ossido
òssido s. m. [dal fr. oxyde, comp. di oxy- «ossi-2» e del suff. -ide di acide «acido»]. – 1. In chimica inorganica, composto binario dell’ossigeno sia con un metallo (o. basico, che, reagendo con acqua, forma un idrossido basico o base), sia con un non metallo (con cui può formare un o. neutro oppure un o. acido detto anche anidride, che, reagendo con acqua, forma un acido). La denominazione degli ossidi si forma mediante un prefisso numerico (mono-, bi- o di-, ecc.) indicante il rapporto stechiometrico tra l’ossigeno e l’elemento: si hanno così i monossidi (per es., CO, NO), i biossidi (MnO2, NO2), i sesquiossidi (Fe2O3, Cr2O3), i tetrossidi (OsO4), ecc. Nel caso che un elemento formi con l’ossigeno più ossidi, il suffisso -ico indica quello in cui l’elemento presenta valenza maggiore, il suffisso -oso quello di valenza minore: Cu2O (rame monovalente) ossido rameoso, CuO (rame bivalente) ossido rameico; gli ossidi che contengono un elemento in due stati di ossidazione vengono nominati specificando entrambi gli stati: così l’ossido Fe3O4 si dice ferroso-ferrico, Pb2O4 piomboso-piombico (questi ossidi vengono talora detti ossidi salini); in questo caso, come in quello di elementi che possono formare più di due ossidi, è preferibile la nomenclatura ufficiale, per es. tetraossido di triferro, pentaossido di dicloro. 2. In chimica organica, nome generico dei composti dell’ossigeno con radicali idrocarburici monovalenti (come, per es., nel caso degli eteri) o bivalenti (epossidi).