noia
nòia s. f. [prob. dal provenz. noja, enoja; v. noiare e annoiare]. – 1. a. Senso di insoddisfazione, di fastidio, di tristezza, che proviene o dalla mancanza di attività e dall’ozio o dal sentirsi occupato in cosa monotona, contraria alla propria inclinazione, tale da apparire inutile e vana: n. profonda, invincibile, mortale; la n. dell’attesa; sbadigliare per la n.; scacciare, combattere, ingannare la noia. Anche, il senso di sazietà e di disgusto che nasce dal ripetersi di cose uguali o uniformi: ripetere fino alla n.; venire a noia, di cosa che ingenera fastidio, senso di nausea, o addirittura di avversione: anche il cibo più squisito può venire a n.; tutta questa pubblicità televisiva viene a n. anche alle persone più pazienti; gli venne a n. la loro compagnia; analogam., avere a n., prendere a n., cose o persone: non erano pochi quelli che l’avevan già preso a n., e anche persone che prima gli volevan bene (Manzoni). b. letter. Tedio, senso doloroso della vanità della vita, considerato come condizione o disposizione abituale dell’animo (cfr. il lat. taedium vitae): essere malato di noia; l’essere vacuo da ogni piacere o dispiacere, importa essere pieno di n.; la quale anco è passione, non altrimenti che il dolore e il diletto (Leopardi). Altre particolari interpretazioni e, quindi, definizioni della noia sono state date da alcune correnti di pensiero dell’età contemporanea, e spec. dall’esistenzialismo. 2. Molestia, disturbo, impaccio; quasi esclusivam. nella locuz. dare noia (meno com. recare noia), dare fastidio, riferita a cose: ho lasciato a casa il cappotto, perché mi dava n.; la luce troppo forte mi dà n.; le dà n. il fumo?; le chiacchiere e i pettegolezzi mi danno n.; riferita a persone, infastidire, disturbare e sim.: è un uomo mite e tranquillo che non darebbe n. a una mosca; non cessava di darle noia. 3. Con valore concr., cosa o persona che produce noia, sia nel primo sign. (che n. quel conferenziere!; la lezione di storia è proprio una n.), sia, più spesso e per lo più al plur., nel sign. di molestia, fastidio, seccatura, situazione o questione spiacevole o imbarazzante: le noie dell’ufficio, del lavoro quotidiano, della vita, ecc.; ne ho avute di noie per quella cambiale!; avere noie con il fisco, con la polizia, con la giustizia; è una persona che non vuole aver noie. Talora in riferimento a macchine e a motori, col valore di disturbo, difficoltà, per difettoso funzionamento: il pilota accusò noie al cambio, alla pompa dell’olio, ecc.; si è ritirato dalla gara per n. meccaniche. 4. ant. Dolore, pena, dispiacere: Ma tu perché ritorni a tanta noia? (Dante); il mio conforto Contra le n. de la vita inferma (Bembo). Con accezione più partic., il dispiacere che può essere provocato da un pubblico biasimo, in quanto rechi danno alla reputazione: la donna la quale io ti nominai ... ricevea da te alcuna n. (Dante). 5. Nella letteratura italiana di ispirazione provenzale, si disse noia (provenz. enueg) un genere di componimento molto diffuso, consistente nell’enumerazione di cose moleste, talvolta per dare precetti morali (noto scrittore di noie fu il poeta cremonese Gherardo Patecchio, vissuto fra il 12° e il 13° sec.). ◆ Dim. noiùccia; spreg. noiàccia.