lectio
‹lèkzio› s. f., lat. [propr. «scelta», e quindi «lettura, lezione», der. di legĕre «cogliere, scegliere; leggere»] (pl. lectiones ‹lekzi̯ònes›). – Termine che, nel suo sign. fondamentale di «lettura», si è conservato nel latino medievale e moderno, ed è ancor oggi in uso, in alcuni linguaggi settoriali, in luogo di o in concorrenza con l’ital. lezione (che in questa accezione è un latinismo) o come corrispondente latino dell’ital. lettura. Non è più usato, invece, se non raramente, con il sign. di «lezione», come parte dell’insegnamento (ma v. oltre, lectio brevis), sign. che nasce nelle scuole e università medievali, nelle quali l’insegnamento si svolgeva, fino a tutto il Rinascimento, come lettura e commento delle opere degli autori proprî di ciascuna disciplina (il maestro si chiamava infatti lector «lettore», e insegnare si diceva legĕre «leggere»). Sono usi attuali: 1. a. Nella liturgia delle ore, per indicare i brani di testi sacri introdotti nell’ufficio divino, estratti principalmente dalla Scrittura, dai Padri della Chiesa, dai documenti pontifici. b. Nella messa in latino (in ital. lettura), per enunciare il titolo del brano della Scrittura che viene letto, con l’indicazione o nome proprio del libro. 2. In filologia, come corrispondente dell’ital. lezione, cioè modo con cui una parola o una frase si trova scritta in un codice. È soprattutto usato nella locuz. lectio difficilior («lezione più difficile»), con cui, nella critica testuale, si fa riferimento al criterio in base al quale, nell’edizione critica di un’opera, tra due o più lezioni attestate, aventi pari autorità documentaria, è da preferire quella che presenta una sua intrinseca maggiore difficoltà o rarità dal punto di vista morfologico, lessicale, semantico, essendo più probabile che, nell’atto di copiare, l’espressione più ovvia (lectio facilior, «lezione più facile») si sostituisca a quella più difficile che non l’inverso. 3. Lectio brevis locuz. usata con due diversi sign. («lettura, o rispettivam. lezione, breve»): a. Nella liturgia delle ore, breve lettura (detta anche capitolo) della Sacra Scrittura che si fa nelle ore canoniche tranne che nell’ufficio di lettura. b. Nelle scuole, lezione che per qualche motivo duri meno delle lezioni ordinarie; in partic., l’orario ridotto che si fa soprattutto nel giorno che precede un lungo periodo di vacanza, o in altra straordinaria occasione.