricordo alcune, solo alcune. La «Caporetto» del decreto sulla custodia, con conseguente attacco ai giudici, annunciato e smontato appello televisivo alla nazione, penultimatum a Maroni, reo di un'intervista giudicata «insolente»: «O smentisci o te ne vai». Maroni è lì, e non ha smentito. (Walter Veltroni, Unità, 14 agosto 1994, Prima pagina) • La gara di smargiassate fra Berlusconi e Bossi, perfetta sullo sfondo di un bar sport della Brianza, rischia di produrre guai seri al massimo livello istituzionale, quando i bauscia in tenzone sono rispettivamente il capo del governo e il ministro delle Riforme. Nei guai seri, va detto subito, non è contemplata la caduta del governo. Anzitutto non sarebbe un guaio e poi non bisogna prendere sul serio gli ultimatum e i penultimatum a Bossi di Fini e dei centristi che recitano la parte degli umiliati e offesi da due anni e passa. (Curzio Maltese, Repubblica, 1° marzo 2004, Prima pagina) • Alla fine il leader del Carroccio infila la sua blindata e, dietro il finestrino, ostenta un pugno chiuso di fronte ai giornalisti. Come a dire: è andata bene. Al punto che una nota congiunta dei capigruppo Bricolo e Reguzzoni annuncia come se niente fosse che «si è deciso di andare avanti con l’azione di governo per realizzare i 5 punti delle riforme presentati in Parlamento». Un’apertura tattica ai «penultimatum» dei finiani che prova a metterli con le spalle al muro senza escludere lo show down. (Manifesto.it, 27 novembre 2013, Storia) • [tit.] Penultimatum di Renzi che per / giugno ragiona sull'appoggio esterno [sommario] L'ex premier: "No ai pieni poteri a Conte". Ma sul tavolo c'è anche l'ipotesi / rimpasto. (Giornale.it, 1° maggio 2020, Politica).
Coniato a partire dal s. m. ultimatum, sul modello dell’agg. e s. m. penultimo.