offset
‹òofset› s. ingl. [comp. dell’avv. off denotante direzione e del v. (to) set «porre»; propr. «trasporto, riporto»], usato in ital. al masch. – 1. Procedimento di stampa indiretta derivato dalla litografia, oggi il più diffuso nella riproduzione di testi e immagini sia in bianco e nero sia a colori (libri, giornali, riviste, ecc.), caratterizzato dall’impiego di una matrice piana (cioè con zone stampanti, dove aderisce l’inchiostro, disposte sullo stesso piano di quelle non stampanti, umidificate in modo che respingano l’inchiostro), per lo più di zinco, ottenuta con procedimenti di tipo fotolitografico, la quale non viene a trovarsi, nella stampa, a contatto diretto con il foglio di carta, ma trasmette la propria immagine, rovesciata, su un cilindro intermedio ricoperto di un telo gommato (caucciù), il quale la riporta diritta sulla carta (tale procedimento consente la stampa, oltre che su carta, anche su materiali ruvidi o duri, come cartone, legno, metallo, ecc.): stampare in o.; anche in funzione di agg.: procedimento o.; stampa o.; macchine (da stampa) o., le macchine utilizzate in tale tipo di stampa, costituite schematicamente da un cilindro porta-caucciù che ruota in posizione intermedia tra un cilindro porta-lastra (intorno al quale è fissata la matrice) e un cilindro di pressione (che trattiene il foglio contro il caucciù), da un gruppo di rulli che umidificano la lastra e da un sistema per l’inchiostrazione (a seconda del tipo di alimentazione, si distinguono macchine o. da foglio, che stampano singoli fogli di varie misure, e macchine o. da bobina, con alimentazione continua e fornite di piegatrici automatiche per la piegatura del nastro stampato). 2. Nella tecnica (anche off-set), genericamente, termine con cui viene indicato lo spostamento del valore di una grandezza rispetto al valore nominale fissato per una macchina o un impianto.