mortaio
mortàio (ant. mortaro) s. m. [lat. mortarium, con il sign. 1, da cui derivano gli altri per somiglianza di forma]. – 1. Recipiente di metallo, pietra dura, marmo, legno, vetro, porcellana, usato in cucina, in farmacia e nei laboratorî chimici, nel quale si tritano, mediante un pestello, azionato a mano o anche con dispositivi meccanici, sostanze che si vogliono ridurre in polvere o in poltiglia. Fig.: pestare l’acqua nel m., fare opera inutile, affaticarsi senza profitto (soprattutto volendo insegnare, persuadere, consigliare e sim.); ogni m. trova il suo pestello, modo proverbiale che si ripete talvolta (con senso equivoco) sentendo dire d’una donna brutta che è riuscita a trovar marito (v. fig. a p. 476). 2. In marina, m. della bussola, recipiente che contiene il liquido (generalmente miscela di acqua e alcol) dove è immersa la rosa della bussola magnetica. 3. ant. a. Buca quadrata scavata in terra per la concia del cuoio. b. Fornello per la fusione dei metalli. 4. a. Pezzo di artiglieria che, pur nella molteplicità dei tipi prodotti nel corso della storia, ha come caratteristiche di essere ad anima corta (meno di 10-12 calibri) e di effettuare tiri con traiettoria molto elevata e arcuata, così da poter battere dall’alto obiettivi relativamente vicini. b. M. da fanteria, arma a tiro curvo, improntata a massima semplicità e leggerezza, e di notevole efficacia per la potenza distruttiva dei suoi proiettili, in dotazione alla fanteria di tutti gli eserciti moderni per aver prontamente ragione (e senza intervento di più lontane artiglierie) degli elementi più comuni della moderna fortificazione campale. 5. In anatomia, m. tibio-peroneo (o tibio-fibulare), il piano articolare della gamba nell’articolazione tibiotarsica, formato dai capi distali della tibia e del perone. ◆ Dim. mortaiétto, mortaino.