mondialeggiare
v. intr. Competere in ambito internazionale, a livello mondiale. ◆ «Il Pil è un mito – spiega [Giuseppe] De Rita – fatto sugli stipendi pubblici. C’è una parte della capacità economica del Paese che non è registrata». Insomma il sistema produttivo italiano non è in declino ma in trasformazione. Vince chi innova: [...] Così le imprese «mondialeggiano», affrontando da sole, o in rete, la sfida dei mercati. (Antonella Baccaro, Corriere della sera, 3 dicembre 2005, p. 9, Politica) • I sociologi e gli economisti che ogni anno preparano il rapporto del Censis sullo stato dell’Italia adottano un metodo di analisi «caldo» che coglie e sintetizza lo spirito dei tempi meglio di quanto ci riesca la ricerca standard, «fredda». Nel 2005 hanno rilevato che l’Italia è molto più vitale sul piano economico di quanto appaia dagli indicatori che misurano il Prodotto interno lordo. E che le imprese «mondialeggiano» allegramente, nonostante il freno di un modello politico/economico irriformato. (Carlo Pelanda, Arena, 5 dicembre 2005, p. 1, Prima pagina) • Oggi dobbiamo lavorare su tre fronti: anzitutto buttarci dentro i processi di internazionalizzazione con presenze industriali e commerciali, minute e quotidiane, dobbiamo cioè «mondialeggiare» al di là di ogni strategia di sistema; in secondo luogo dobbiamo investire in coesione sociale […]; e in terzo luogo dobbiamo uscire dalla palude della cetomedizzazione creatasi negli anni Settanta (Giuseppe De Rita, Corriere della sera, 11 gennaio 2006, p. 36, Commenti).
Derivato dall’agg. mondiale con l’aggiunta del suffisso -eggiare.