libbra
(non com. libra) s. f. [dal lat. libra, propr. «bilancia», poi misura]. – 1. Antica unità di misura di massa e peso, che si conserva ancora nell’uso popolare di alcune regioni italiane col valore all’incirca di un terzo di kg e che ha valori varî in diversi stati esteri (quella comunemente usata nei paesi anglosassoni equivale a circa 453,6 g). Anche dove la libbra non è più in uso come unità ponderale, ne rimane il ricordo in alcune locuz. e frasi proverbiali: a libbre, in gran quantità; il male viene a libbre e va via a once (prov.); val più un’oncia di reputazione che mille libbre d’oro (prov.). Ormai ant., di libbra, con valore aggettivale, del peso di una libbra, e, per estens., grosso, di gran peso o di grandi dimensioni: sassate di libbra: pietre di questa fatta, che venivan giù come la grandine (Manzoni); per le mele da libbra, v. libra. 2. a. Forma ant. per lira (moneta). b. Libbra (o lira) fu detto in Toscana, Umbria e altrove il tributo imposto sull’estimo, in quanto questo era espresso in libbre (cioè lire), e per metonimia anche il registro dell’estimo: i Ghibellini, che signoreggiavano il popolo, molto gli aggravavano di libbre e d’imposte (R. Malispini). ◆ Dim. libbrétta, libbrettina, una libbra scarsa, o appena una libbra (come misura); accr. libbróna, una libbra abbondante.