schwaista s. f. e m. e agg. Che, chi è favorevole a introdurre il simbolo dello schwa (ǝ; detto anche e rovesciata, e capovolta) nella lingua scritta italiana. ◆ Nei sei verbali i cinque sprovveduti Commissari, che non sanno nemmeno cosa scrivono (non sono stati capaci di applicare con coerenza e sistematicità le loro regole “schwaiste”), hanno usato lo schwa e lo schwa “lungo” in modo indiscriminato, sia in riferimento ai membri della Commissione sia in riferimento ai candidati e alle candidate, come se fossero tutti portatori di identità non binarie. Una deriva, spacciata per anelito d’inclusività da una minoranza di linguisti – coi loro rumorosi fiancheggiatori – vorrebbe riformare la lingua italiana a suon di e rovesciate. (Massimo Arcangeli, Manifesto.it, 15 febbraio 2022, Commenti) • Quando sono tra schwaisti accaniti mi capita di difendere la tradizione e quando sono tra puristi "pro lingua nostra" mi trovo a difendere la vitalità cangiante del linguaggio. Di una cosa sono certo: dico rettrice, dottoressa e ministra e fatico a capire le donne che applicano a sé sostantivi maschili. (Vittorio Lingiardi, Repubblica.it, 1° giugno 2022, Cultura) • Non credo che accadrà lo stesso a De Benedetti [Andrea, autore del saggio Così non schwa. Limiti ed eccessi del linguaggio inclusivo (2022)], che ha fatto l’impossibile per congegnare il suo libro in modo che non si presti facilmente all’uso come corpo contundente in una lite condominiale. Prevedo purtroppo un altro esito, prodotto da riflessi condizionati a catena: la stampa della destra più arrabbiata (il pensionato attaccabrighe del terzo piano) si avventerà sul pamphlet in cerca di spigoli per punzecchiare gli schwaisti, facendosi scudo del pedigree progressista dell’autore e dell’editore; nella sinistra identitaria, a quel punto, scatterà il riflesso pavloviano del “non fare il gioco della destra”, e più che attaccare il libro si cercherà per quanto possibile di ignorarlo cordialmente […]. (Guido Vitiello, Foglio.it, 1° giugno 2022, Cultura) • Da qualche tempo la sinistra ha prodotto una nuova idoletta di quelle che solo lei sa confezionare per perdere: radical–chic in maniera spropositata, sardinista, femminista, immigrazionista al peperoncino, schwaista distruttrice della lingua italiana, già bambina di Obama, poi bambina di Prodi, poi bambina di Letta ed infine la cignazza ha spiccato il vuoto volo: è entrata in Parlamento lasciando la vicepresidenza dell’Emilia–Romagna dove si era ultraspecializzata nella rottura sistematica dei marroni al povero Stefano Bonaccini che nel frattempo ha tirato un sospiro di sollievo. (Giuseppe Vatinno, Affari Italiani.it, 28 ottobre 2022, Politica).
Derivato dal s. m. schwa con l’aggiunta del suffisso -ista.